È morto Maurizio Zamparini

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    È morto Zamparini, l'ex presidente di Palermo e Venezia

    80 anni era ricoverato in una clinica di Ravenna per l'aggravarsi delle condizioni in seguito a una peritonite. Fece grande il club rosanero portandolo in Europa

    Maurizio Zamparini è morto all'età di 80 anni, la scorsa notte, dopo essere stato ricoverato nella clinica di Cotignola, in provincia di Ravenna, per l'aggravarsi delle condizioni in seguito a una peritonite acuta. Imprenditore nel campo dell'edilizia e della grande distribuzione (sua l'invenzione del marchio Emmezeta), è stato prima presidente del Venezia, che portò in Serie A, e poi del Palermo, sotto la cui gestione visse stagioni memorabili, con le qualificazioni alla Coppa Uefa e all'Europa League e la vetrina di giocatori come Cavani, Pastore, Amauri, Toni e Dybala. Grandissimo conoscitore di calcio, fu un mangia-allenatori tra i più noti, esonerando 66 tecnici in 32 anni di calcio. Una lunga cavalcata fino alle difficoltà finanziarie e al fallimento del club rosanero e al crack del gruppo di famiglia, che portò anche all'uscita di Zamparini dal mondo del calcio. Nei mesi scorsi era stato colpito dalla tragedia della morte del figlio Armando, trovato cadavere nella sua abitazione di Londra.

    https://palermo.repubblica.it/sport/2022/0...74276/?ref=RHUO
     
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    Di blucerchiato tingi i sogni..

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    Condoglianze alla famiglia.
     
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    Fosse stato meno "vulcanico" avrebbe potuto raccogliere molto di più, considerando i talenti assoluti che è riuscito a prendere e a rivendere quasi sempre benissimo ed anche che era abbastanza ben ammanicato con le big. A Palermo ha fatto cose egregie ma poi, inevitabilmente, il ciclo si è chiuso molto male, lasciando solo macerie.
    Pace all'anima sua.
     
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    Nota extracalcistica: quando ero piccolo c'era un EmmeZeta (la sua catena di negozi) vicino la mia città e lo associo a bellissimi ricordi.

    Come presidente del Palermo me lo ricordo un mangia-allenatori, ma mi ha fatto fare tante risate e ha portato bei campioni a Palermo. RIP
     
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    I mille volti di Zamparini. Il patron furia e gentilezza, eterno innamorato del pallone

    Scoprì talenti, gridò contro le ingiustizie, lasciò fallimenti e debiti, ecco il racconto delle sue tante passioni nel segno del calcio

    A sedici anni esonerò per la prima volta un allenatore, si chiamava Rivetti, faceva il falegname, tre sere a settimana allenava la squadra del Sevegliano. La storia è che Rivetti prima di una partita gli diede la maglia numero 7 chiedendogli compiti di copertura, lui la rifiutò, voleva il 9, solo il 9, era un centravanti, faceva i gol, lui. Sbatté la porta dello spogliatoio, se ne andò infuriato lasciando Rivetti con la maglia in mano. Più tardi - quando in tribuna incrociò il presidente, il maestro elementare Fabbri - gli andò vicino e gli consigliò: "Rivetti non vale niente, pres deve mandarlo via". Il Sevegliano quella domenica fu sconfitto, il giorno dopo Rivetti venne esonerato. Quindi - a volerla prendere larga - bisogna pur dire che Maurizio Zamparini ha cominciato ad essere quello che abbiamo conosciuto fin da ragazzino e niente, ce l'aveva nel sangue, questa naturale inclinazione a esonerare gli allenatori. A fine carriera saranno cinquantuno (51!)

    Liquidata l’aneddotica sullo Zamparini "Mangiallenatori" - perché questa è l'etichetta che gli rimarrà cucita addosso - resta da raccontare - in queste ore in cui si è congedato da questa terra - di un uomo di calcio vero e verace, uno che ne sapeva a pacchi, un imprenditore generoso che nel calcio ha investito soldi e passione, tempo e furore, spesso con intuizioni geniali che venivano immediatamente oscurate da un ghiribizzo, un tiramento o scatto d'ira, ma solo a uso e consumo delle telecamere, perché Zampa - a conoscerlo - era invece una persona assai gentile, capace di insospettabili gesti d’affetto. Vulcanico è l’aggettivo che troverete più spesso abbinato al suo nome, certo focoso lo è stato, ma anche - soprattutto - un vanitoso di prim’ordine, cui piaceva metterci la faccia, stare sui giornali e vestirsi ora da tribuno delle plebe ora da Robin Hood del calcio italiano al Processo del Lunedì di Aldo Biscardi per lanciare strali contro tutto e tutti, ma in fondo senza mai prendersi troppo sul serio, tanto che non era difficile cogliere - dopo l’incazzatura - una tonante risata.

    Figlio della guerra, classe 1941, nato a Sevegliano, autostrada verso Udine, uscita Palmanova. Suo nonno era il casellante di un passaggio a livello, suo papà andò a lavorare e cercare fortuna in Venezuela, Maurizio abitava con la mamma e la sorella Gabriella - diventata poi una stimata attrice teatrale - in una casa popolare di fronte al campo sportivo di piazza Sant'Andrea fino a quando - a dieci anni - va al “Renati”, il collegio di Udine. Il primo pallone glielo regala uno zio, gioca per anni come calciatore dilettante - centravanti ovviamente - fino all’Interregionale, diplomato perito aeronautico, subito se ne va a Milano a cercare lavoro. Si sono appena accesi gli Anni 60, l'Italia corre verso il futuro, c'è il Boom economico e Zamparini lo cavalca con la forza dei suoi vent'anni - primo lavoro venditore di radiatori porta a porta, secondo lavoro venditore di macchine fotocopiatrici - facendo più tardi la grana con i supermercati discount, Emmezeta e Mercatone sono marchi suoi (slogan: "La qualità ai prezzi più bassi d’Italia") e gestendo - negli anni 80 e 90 - più di venti centri commerciali in tutta Italia, con circa 4000 dipendenti e base a Vergiate, nel varesotto. Sono anche gli anni in cui entra a piedi uniti in un mondo nuovo, quello del pallone. Quindici anni a Venezia (1987-2002), altri sedici a Palermo (2002-2018): 100 milioni spesi in Laguna, il doppio in Sicilia, molti soldi intascati dalle cessioni. Per oltre tre decenni Maurizio Zamparini è stata una figura centrale nella variegata e sgangherata tribù del calcio italiano.

    Il primo Zamparini a lasciare traccia nel calcio italiano è quello che - dopo una breve esperienza nei dilettanti col Pordenone - nel 1987 compra il Venezia, lo fonde col Mestre, scatenando l’ira funesta di entrambi i popoli, che si detestano pur essendo consanguinei. Dirà anni dopo: "È stata la più grande cavolata della mia vita, non avevo tenuto conto dell'aspetto sentimentale". Sotto la sua gestione la società si modernizza è lui - con Walter Novellino in panchina - a timbrare lo storico ritorno in A nel 1997-98. Era partito dalla C2, promettendo la luna ai veneziani. E aveva mantenuto la promessa. Negli Anni 90 è tra i primissimi in Italia a parlare di stadi di proprietà, lo vuole costruire in terraferma, compra un terreno dalle parti dell'aeroporto, presenta un paio di progetti - con architetti, plastico, buffet, video per il pubblico - pretende che a fianco dello stadio sorga un centro commerciale di sua proprietà, ingaggia con il Comune di Venezia una battaglia decennale ma alla fine - scornato e imbufalito - perde. Se ne va da Venezia nell'estate del 2002. La modalità ancora oggi è da commedia all'italiana. In una notte buia e tempestosa carica su un pullman allenatore, Ezio Glerean, ds, il grande amico Rino Foschi, e quattordici giocatori: tutti trasferiti da Venezia a Palermo, la sua nuova destinazione.

    A Palermo rileva la società da Franco Sensi - che già è proprietario della Roma - dopo una mossa da furbastro. Porta avanti la trattativa, si accorge che nel club nicchiano, così dirotta le sue attenzioni sul Genoa e - complici alcuni giornalisti amici - fa “esplodere” l’affare. Fermi tutti, abbiamo scherzato. Palermo è il suo vero obiettivo. In città lo accolgono dubbiosi, non è che è sceso in Sicilia per fare i suoi affari? Lui giura: “Non sono venuto qui per un'operazione commerciale. Voglio la A in tre anni e poi l’Europa”. Altra promessa mantenuta. La Serie A arriva a 31 anni dall’ultima frequentazione nel 2004, con Francesco Guidolin in panchina, l’Europa l'anno successivo. In realtà i palermitani si accorgono che con Zamparini il vento è cambiato. Alla prima di Coppa Italia - contro il Taranto - ci sono 33.000 spettatori. Il Palermo vive stagioni entusiasmanti, infila dieci campionati consecutivi in Serie A dal 2004 al 2013 e si rivela piedistallo di tanti campioni. I nomi: Luca Toni, Cavani, Dybala (il suo preferito), i campioni del mondo Barzagli, Zaccardo e Grosso, El Mudo Vazquez, El Flaco Pastore, poi Miccoli, Amauri, Sirigu, Balzaretti, Belotti, Ilicic ma anche Kjaer, Di Michele, Glik, Darmian, Simplicio, Sorrentino, Mark Bresciano, Zauli. Alla fine - ha lasciato la proprietà nel 2018 - ci si accorge che Zamparini è stato il presidente più longevo, superando in surplace gli undici anni (1970-1981) dell'uomo - Renzo Barbera - a cui è stato intitolato lo stadio. L’almanacco dice di quattro qualificazioni in Coppa Uefa, due in Europa League e la finale di Coppa Italia persa nel 2011 a Roma contro l'Inter.

    Si parte da questa premessa: “Odio i signorsì, preferisco chi mi tiene testa”. Fortissimo il legame con due di loro, Walter Novellino - l’unico capace di affrontarlo a brutto muso e a cacciarlo dallo spogliatoio nell'intervallo di una partita - e Francesco Guidolin, che Zamparini reputava il miglior tecnico italiano e che pure ha esonerato e richiamato tre volte. Con Luciano Spalletti non legò, questione di pelle, Zampa detestava la scelta degli abiti neri e funerei di Spalletti, sosteneva che non rideva mai, una volta disse che era “lugubre”. Il primo ad essere cacciato - a Venezia - è stato Ferruccio Mazzola, il fratello di Sandro; l'ultimo esonerato Bruno Tedino a Palermo. La contabilità in questi casi è variabile, ma diciamo che ci si può attestare sui 66 allenatori avuti alle proprie dipendenze in 31 anni di onorata carriera e sui 51 esoneri. La lista è lunghissima. Basti qui ricordare - oltre ai citati - che ha avuto due CT della Nazionale - Gian Piero Ventura e Cesare Prandelli - ha battezzato svariati maestri di calcio come Alberto Zaccheroni, Silvio Baldini, Gigi Delneri, Delio Rossi, ha cacciato in malo modo due che oggi lottano per lo scudetto come Stefano Pioli esonerato a campionato non ancora iniziato, dopo una sconfitta in Europa League (Disse: “Dopo aver esonerato Pioli mi pentìi subito e mi sarei mangiato un cogl**** per la rabbia”) e Gian Piero Gasperini e tanti solidi tecnici come Gian Franco Bellotto, Stefano Colantuono, Davide Ballardini, Walter Zenga, Bortolo Mutti, Rino Gattuso, Beppe Iachini e infine un emergente, cui diede la prima panchina importante: Roberto De Zerbi, inquadrato così: “Era presuntuoso, ma moto bravo”. Nel 2015-16, a Palermo, centra un record imbattibile. Otto allenatori in un anno. La sequenza da far impallidire Fibonacci: Iachini, Ballardini, Viviani, Bosi, Tedesco, Bosi, Iachini, Novellino, Ballardini. E andate in pace.

    Aveva un vezzo, non andava praticamente mai allo stadio. Seguiva le partite da casa, in tivù, e se le faceva raccontare da un dirigente, che gli telefonava all'intervallo e al fischio finale. Oppure girava in auto intorno allo stadio. Una volta disse: "Non ho mai imposto la formazione ad un allenatore". Poi partirono le risate registrate. Ogni tanto se ne usciva con dichiarazioni da smargiasso: "La Roma vuole Toni? Sono io che mi compro la Roma, altro che". Da Palermo se n'è andato con un polverone di accuse, tra cui riciclaggio e false fatture. Ha sempre ribadito di essere una persona onesta. Vendette a una cordata fantasma un cumulo di debiti. Anche il suo gruppo di famiglia andò in frantumi poco dopo. Ha sempre tifato Udinese, la squadra del cuore. Una volta ha pure provato a comprarla, all'inizio degli Anni 90. Andò a cena da Gino Pozzo e gli disse: "Io ti do il Venezia, tu mi dai l’Udinese". Come uno scambio di figurine, ma non funzionò. Due matrimoni, cinque figli, quattro con la prima moglie, Silvana, Greta, Diego, Andrea; l’ultimo, Armando, con la compagna Laura Giordani, e proprio la morte - improvvisa e dolorosissima del giovane Armando, 23 anni, avvenuta il 1° ottobre a Londra - lo ha fiaccato definitivamente, togliendogli forza e voglia di vivere, spegnendo il furore di un uomo che per il calcio si è speso molto, trent’anni di tuoni e fulmini. Eppure a riguardarlo ora è stato un bel temporale, di quelli che riempiono il cielo di nubi scure e poi lo schiariscono con la pioggia, e poi ripartono, in un gioco senza fine, così come i tanti allenatori esonerati, per futili motivi.

    https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/01-...196206479.shtml
     
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    Condoglianze alla famiglia che già qualche mese fa aveva subito il lutto del figlio 23enne.

    Riposino in pace entrambi.
     
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    Zamparini fu il recordman di mangia-allenatori. Quanto fece nel 2015-16 non è stato mai celebrato abbastanza: superò i 10 cambi in panchina e ottenne comunque la salvezza con il Palermo. Segugio instancabile del calciomercato, pare passasse intere notti a visionare vhs di giocatori da tutto il mondo. Ne ha scoperti davvero tanti e fatto affari non da poco. Anche il suo Venezia con Recoba e Maniero era una bella squadra. Ha lasciato pure montagne di debiti e affari molto poco chiari. Lo ricordo anche come il proprietario dell'Emmezeta, una specie di piccola rivoluzione per la "gente povera", cosi diceva lui. In particolare, ricordo il televisore Soundcolor che non aveva manco il codice del telecomando universale. E le bilance elettroniche a 20 mila lire fatte in Cina. Ma il vero affare fu la vendita a un gruppo francese della catena Mercatone Zeta per 1000 miliardi di lire. In seguito vendette e ricomprò centri commerciali e terreni fabbricabili in tutta Italia. Cercava progetti e rivendeva le aree al triplo. 600 milioni di euro non sono mai stati restituiti al sistema bancario, risultando al primo posto nella classifica dei debitori insolventi della Banca Popolare di Vicenza. Ma si sa che gli "eroi romantici" sono anche dei furboni. RIP
     
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    Era molto competente di calcio, ma mentalmente per nulla equilibrato. È stato uno degli ultimi presidenti "padroni" reduci da un'altra epoca
     
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