Athletic Club

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    Il chiacchiericcio che ha portato l'approdo di Thorsby ai dirimpettai, con tutti i discorsi su frasi fatte, letterine, finto amore per la maglia, annessi e connessi, mi ha fatto venire voglia di aprire questa discussione.
    L'Athletic Club, meglio noto come Athletic Bilbao è infatti una squadra sui generis, un mondo a sé. E non lo dico perché ne sono un simpatizzante da molto tempo (già prima che ci eliminasse in Coppa Uefa, nel lontano '97) o ne ammiri la filosofia, ma perché davvero ciò che succede lì costantemente non si vede da nessun altra parte, almeno a quei livelli.
    Per i - presumo - pochi che non conoscessero la politica di questo club, ricordo che l'Athletic Club di Bilbao, la principale squadra di calcio dei paesi baschi, attua per scelta una particolare forma di tesseramento, autolimitando le proprio possibilità di tesserare giocatori, in quanto possono giocarci solo calciatori baschi. Un po' come se la nostra Samp ammettesse solo giocatori liguri.
    In realtà, questa politica così restrittiva, per evitare di penalizzare giocatori che solo per un caso fortuito fossero nati fuori dai paesi baschi, è stata nel tempo attenuata. Ad oggi può giocare nell'Athletic chi è nato in terra basca (comprendendo anche la regione basca in terra francese, in quanto il confine politico spagnolo da questo punto di vinta non è considerato, vedi il tesseramento di Lizarazu, successivamente campione del mondo coi transalpini), i baschi di seconda o terza generazione (figli o nipoti di baschi) e chi, indipendentemente dal luogo di nascita o di origine della famiglia, è cresciuto calcisticamente in una squadra basca.
    Tale scelta è ovviamente molto penalizzante, perché anche se il club fosse ultraricco, avrebbe comunque un bacino molto ristretto da cui pescare. Da qui l'esigenza di avere un settore giovanile all'avanguardia che, sfruttando anche la grande propensione al calcio dei giovani baschi, fosse in grado di garantire al club di costruirsi in casa una parte consistente della rosa.
    Partendo da questi presupposti, l'Athletic, nel corso degli anni, grazie ad un territorio che ha sempre regalato buon materiale umano ed alla cura meticolosa della propria cantera, ha sempre avuto uno zoccolo duro della rosa costituito da ragazzi cresciuti nel vivaio, spesso originari proprio di Bilbao o delle immediate vicinanze e di frequente già tifosi dell'Athletic fin da bambini, magari per contagio familiare dato che a Bilbao, pur trovandosi anche tifosi delle big tradizionali (Real e Barcellona su tutti), la stragrande maggioranza della popolazione tifa rigorosamente Athletic, un po' come succede a Napoli o a Firenze, per fare un parallelo con il nostro calcio.
    Ne deriva che quei pochi che riescono a superare tutta la trafila e ad approdare alla prima squadra, spesso sono prima di tutto tifosi, scendono in campo dando tutto perché sentono davvero l'orgoglio di indossare quei colori e ritengono l'Athletic un punto di arrivo.
    Ed è così che si spiega come in questo club, ciò che succede nel resto del mondo, con calciatori che puntano i piedi per andar a guadagnare di più o si impuntano per andare nella big di turno, accada di rado. E soprattutto, si spiega il perché nella storia di questa società, non si contano gli episodi di giocatori che hanno anteposto l'amore per il club alle vittorie ed agli ingaggi, scegliendo di restare a discapito di offerte molto più vantaggiose, sia sportivamente che economicamente. Alcuni si sono persino dimezzati l'ingaggio pur di restare, ci sono stati riduzioni salariali collettive, molti giocatori hanno accettato di andar altrove (magari andando pure a guadagnare il doppio o a giocarsi campionati e coppe) solo per aiutare il bilancio del club, ma sarebbero stati pronti a restare. E alcuni di questi ultimi, sono poi riusciti a tornare dopo alcuni anni, per terminare la carriera lì e chiudere il cerchio.
    E tutto questo, riuscendo ad allestire squadre sempre quantomeno dignitose negli anni meno fortunati (unica squadra, insieme alle milionarie Real e Barcellona a non essere mai retrocessa), buone (frequenti partecipazioni alle coppe europee e piazzamenti in zone nobili di classifica) o addirittura vincenti (vari successi in campionato, una valanga di trionfi in Coppa del Re, due finali di Coppa Uefa). Sempre all'insegna di un legame unico, inscindibile.
    Di seguito, per chi avrà piacere di approfondire l'argomento, farò un sunto del percorso di alcuni tra i casi più esemplificativi che hanno testimoniato questo legame, 5 giocatori di ottimo livello (come testimoniato anche dalle numerose presenze in nazionale) che si sono succeduti nel club nel corso degli ultimi 60 anni circa, in ordine cronologico.
     
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    Anni 60/70: Iribar.
    Soprannominato "il pioppo" per la sua fisicità e la sicurezza che sapeva trasmettere ai compagni, José Angel Iribar, classe '43, rappresenta ancora oggi un monumento del calcio spagnolo, essendo considerato forse il più grande portiere iberico dopo Zamora. Una sorta di Zoff basco, per la somiglianza dei tratti somatici, la serietà e la assoluta lontananza dal prototipo del portiere "pazzo".
    Giunto giovanissimo all'Athletic, ha sempre rifiutato qualsiasi offerta (e ne arrivarono a grappoli) pur di restare. Ad un certo punto smisero di cercarlo, avendo capito che non sarebbe mai andato via. Qualche tentativo venne fatto negli ultimi anni di carriera, pensando che magari prima di ritirarsi volesse provare un esperienza lontano all'Athletic, ma la risposta fu sempre picche.
    La sua fedeltà al club gli lasciò le briciole rispetto a quanto avrebbe potuto vincere (in bacheca ha un europeo con la Nazionale, ma a livello di club può "vantare" giusto un paio di sconfitte in finale, una delle quali proprio contro il "gemello" Zoff nella Coppa Uefa del '77), ma non rimpianse mai tale scelta.
    Nel dopo calcio resto' all'Athletic facendo un po' di tutto, principalmente - come ovvio - il preparatore dei portieri, ma anche l'allenatore della prima squadra, fino al ruolo di presidente onorario, tuttora ricoperto.
    Una autentica leggenda per tutti i tifosi.
     
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    Anni 70/80: Dani.
    A parte una piccola parentesi ad inizio carriera nel Barakaldo (squadra satellite dell'Athletic), la sua carriera fu tutta a tinte biancorossi (oltre che con la maglia delle furie rosse).
    Attaccante di rapina, fu una vera macchina da gol (a fine carriera i suoi numeri sono eloquenti, con una media gol di 1 ogni 2 partite). Per anni arrivarono puntualmente proposte molto allettanti in sequenza, sempre respinte al mittente, nonostante l'Athletic non potesse certo garantirgli di lottare ai massimi livelli, ma questo a Bilbao va da sempre in secondo piano.
    La sua fedeltà venne premiata quando ormai, forse, non ci sperava quasi più. Poco oltre i 30 anni, ma ancora titolare e sempre letale per gli avversari, contribuì coi suoi gol ai due titoli di Liga consecutivi del '83 e '84.
    Fedeltà costante, gol a grappoli, 2 volte campione di Spagna in biancorosso e da assoluto protagonista: basta ed avanza per erigerlo ad uno dei grandi idoli della piazza.
    Diversi anni dopo il ritiro, in una intervista dichiarò fieramente: "avrei giocato anche gratis per l'Athletic". Affermazione forse eccessiva, ma se non altro aveva dimostrato negli anni (e concretamente) un amore totalmente incondizionato.
    In virtù di queste sue scelte, non mi sorpresi affatto anni fa, guardando un video sulla partita-esibizione con tante vecchie glorie in campo per salutare il vecchio San Mames (lo storico impianto che stava per andare in pensione in favore del nuovo appena terminato), scoprire che era stato convocato anche lui: ormai ultrasessantenne (e visibilmente sovrappeso...) entrò in campo a pochi minuti dalla fine, salutato dall'ovazione di tutto lo stadio. I tifosi non lo hanno dimenticato.
     
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    Anni '90: Rafael "Rafa" Alkorta.
    Mi dilunghero' un po' di più qui, ma la sua storia merita davvero di essere conosciuta.
    Classe '68, nativo di Bilbao, nasce in una famiglia di tifosi appassionati, su tutti il padre, tifoso fino al midollo e socio del club (nell' Athletic vige l'azionariato popolare).
    Cresciuto dunque a pane ed Athletic, a 10 anni entra nella florida cantera bilbaina ed inizia la trafila. Vive quindi oltre che da tifoso e figlio di socio, anche da tesserato lo storico doppio trionfo in campionato nelle annate '83 e '84 che lo rendono ancora più entusiasta ed appassionato.
    Dopo essersi fatto le ossa nella squadra B, viene promosso stabilmente in prima squadra e qui in poco tempo si afferma come centrale difensivo solido ed affidabile. Nel contempo compie anche la trafila a livello di nazionali giovanili fino a raggiungere la nazionale maggiore, in cui sarà una presenza costante a lungo.
    Iniziano ,inevitabili, i primi interessamenti di altri club, ma il ragazzo non ha la minima intenzione di andare via e continua la sua carriera nella sua squadra del cuore.
    A 25 anni si fa sotto il Real Madrid che presenta un'offerta monstre. Il Real significa il top del top, ma lui rifiuta il trasferimento perché l'unica cosa che vuole fare è restare a Bilbao. È il club, però che lo spinge a Madrid: l'offerta è irrinunciabile, per il bene del club deve andare. E così, in perfetto stile Garibaldi, Rafa risponde obbedisco e a malincuore (!) va alle merengue,specificando però che il suo non era un addio, ma un arrivederci, "prenotando" il ritorno per poter così chiudere la carriera dove tutto era iniziato.
    In maglia blanca gioca con continuità, da il suo contributo, si toglie diverse soddisfazioni (anche 2 campionati) e irrobustisce notevolmente il conto in banca (non che a Bilbao facesse la fame eh...).
    Durante la 4a stagione, la doccia gelata. Il padre gli confessa di essere gravemente malato: non è operabile, zero speranze, è solo questione di tempo. E gli chiede solo di esaudire un suo ultimo desiderio: prima di morire, vorrebbe rivederlo con la maglia dell'amato Athletic. Rafa promette. E a quel punto inizia una battaglia su 2 fronti. C'è da convincere il Real a cederlo (cosa che non era certo nei programmi della dirigenza) e c'è da convincere l'Athletic ad investire (e tanto) per riportalo a casa. Per sua fortuna, l'annata successiva è quella del centenario ed il club non vuole correre rischi o fare figuracce: la squadra verrà rafforzata (con spese eccessive, col senno di poi) e vista la situazione familiare, si decide che uno dei nuovi centrali titolari sarà Alkorta. Del resto, sul valore del giocatore non c'erano dubbi, sul suo attaccamento ai colori neanche a parlarne. Il Real alla fine accetta di farlo partire.
    L'Athletic 97/98 nelle coppe deluderà (in Uefa non andrà oltre il 2° turno, dopo averci ahimè bastonato al 1° turno), ma in campionato la squadra viaggerà spedita. Alkorta ha stimoli a profusione (il ritorno al suo amato Athletic, il voler render orgoglioso il padre morente, onorare l'anno del centenario, difendere il posto in nazionale in vista dei mondiali in Francia) e giocherà un campionato strepitoso, trascinando la squadra, grazie anche ad un gran finale, ad un clamoroso 2° posto solitario (all'epoca ultimo posto utile per l'accesso in Champions, seppur ai preliminari, peraltro poi superati), a tutt'oggi il miglior risultato del club dall'ultima Liga vinta, 14 anni prima.
    Il destino non risparmio' suo padre, ma gli concesse almeno l'ultima gioia, vedere l'intera cavalcata della squadra guidata dal suo figliolo: l'uomo morì poco dopo la fine del campionato.
    Suo figlio, onorata al meglio la promessa, chiuse la carriera agonistica alcuni anni dopo, sempre in biancorosso.
    Passarono circa una decina d'anni e Alkorta torno' in società, stavolta nelle vesti di ds: a riportarlo a casa ci pensò il neo presidente - e a lungo suo compagno di squadra - Urrutia, altro fedelissimo dell'Athletic.
    Pelle d'oca.
     
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    Anni 90/00: Julen Guerrero.
    Classe '74, nativo di Portugalete (nei dintorni di Bilbao), entra a soli 8 anni nella cantera biancorossa e la percorrerà integralmente, fino ad approdare intorno ai 18 anni in prima squadra.
    Trequartista dotato di grande tecnica, lancio lungo millimetrico, gran tiro dalla distanza ed eccezionale confidenza col gol, si rivelerà da subito un crack, confermando quanto di buono aveva mostrato da ragazzo. Julen incanta il pubblico con tutto il suo repertorio, diventa subito un punto fermo della squadra e raggiunge la nazionale.
    Per lui piovono offerte dalle big di Spagna e da mezza Europa: i più grandi club del continente sono pronti a ricoprire d'oro lui ed il club pur di averlo. La società, in quel periodo sufficientemente solida nel bilancio vorrebbe resistere e tenerlo, trovando il pieno consenso del canterano. Julen ha una solo obiettivo in testa: restare in biancorosso e chiudere la sua carriera a Bilbao. E così, quando ha solo 21 primavere, per "la perla di Lezama" arriva un rinnovo di 12 anni (!) praticamente a vita.
    Guerrero dunque continua a deliziare il San Mames ed a respingere i continui assalti dei top club che non smettono di fargli ponti d'oro. Il ragazzo è un beniamino assoluto: grande rendimento sul campo, sempre pacato ed umile, disponibile coi tifosi e...pure osannato dalle ragazze visto che poi è pure belloccio...
    Intorno ai 25 anni però, a sorpresa, inizia per lui la parabola discendente. Alcune incomprensioni con gli allenatori, qualche acciacco, prestazioni in calo. E così iniziano ad aumentare gli accantonamenti e le partite iniziate o finite in panchina.
    Le sirene dei top club, inevitabilmente, non ci sono più, ma altri club di buon livello si fanno avanti, credendo nelle sue qualità ed offrendogli la possibilità di cambiare aria per rilanciarsi, mettendolo "al centro del progetto" (come si usa dire). Julen però continua imperterrito a rifiutare ogni destinazione: come ha sempre dichiarato, per lui è impensabile anche solo l'idea di giocare con una casacca che non sia quella del suo Athletic. E così continua, tra - pochi - alti (vedi il gol numero 100 con la maglia biancorossa, a lungo atteso e salutato dal delirio del San Mames) e - troppi - bassi, con crescenti incomprensioni ed equivoci tattici assortiti con gli allenatori.
    Così, alla vigilia del campionato 2006/07, a 33 anni ancora da compiere, dopo ulteriori amarezze raccolte negli ultimi anni, pur con un anno ancora di contratto, in una conferenza stampa interrotta forzatamente dal pianto, annuncia a sorpresa l'addio. Ma non è in partenza, seppur diversi club avessero provato a convincerlo: è l'addio al calcio giocato. Se non può continuare nell'Athletic, allora che cali il sipario.
    Lo disse fin dagli inizi della sua carriera: l'Athletic sarebbe stato l'unico club della sua vita, non ci sarebbero stati soldi o Champions che avrebbero potuto farlo vacillare. E così è stato. Una fedeltà assoluta (24 anni di militanza ininterrotta) da parte di colui che è probabilmente il calciatore biancorosso più amato degli ultimi 30 anni dalla tifoseria dell'Athletic.
     
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    Anni 2000: Joseba Etxeberria.
    Cresciuto nell'altra grande squadra basca della Liga (la Real Sociedad), classe '77, esordisce in campionato a soli 17 anni, giocando una manciata di partite e togliendosi la soddisfazione di segnare ben 4 gol. È considerato uno dei maggiori talenti del calcio spagnolo, il top assoluto dei paesi baschi in quel momento. L'Athletic si fionda decisa su di lui e con un investimento pesante considerando che si tratta ancora di un 17enne, lo porta a Bilbao. Esterno di centrocampo di corsa e qualità, buon feeling con la rete e grande continuità di rendimento, il ragazzo farà subito ricredere gli scettici e renderà la cifra spesa per acquistarlo del tutto ridicola, visto il contributo che darà alla causa. In
    15 anni di onorato servizio totalizzera' quasi 450 presenze in campionato, condite con quasi 90 gol. Cifre a cui vanno aggiunte le partite nella varie coppe.
    Beniamino del pubblico, non si muoverà mai da Bilbao, nonostante anche per lui le sirene dei grandi club non siano mancate.
    Alla vigilia del suo ultimo anno prima del ritiro (stagione 2009/2010), Joseba annuncia che è sua intenzione giocare gratuitamente in questa ultima stagione: un originalissimo modo per ringraziare il club e la tifoseria che lo hanno accolto calorosamente ed osannato durante tutta la sua carriera. Per regolamento, i giocatori non possono giocare gratis però e sono tenuti a percepire quantomeno il minimo sindacale (se non sbaglio, una cifra intorno ai 1500 euro, un normale stipendio per noi comuni mortali, ma una cifra simbolica per giocatori di tale livello). Etxeberria, per mantenere la parola data, girò quindi integralmente tali somme alla Fondazione Athletic che finanziava progetti soprattutto in favore dei ragazzi della cantera biancorossa.
    Dopo la fine della carriera agonistica, Etxeberria inizierà proprio nelle giovanili biancorosse la sua carriera da allenatore.
     
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    La Liga 2023/24 si apre con una sconfitta interna, preventivabile visto che l'avversario era il Real Madrid: 0-2 gol di Rodrygo e Bellingham. Solo 0-0 per il Barca ad Almeria.
     
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    Voglio una vita spericolata, voglio una vita blucerchiata!

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    Qualche anno fa, quando era capitano Aduriz se non erro, erano una delle poche formazioni a dare qualche grattacapo alle solite Real Madrid e Barcellona. Un pezzo di storia dei Paesi Baschi insieme all'iconica maglia arancione della fu Euskaltel-Euskadi, che recentemente è stata rifondata sulle basi di una formazione spagnola.
     
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    CITAZIONE (66ers @ 15/8/2023, 21:33) 
    Qualche anno fa, quando era capitano Aduriz se non erro, erano una delle poche formazioni a dare qualche grattacapo alle solite Real Madrid e Barcellona. Un pezzo di storia dei Paesi Baschi insieme all'iconica maglia arancione della fu Euskaltel-Euskadi, che recentemente è stata rifondata sulle basi di una formazione spagnola.

    La sua storica tripletta con cui l'Athletic travolse il Barcellona (4-0 nella finale d'andata giocata al San Mames in Supercoppa 2015, poi vinta - da sfavorita, ovviamente) fu una serata indimenticabile.
     
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    Completo la tua bellissima disamina: anche i navarri sono considerati baschi e quindi possono giocare zurigorri
     
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    Il kio week end perfetto (vittoria Samp, batosta per le rumente) si completa con la vittoria dell'Athletic che conquista i primi 3pt in casa dell'Osasuna: Inaki Williams e Guruzeta chiudono la pratica nei primi 20 minuti. Entrambi gli assist di Nico Williams (il secondo dopo una bella azione personale).
    Partita nervosa con 2 espulsi, uno per parte. L'intervento da rosso diretto di Avilla ai danni di Berenguer da codice penale.
    Avanti Athletic!
     
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    2a vittoria consecutiva, 1a in casa. Di fronte il Betis.
    Inizio shock con 2 gol degli andalusi nei primi 10 minuti. L'Athletic però si rialza, la riacciuffa con 2 rigori (apparsi netti, inizialmente negati, poi concessi dopo consulto Var) realizzati da Mikel Vesga ed arrittura passa in vantaggio in chiusura di 1° tempo (in cui colpisce pure 2 legni a portiere battuto) con Guruzeta.
    Nel finale di partita arriva il gol del definitivo 4-2 in contropiede di Unai Gomez.
    Grande vittoria, soprattutto per come si era messa la partita. Bilancio: 6 punti in 3 partite.
    Il Real Madrid (che aveva espugnato il San Mames alla 1a giornata) vola a punteggio pieno a quota 9.
     
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    Pareggio in trasferta per l'Athletic nella 4a giornata di Liga. 0-0 contro un Mallorca che era reduce da un solo punto in 3 gare. I ragazzi di Valverde costruiscono di più ma non sono precisi in zona gol, concedendo solo un paio di occasioni agli avversari (in una gol annullato per fuorigioco all'ex laziale Muriqi).
    Athletic che resta comunque nei quartieri alti, a quota 7.
     
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    Torna alla vittoria l'Athletic che al San Mames travolge il Cadice 3-0. Primo tempo chiuso 0-0 ma con due legni a portiere battuto che negano ai baschi il vantaggio. Nella ripresa, tra il 21° ed il 23° minuto arrivano i due gol che stendono gli ospiti col bomber Guruzeta (uscita a farfalle del portiere) e Villalibre su assist involontario di un avversario. Il 3-0 nel finale con un elegante esterno destro di I. Williams.
    10pt dopo 5 partite: inizio di stagione spettacolare per i biancorossi!
     
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    E vero. Gioca un buon calcio, molto verticale e in velocità, almeno nelle due partite che ho visto io.
     
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75 replies since 1/8/2023, 22:41   5247 views
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