Il governo in aiuto dei club indebitati

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    Il Governo in aiuto dei club indebitati: niente pagamento minimo del 40% in caso di transazione

    La modifica del Codice della crisi d’impresa imposta nell’articolo 25 della bozza di decreto sulla Pubblica amministrazione e lo sport non è stata confermata dal Consiglio dei ministri.

    Da diversi mesi si sente parlare di piano di ristrutturazione del debito quando si intraprende il discorso dei club professionistici in difficoltà economiche che si apprestano a cambiare proprietà. Si è passati dalla Sampdoria, che ha visto concretizzarsi il passaggio da Massimo Ferrero alla coppia Radrizzani-Manfredi, alla Reggina, che in attesa di conoscere il suo destino sportivo, con una iscrizione in Serie B a rischio, attende un compratore a stretto giro di posta che rilevi le quoti dell’attuale patron Saladini.

    Come riporta ItaliaOggi, non solo queste due società, ma anche tutte le altre che si possono considerare in crisi in un mondo che crea continuamente debiti, possono tirare un sospiro di sollievo. Il motivo? Il Governo ha deciso di non toccare le norme sulla transazione fiscale previste dal Codice della crisi d’impresa (Ccii). Le stesse che hanno permesso alla Reggina di trovare un accordo, approvato anche dal Tribunale di Reggio Calabria, per uno stralcio delle pendenze tributarie del 5%.

    L’articolo 25 della contestata bozza del decreto P.a.sport, approvata la scorsa 16 giugno, stabiliva un inasprimento della transazione contributiva ed erariale fissando soglie minime di sbarramento del 30% e 40% del pagamento minimo a seconda dei casi, andando a scontrarsi con i principi ispiratori della riforma del Ccii e della direttiva insolvency recepita nel nostro ordinamento. Tutto questo, alla fine, si è dimostrato un falso allarme per tutte le società sportive professionistiche appesantite dai debiti e che possono fare affidamento sull’utilizzo delle regole generali del Ccii, le quali concedono la possibilità di ottenere una ristrutturazione con esdebitazione nelle ipotesi in cui i creditori, compresi il fisco e gli enti previdenziali, non possano essere soddisfatti in misura superiore alla proposta in caso di liquidazione giudiziale.

    I casi Sampdoria e Reggina, infine, potrebbero fare da esempio in futuro, visto che anche nei tribunali fallimentari è chiaro che una ipotesi di default porta alla perdita del titolo sportivo, che così non può essere oggetto di valutazione economica o di cessione. Infatti, la sentenza di liquidazione giudiziale di una società calcistica determina la revoca dell’affiliazione alla quale consegue l’automatica perdita dei principali asset patrimoniali e la perdita del diritto di partecipazione ai campionati. Come evidenziato dal tribunale di Genova, le proposte di ristrutturazione in continuità aziendale delle società calcistiche sono sempre più vantaggiose per i creditori in quanto l’alternativo scenario si limiterebbe alla realizzazione di eventuali valori immobiliari in portafoglio al netto delle spese di liquidazione e poco altro, valori lontanissimi normalmente rispetto all’indebitamento.

    www.calcioefinanza.it/2023/06/25/i...di-transazione/
     
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