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Rivera compie oggi 80 anni.
Buon per lui, ma da Sampdoriano non m’interessa molto, piuttosto mi fa riflettere sul calcio, sulla visione romantica e pulita che ne avevo e di come faccio fatica -vuoi anche per un’inevitabile atrofizzazione sinaptica- a riconoscermi in quello odierno.
Impossibile che l’evoluzione dell’homo sapiens (o involuzione, se vogliamo…) in così pochi anni abbia inciso così tanto sul ricambio generazionale di campioni nostrani di questo sport.
Ai tempi di Rivera, i nostri settori giovanili sfornavano fior fiore di calciatori, non sto a far nomi, ce ne sarebbero talmente tanti da far torto a qualcuno.
Certo influivano i limiti sul tesseramento degli stranieri ma ciò non toglie che se ne scoprivano tanti, ma proprio tanti e ognuno di loro aveva le giuste opportunità per dimostrare quanto era buono, a volte diventando vere e proprie indimenticabili bandiere della propria squadra, al punto che dopo molti decenni li si ricorda ancora.
Bene, ma allora cos’è cambiato, se ora si fatica così tanto, a scoprire e “crescere” nuovi campioni di quei livelli, che siano nati calcisticamente fra i nostri “pulcini” (termine obsoleto, lo so…), qualsiasi colore di pelle abbiano?
L’appeal sui giovani? Non credo, oltretutto il calcio di oggi offre incredibili opportunità di guadagno, rispetto a quello d’antan…
I costi a carico delle famiglie per iscrivere i ragazzi? Non credo, visto con che facilità gli si regala un cellulare da 2.000 euro, vacanze all’estero e una macchina nuova.
Mi sono risposto che è semplicemente il business, cosa che immagino trova quasi tutti d’accordo...
I procuratori, queste oscure figure che non sono dei semplici consulenti per trovare un datore di lavoro (tipo i tutor da reddito di cittadinanza) ma veri e propri piazzisti che riescono a piazzare (appunto) anche dei mezzi scarponi a cifre assurde e noi poveri tifosi li accogliamo come dei Rivera contemporanei, abboccando a piene ganasce a queste pasture, corroborati magari da qualche clip di You Tube che ne magnifica le gesta quando non indossano ferri da stiro (cit.).
È l’amore, che ci frega. L’amore verso qualcosa che forse esiste più nell’immaginazione che nella realtà.
Chissà quanti Rivera ci siamo persi e continueremo a perdere solo perché non hanno le conoscenze o gli appoggi giusti, Rivera che diventeranno operai, impiegati, ingegneri, avvocati ma non dei Rivera.
Mondo falsato, drogato da miliardi spesi come noccioline, sovente a scapito della vera qualità ma solo, nella migliore delle ipotesi (scateniamoci tutti sulle vere ragioni che crediamo) per la sola visibilità.
Se qualcuno vuole, vada a rivedersi l’intervista di stamattina su RAI TG24 ad un (credo) direttore di un quotidiano sportivo di 1° livello (se così si può dire), sentite le sue affermazioni sul fatto che se la benzina aumenta perché sale il greggio, gli “amici arabi” non lo fanno certo e solo per comprarsi calciatori a 300 milioni o pagare ad alcuni dei miliardi di stipendio.
No, certo, i Paesi Arabi sono famosi per essere ricchissimi per le loro fabbriche altamente tecnologiche, per il commercio di camelidi e di sabbia del deserto per le clessidre. Mica perché a noi non ci considerano per niente “amici” ma infedeli da tenere per le palle che stringono come, quando, come, dove, quanto e perché vogliono…
Ok, OK, basta, altrimenti ve la sto a menare per giorni interi, stop e complimenti a chi ha letto sinora gli sproloqui di un anzianotto tifoso nostalgico e inguaribilmente romantico.
Buon compleanno, Gianni.
Forza Sampdoria, i tuoi colori non sono oggetto di trattativa, sono amore.
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