Indagine su scommesse clandestine in Italia e Spagna

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  1. sheldon cooper
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    articolo tratto da "Business insider"

    https://it.businessinsider.com/esclusivo-l...-ciro-immobile/


    "Ecco le carte della polizia spagnola che inguaiano il Frosinone e gettano un’ombra su Ciro Immobile"


    Il game fixing – ovvero le scommesse clandestine su partite truccate che inquinano il mondo dello sport e il calcio in particolare – non sono una priorità per gli organismi sportivi del nostro Paese. Ed è un male, anche alla luce delle ultime notizie di cronaca provenienti dalla Spagna, dove si sta registrando l’ennesimo terremoto, i cui effetti si sentono – o si dovrebbero sentire – anche da noi. In un Paese “normale”basterebbe l’intercettazione di un indagato che parlando con un complice rivela come la punta della Nazionale e della Lazio, Ciro Immobile, sia uno scommettitore fisso di un allibratore clandestino, probabile riciclatore di soldi sporchi, per far scattare le indagini. Invece, la notizia riportata da “Repubblica” lunedì 17 giugno è passata praticamente inosservata. Non solo, dai documenti degli inquirenti spagnoli che Business Insider Italia è in grado di mostrarvi in esclusiva, esce uno spaccato raccapricciante, fatto di giocatori e dirigenti di società – il Frosinone in particolare –, indebitati con l’allibratore in questione per oltre 130 mila euro, pronti a incontrarlo per decidere come truccare il venturo incontro di Serie A contro la Fiorentina.

    Il documento degli inquirenti spagnoli Direcciòn general de la policia
    Lo tsunami è partito in Spagna il 28 maggio scorso, quando la polizia con l’“Operaciòn Oicos” arresta 11 giocatori di Liga e Seconda Divisione, perché accusati di essere parte di un’organizzazione che truccava le partite e riciclava denaro. Tra i fermati, il l’ex difensore del Real Madrid, Raul Bravo, Samuel Saiz, attaccante del Getafe, Inigo Lopez, centrale del Deportivo La Coruna e Agustin Lasaosa, presidente dell’Huesca.

    Della banda fa parte anche l’ex calciatore Carlos Aranda Reina, il cui cellulare viene colonizzato dagli inquirenti grazie a un troian spia. Tra gli intercettati il 4 aprile 2019 compare anche l’italiano Mattia Mariotti, nato a Roma, classe ’86, residente a Malaga. Per la Unidad Central del Delinquencia Especializada y Violenta, il dipartimento investigativo spagnolo, il ruolo di Mariotti è chiaro (anche perché è lo stesso Mariotti a dirlo al compare Aranda): è colui che fa la spola tra Spagna e Italia per organizzare le combine con i giocatori di Serie A. “Giovedì mi vedo anche con quelli della squadra del Frosinone”, dice al compare alla vigilia di Frosinone-Fiorentina, “che gli devo dire? Dei gol? Del risultato?”. Una frase chiarissima per gli inquirenti, per i quali Mariotti starebbe chiedendo ad Aranda come intendesse truccare il match, se sul numero dei gol o sul risultato finale. Tanto che questi risponde: “Qualunque cosa vogliono, ma deve essere fatto con i giocatori”.

    È a questo punto della conversazione che Mariotti rivela il ruolo del suo complice in Italia, del quale si sa solo che “ha i capelli lunghi”, definito nelle carte “Desconocido1”, quello che ha stretti rapporti sia con tre o quattro giocatori cardine, sia con un dirigente del Frosinone. Dice infatti Mariotti: “Con i giocatori mi vedo, mi porta il mio amico con i capelli lunghi, legati… Come si chiama il team manager, quello che sta sempre con la squadra, che è molto vicino ai giocatori? capisci? lui va a cena con tutti i giocatori”. “Il Delegato, e i 3 o 4 della squadra che comandano sono amici suoi, con questi andrò a mangiare, vediamo io glielo propongo, poi gli dico che se lo vogliono fare, non abbiamo a che fare con i giocatori, giusto?”.

    Che il legame tra alcuni calciatori del Frosinone con l’uomo con i capelli lunghi sia più che saldo, secondo gli investigatori spagnoli, lo conferma lo stesso Mattia, il quale aggiunge che questi: “(…) al mio amico gli devono dei soldi delle scommesse”. E “Quanto?” chiede Carlos. E Mattia risponde: “120 mila euro gli devono, 130 …”.

    Desconocido1 deve essere uno con molto denaro contante, Mariotti lo descrive come un allibratore che non ha sito internet, non dà ricevute, accetta scommesse sulla parola e non lascia tracce. Mariotti: “(…) Lo chiama puntami 3.000 euro lì, puntami 3.000 euro su un altro e il mio amico ora non si appunta niente da nessuna parte, tu lo chiami, sì ok e lui la garantisce, non se lo segna da nessuna parte e lavora con un sacco di soldi, per esempio, tu gli dici voglio scommettere 10.000 sulla Roma, ok te la do a 1,50, ok perfetto, domani o mi paghi o ti pago, punto”.

    E tra i clienti affezionati di Desconocido1, per Mariotti, ci sarebbe appunto Ciro Immobile (che ha smentito via Instagram): “Anche Immobile della Lazio gioca con lui, è il suo cliente, l’attaccante”, rivela.

    Insomma, un’intercettazione che scotta, ma che in Italia non ha avuto alcuna eco, almeno da parte della magistratura sportiva.

    Le 5 partite “sospette” del Frosinone del 2016

    Appena diffusa la notizia delle intercettazioni, il Frosinone Calcio ha smentito ufficialmente ogni coinvolgimento: “preso atto delle notizie stampa pubblicate in data di ieri, dalle quali emergono generici riferimenti a non meglio precisati tesserati del club captati in alcune intercettazioni telefoniche, raccolte dalle autorità inquirenti spagnole nell’indagine denominata Oikos, tra soggetti destinatari di misure cautelari, professa, con assoluta fermezza, la propria e dei propri tesserati, assoluta estraneità a qualsivoglia fenomeno di alterazione di gare e/o di agevolazione di scommesse sportive”. E ha ricordato inoltre come “la società, da sempre, ha fatto dell’etica sportiva e del rispetto delle regole uno dei capisaldi della propria mission”.

    Tuttavia già nella stagione 2015-16 la stessa società era finita nell’occhio del ciclone per cinque partite che avevano registrato flussi assai anomali di scommesse soprattutto in Asia:

    Frosinone-Milan 2 – 4 (20 dicembre 2015);
    Frosinone-Napoli 1 – 5 (10 gennaio 2016);
    cenoa-Frosinone 4 – 0 (3 aprile 2016);
    Verona-Frosinone 1 – 2 (17 aprile 2016);
    Napoli-Frosinone 4 – 0 (14 maggio 2016).

    Tutti match dove le puntate prevedevano una larga sconfitta del Frosinone. Cosa accaduta puntualmente, tranne che a Verona, dove qualcosa andò storto. A segnalare le anomalie, il “Report 2016” presentato da Federbet, la no-profit indipendente guidata da Francesco Baranca che vigila sulle scommesse mondiali, al Parlamento Europeo.

    Inoltre, scavando nelle carriere di alcuni giocatori del Frosinone del campionato 2015/2016 si riscontravano incroci con personaggi finiti poi nell’inchiesta sul calcioscommesse della procura di Cremona. Nulla di penalmente perseguibile, ma segnali che avrebbero dovuto far drizzare le orecchie alla Procura federale che però non intervenne.

    Per esempio il difensore centrale Adriano Russo, il quale, prima di approdare al Frosinone, aveva giocato nel Perugiadal 2011 al 2012. La stessa squadra del dirigente Roberto Goretti, coinvolto nell’inchiesta di Cremona “Last Bet”. Secondo il pm Di Martino, Goretti faceva infatti parte del “Clan dei bolognesi” e si adoperava per manipolare il risultato di incontri di calcio e tennis. Due sono le partite del Perugia finite nell’inchiesta cremonese: Viareggio-Perugia(termina a sorpresa 1-0) del 28 aprile 2013 e Perugia-Sorrento (2-1) del 14 Aprile. Nel Sorrento scese giocava anche il portiere Generoso Rossi, già condannato per episodi di calcio scommesse nella stagione 2003-04.

    Anche il passato di Matteo Ciofani avrebbe dovuto attirare l’attenzione. Prima del Frosinone, militava infatti nella Ternana, altra squadra coinvolta nell’inchiesta di Cremona sempre per via di Goretti, per quattro partite ritenute truccate dai pm: Verona-Ternana 2-1, Ternana-Livorno 1-1, Livorno-Ternana 1-1, Ascoli-Ternana 2-1.Ciofani era stato titolare in 3 incontri su 4 e aveva anche giocato le quattro partite segnalate del 2016, mentre aveva saltato la trasferta di Verona del 17 aprile 2016.

    Idem per l’attaccante Daniel Ciofani: nel 2011-2012 giocava nel Gubbio. Ora caso vuole che il secondo troncone dell’inchiesta “Last Bet” sia nata proprio da un Cesena-Gubbio (3-0) di Coppa Italia del 30 novembre 2011, quando il giocatore Alessandro Zamperini tentò di corrompere i colleghi Simone Farina e Fabio Pisacane per falsare il risultato. Ciofani giocò l’incontro da titolare. L’anno successivo passò al Perugia, dove – come Russo -, ebbe Goretti come dirigente e dove disputò entrambe le gare finite sotto la lente d’ingrandimento della procura. Giunge quindi al Frosinone ed è stato l’unico giocatore titolare in tutte e cinque le partite sospette.

    Infine, c’era la questione Mirko Gori, centrocampista allora 23enne, di Frosinone. Nell’intera stagione 2016 ha ricevuto un solo cartellino rosso, guadagnato nell’ultima partita a Napoli del 14 maggio 2016. In quell’occasione si registrarono flussi anomali sulla possibilità che un qualsiasi giocatore del Frosinone venisse espulso. Tutte scommesse giocate a distanza ravvicinata in varie agenzie di tutta Italia, per importi medio-bassi, in modo che la vincita non raggiungesse mai i 1.000 euro, soglia oltre la quale diventa obbligatorio il riconoscimento. I sospetti furono tanto forti su quell’incontro di fine stagione, che i Monopoli imposero agli scommettitori l’obbligo di fornire un documento di identità per incassare la vincita, a prescindere dall’importo. In pochi ritirarono la vincita.

    Come detto, tutte casualità che non hanno sollevato l’interesse degli inquirenti né hanno comportato indagini ordinarie o sportive. Ed è un male. Perché testimonia quanto i vertici dello sport italiano stiano sottovalutando un fenomeno che è pervasivo e pericoloso. Business Insider Italia ha chiesto al Coni e alla Federcalcio se esistesse un rapporto sui tentativi di illecito, uno studio con la casistica riscontrata, o anche solo un report delle indagini condotte. Niente. Zero. Nicht.Così come risultano assai scarsi – come riporta la Relazione Finale della Commissione Bicamerale Antimafia – i risultati ottenuti dalla UISS, l’Unità interforze scommesse sportive istituita nel 2011 presso il Ministero dell’interno, cui partecipano le forze di polizia, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Adm) e le istituzioni sportive (la procura generale del Coni).

    “L’Adm ha costituito un’apposita struttura (Gass – Gioco anomalo scommesse sportive) che, sulla base del flusso delle scommesse monitora l’andamento delle giocate. Nel caso in cui dalla combinazione di una serie di elementi sintomatici attinenti ai livelli di raccolta e alle concentrazioni eccessive di giocate risulti o si evidenzi una possibile anomalia, l’Adm invia un’apposita segnalazione all’UISS. Tuttavia, dai dati raccolti presso la stessa Adm, le segnalazioni sul circuito lecito sono minime e davvero poco significative. Le segnalazioni trasmesse nel periodo 2014-2017, infatti, sono le seguenti: 2014: 13 (12 Lega Pro e 1 Lega B); 2015: 7 (2 Lega B, 3 Lega Pro, 1 Serie D, 1 campionato cileno); 2016: 5 (1 Lega A, 1 Lega B, 3 Lega Pro); 2017: 6 (1 volley, 1 calcio a 5, 1 Lega Pro, 2 serie D, 1 campionato moldavo)”, si legge nella relazione.
    Una “disattenzione” che mercoledì 19 giugno si materializzerà in un’aula del tribunale di Bologna dove andrà in scena la prima udienza del processo “Last Bet”(quella di Cremona finita a Bologna per competenza territoriale), che vede 31 imputati – tra i quali gli ex calciatori azzurri Beppe Signori, Cristiano Doni e Stefano Mauri-, rinviati a giudizio per associazione a delinquere pluriaggravata finalizzata alla frode sportiva. Un procedimento destinato, molto probabilmente, a finire con la prescrizione e sul quale, oltretutto, pende un giudizio della Cassazione.

    Colpiscono però le parole dell’avvocato dell’ex bomber della Lazio, Signori, Patrizia Brandi: “Finalmente avremo la possibilità di dimostrare che lui non ha mai alterato una partita nella sua vita. Ha scommesso, questo lo sapevamo tutti, ma non lo ha mai nascosto, non si è mai preoccupato, né direttamente né indirettamente di alterare una qualche partita. (…) Ha scommesso, ha cercato se possibile di avere delle dritte, non di comperarle, magari di partite combinate dalle squadre, come fanno tutti gli scommettitori del mondo, che però – conclude il legale – è tutt’altra cosa: questo non è un reato”.

    Senza dimenticare poi il macro conflitto di interessi, già svelato da Business Insider Italia, che riguarda i tre provider SportRadar, BetGenius e Perform (gruppo Dazn, quello delle partite di campionato italiano di calcio online), società pagate dalle federazioni sportive del mondo per vigilare sui flussi di scommesse, ma che, contemporaneamente, guadagnano vendendo ai bookmaker abusivamente i dati degli incontri (che non sono loro, ma delle singole leghe). Sono infatti i loro scout muniti di palmare a inviare in tempo reale i risultati delle partite delle serie minori, rendendo possibile le scommesse live dall’altra parte del mondo. Per l’Italia il “vigilantes” è SportRadar, che ha in essere il contratto con Federcalcio e Lega nazionale Dilettanti.

    Lo stesso presidente del Coni Malagò, deponendo davanti alla Commissione, mise a verbale nel 2016: «Per tutte le altre scommesse raccolte da operatori esteri estranei a questo sistema nazionale trasparente e monitorabile, in particolare siti illegali gestiti da società non europee, c’è ancora molto da fare per contrastare ciò che si nasconde sotto la punta dell’iceberg che vediamo. In ogni caso anche le segnalazioni che provengono da questo monitoraggio che viene fatto nel nostro Paese, pur avendo una forte valenza di riscontro delle modalità di diffusione del match fixing, non consentono, di per sé, di avviare un’azione penale, non avendo i requisiti di una qualificata notizia di reato. È auspicabile una sempre maggiore collaborazione tra gli organismi di polizia giudiziaria delegati alle indagini e quelli deputati alla giustizia disciplinare». «È, pertanto, necessario prevedere una normativa comune, almeno a livello di Unione europea, che regoli in modo omogeneo la materia e individui oggettivamente i rischi e i segnali di combine», ha aggiunto Malagò, «favorendo lo scambio immediato di informazioni tra autorità competenti nei diversi Stati e favorendo il coordinamento investigativo, anche al fine di individuare le centrali di origine di questi casi, tracciandone l’evoluzione». Sono passati quasi tre anni ma tutto è rimasto uguale.

    Edited by Tore MB - 19/6/2019, 10:04
     
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    Vedremo, per ora mi sembra tutto abbastanza nebuloso. Certo qualcosa c'è stato a Frosinone...
     
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