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Ospite della trasmissione di Wojciech Szczesny, Prosto w Szczene, il direttore sportivo della Juventus, Fabio Paratici, ha rilasciato una lunga intervista al portiere bianconero: "Quanto uso il telefono al giorno? Tantissimo, ho bisogno di due batterie... Lo uso moltissimo per lavoro, ma sento anche amici. Non è normale per me rimanere senza telefono a lungo. Acquisti? Non mi piace avere tanti scout per la prima squadra. Il motivo è semplice: quandi senti più persone arrivano troppi pareri e si crea confusione a mio avviso. Diventa difficile prendere decisioni. Bastano tre persone, abbiamo fiducia reciproca e so cosa vogliono".
Su Szczesny. "Ti conosco molto bene, ti seguo dall'Under 16 quando ero alla Sampdoria. Ti visionai, all'epoca ero capo scout della Samp, il calcio è la mia passione".
La sua carriera da calciatore? "Non ero molto bravo, giocavo in Serie C massimo, sono finito in C2 e li ho capito che da giocatore avevo dato. Ma la mia passione è il calcio e dovevo reinventarmi. Guardavo partite in tv e prendevo note sui quaderni, anche per vedere se certi elementi sarebbero cresciuti. Questo quando avevo 24-25 anni, a 31 ho smesso. Le mie vacanze sono vedere Tornei Under 15, è una passione prima che un lavoro. Il primo giocatore che mi colpì da osservatore era proprio un polacco, ovvero Kamil Kosowski ai tempi del Wisla. Avete grandi attaccanti, come Piatek, Lewandowski e Milik. Avete anche un giovane centrocampista nel Gornik Zabrze che mi piace molto, Zurkowski. È ancora giovane, però, non ancora al livello per un club come il nostro. Ho seguito molto le giovanili in Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, è il mio lavoro".
La differenza tra Sampdoria e Juventus. "Alla Sampdoria era più semplice scommettere sui giocatori, alla Juve la competitività è più alta e serve molto, devi valutare che in alcuni anni questi giovani siano realmente pronti. La cosa peggiore per uno scout è scoprire un talento per sè stesso e non ai fini della squadra, è una cosa bruttissima. Lewandowski? Quando ero alla Sampdoria lo seguivamo, c'era un derby con il Genoa. Era al Lech Poznan, l'altro nostro obiettivo era Blaszczykowski. Andarono al Dortmund, scelsero la Germania anche per via della lingua. Lewa esplose quasi subito al Borussia. Dopo vari mesi un giocatori lo conosci alla perfezione, ma devi conoscerlo anche personalmente e li viene il difficile per capire che carriera avrà. E' importante anche conoscere i famigliari. Certe tradizioni sono importanti: in Italia nasceranno sempre grandi centrali a mio avviso, nell'est Europa c'è una tradizione di portieri importante. La Francia produce grandi centrocampisti, l'Olanda le ali, il Brasile trequartisti... La storia si ripete, e dipende dalla scuola calcio e lo stile di ogni paese. Alcune situazioni, però, cambiano: fino a 20 anni fa in Brasile, a parte Taffarel, non c'erano portieri di livello. Ora ce ne sono tantissimi. Questo perché molti che non rendevano in campo hanno deciso di spostarsi in porta con ottimi livelli".
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