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Ranieri: “L’Italia di Mancini, sorpresa continua. La Samp ha scelto bene con D’Aversa”
Claudio Ranieri è ancora in vacanza. E proprio in vacanza ha vissuto il trionfo dell’Italia al campionato europeo. E, ieri, anche il sorteggio del calendario della prossima Serie A che lo vedrà, almeno inizialmente, spettatore.
Partiamo dall’Europeo. Sta ancora festeggiando?
«(risata... ) non sono il tipo. Me la sono goduta sul divano, da italiano e da grande appassionato di calcio. Una vittoria memorabile, per qualità di gioco, partecipazione collettiva, spirito, capacità di sapere cambiare pelle in pochi giorni. È sicuramente la vittoria di Roberto Mancini in tutto e per tutto. Per come ha saputo mettere in campo i suoi calciatori, per come li ha costruiti, per tutti i passi in avanti che gli ha fatto fare nel corso degli ultimi mesi e in particolare degli ultimi giorni. Un successo a sorpresa? Sì, ma la sorpresa non sta nell’avere portato la coppa a casa, ma piuttosto nei contenuti del percorso quotidiano. Per me l’Italia è stata una sorpresa continua… la curiosità quotidiana di come sarebbe stata la puntata successiva. E di cosa sarebbe successo».
Da un punto di vista tecnico/tattico l’Europeo ha proposto qualcosa di nuovo?
«In assoluto direi di no. Diciamo che molte nazionali hanno messo in evidenza una interessante capacità di adattamento, il cambiare sistema con frequenza in base anche al profilo dell’avversario. Ho visto molte partite, alcune sono state molto belle, altre meno… ma questo è fisiologico in un grande torneo internazionale».
Quale rappresentativa l’ha colpita di più?
«In un Europeo così difficile e complicato, per tanti motivi, inclusi quelli logistici, le quattro semifinaliste in assoluto hanno per forza avuto una marcia in più. Chi per tecnica, chi per tattica, chi per intensità, chi per collettivo, o vuoi per la combinazione di alcuni di questi fattori. E poi mi ha impressionato l’Ungheria, scesa in campo con una mentalità calcistica molto italiana, inculcata da un allenatore italiano, Marco Rossi è bravo e preparato. Mi ha fatto poi particolarmente piacere rivedere i magiari a alti livelli di competitività, anche per quello che rappresentano culturalmente nella storia del calcio».
Conferma che le piacerebbe un giorno vivere da protagonista un grande torneo per nazionali?
«Sì, sempre di più. Finora non ne ho mai avuto l’opportunità. La mia esperienza con le selezioni si limita a un veloce passaggio in Grecia, dove sono arrivato al momento sbagliato, dovendomi confrontare da subito con enormi difficoltà. Chissà che in futuro non capiti un’altra occasione».
I suoi sampdoriani come li ha visti? Dasmgaard è stato una delle rivelazioni dell’Europeo.
«L’ho visto benissimo, è diventato un calciatore completo. Cresciuto in personalità, sicurezza, capacità di gestire i tempi di gioco. La scaltrezza, la sfacciataggine no, quelle le ha sempre avute. Quando ho visto che tirava quella punizione all’Inghilterra mi sono detto, “se la palla passa, è gol”. In allenamento a Bogliasco ci provava a calciarle, e devo dire che ci riusciva anche bene. Un paio di volte anzi mi sono arrabbiato con lui, perché poi in partita le faceva tirare sempre ai compagni».
E di Jankto e Bereszynski che dice?
«Kuba ha bisogno del gol per euforizzarsi, quindi di compagni che lo cerchino e lo trovino sul secondo palo. Bartosz è ormai una certezza nella continuità di rendimento. È un calciatore arrivato al suo top».
Passiamo alla prossima Serie A. Che ne pensa del calendario asimmetrico?
«L’ho già affrontato in Premier League, dove funziona così da qualche tempo. Secondo me sostanzialmente non cambia molto, quasi tutti gli allenatori preparano ormai ogni partita senza fare troppi calcoli sull’eventuale difficoltà dell’impegno successivo. Quello che ti cambia la prospettiva semmai è la fortuna… di incontrare il prossimo avversario mentre sta attraversando un momento di forma poco favorevole. Soprattutto contro le big».
Ha più sentito Ferrero? Ogni tanto la cita…
«No, non ci siamo più sentiti dall'ultima col Parma. Personalmente sono di una serenità incredibile. Le cose sono andate così, non ho nessun rimpianto. Io la disponibilità a restare l’avevo data. Ricorderò sempre con grande piacere la mia esperienza blucerchiata e seguirò sempre la Sampdoria con grande affetto. Soprattutto la prossima dove penso ci saranno ancora molti dei miei ragazzi».
I suoi 52 punti resteranno però lì, scolpiti nella classifica. Ci si dovrà confrontare anche D’Aversa?
«Ma non credo proprio. Ogni campionato ha una sua storia. Ferrero ha scelto bene con D’Aversa, è un bravo allenatore. Sarà sicuramente contento a fine stagione».
E con qualche calciatore è rimasto in contatto?
«Ho fatto i complimenti a Quagliarella per il patentino da allenatore (Uefa B) che ha ottenuto».
Nella scorsa stagione faceva già le prove visto come si sbracciava in partita?
«(risata)... no, no. Si sbracciava perché giustamente voleva la palla sui piedi. E non gliela davamo mai... ».
E lei? Questo contatto con il Lille c’è stato?
«Sì. Ma poi hanno preferito puntare su un tecnico francese. Ho avuto anche altri abboccamenti, pure in Italia, ma non se n’è fatto niente. Ora me ne sto al mare e mi godo la vacanza. Ma so già che verso ottobre, novembre, mi mancherà la panchina. Se qualcuno mi vorrà, lo ascolterò, sanno dove trovarmi».
https://www.ilsecoloxix.it/sport/2021/07/1...ersa-1.40499763
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