La storia del fotografo Fabrizio Rainone

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3   Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Doriano MB
    Posts
    33,757
    Location
    Genova - Marassi

    Status
    Anonymous
    Quello che la foto non può mostrare: Fabrizio Rainone

    L’uomo è condannato a essere libero: condannato perché non si è creato da se stesso. E pur tuttavia libero perché , una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa (Jean-Paul Sartre).

    Fabrizio accende una sigaretta: “Il mio sogno era giocare nella Samp. Segnare ed esultare sotto la Sud. Ma sono sogni da ragazzino”. E’ del quartiere Foce , zona alta. Fino a pochi mesi fa ci viveva sua mamma. “Giocavamo alle grette: si riempivano dei tappi della Coca Cola con lo stucco e, disegnando sull’asfalto una pista col gesso, si facevano le gare . Poi giocavamo a pallone in Piazza Rossetti o in Piazzale Kennedy. Il mio primo ‘campetto’ era il cortile della scuola Diaz, a cinquanta metri dalla casa dei miei genitori”.

    Fabrizio inizia con un trucco: ha otto anni e mezzo, ma ne dichiara dieci per entrare nei quadri del NAGC della Sampdoria. Non se ne accorge nessuno, perché il bambino è un attaccante molto veloce e vede la porta. Un tuttosinistro che non ama troppo baloccarsi col pallone tra i piedi, ma buttarlo dentro. “Il mio modello era Gigi Riva”. Lo prendono e non sbagliano.

    “Mio padre era uno vecchio stampo e anche un ex-partigiano. Un carattere apparentemente ruvido. Di origini napoletane, a sedici anni era andato in Istria . Ha anche giocato a discreti livelli a Nola. ‘Lo studio prima di tutto’ : voleva assolutamente che facessi legge”. A quattordici anni Fabrizio Rainone è la migliore promessa a Coverciano. “Dietro si piazza Roberto Galbiati (poi Inter, Fiorentina e Torino). Erano tre prove: percorso di abilità tecnica, triathlon di atletica, giudizio nelle partite. Se le cose adesso vanno male è perché non esistono più premi come quello”. Glielo consegna il presidente della F.I.G.C., Artemio Franchi . Ci aggiunge una medaglia il padrone della Samp, Mario Colantuoni, prima di una partita col Napoli a Marassi.

    “Quel premio mi ha attirato addosso molte aspettative . Mio padre veniva spesso, forse anche troppe volte. E quando giocavo bene, non diceva nulla. Solo critiche, peraltro costruttive. Quello che mi ha insegnato di più è Mario Tortul , lo zio di Fabio Capello. Maniacale sui fondamentali, mi ha perfezionato sul tiro in porta. Poi passava ore e ore cercando di farmi usare anche il destro. Forse ha perso un po’ di tempo. E di più non poteva fare con me”.

    In quella nidiata della Samp passano il gigante Pionetti in porta. In difesa Osvaldo Arecco, già in orbita prima squadra e il cattivo: Roberto Romei detto “PicchiaRomei”. “L’ho saggiato sulla caviglia in allenamento. Cose che succedono”. Poi in mezzo al campo Giovanni Re ed Enrico Nicolini , che tutti chiamano il Netzer di Quezzi. “E in attacco io e un siciliano, un certo Enzo Galifi col quale ho fatto caterve di gol”. Si uniscono il terzino Bombardi e il precocissimo Alviero Chiorri. Al Viareggio battono Dinamo Zagabria e Rangers di Glasgow. Si fermano in semifinale ai rigori davanti alla Lazio di Lionello Manfredonia.

    “L’allenatore della prima squadra Corsini mi apprezzava”. Al Viareggio stavolta li fa fuori il Dukla Praga, che era il Barcellona dei tornei giovanili. Poi a fine stagione succede qualcosa. Forse Fabrizio deve andare all’Alessandria in prestito. “E’ andato tutto bene finchè c’è stato Colantuoni. Di fatto per me la Samp era una fede: oltre a giocare nella Primavera, tutte le domeniche ero in gradinata Sud se le partite non coincidevano . Ma c’era un altro attaccante che aveva più amici di me in società e che non voglio nominare. Mi sono sentito tradito. E un adolescente si ribella sempre alle ingiustizie”.

    Estate 1975: Fabrizio è immerso nello studio, c’è l’esame di maturità. Senza dirgli nulla, suo padre riscatta il cartellino e lo rivende a una squadra di serie B dal grande blasone: il Genoa. Ispiratore Roberto Lerici che dal settore giovanile blucerchiato era passato proprio al Genoa. Lui conosce Fabrizio da bambino e si conclude l’incredibile operazione.

    “Il 30 luglio torno a casa dall’esame e vengo a sapere che il giorno dopo devo partire per il ritiro col Genoa. Avevo una notte a disposizione per decidere. Certo, potevo puntare i piedi, ma volevo anche vendicarmi. Lerici credeva in me e mi fece aggregare alla prima squadra. Non mi sarei mai sognato di finire sull’altra sponda. Quelli del club ‘Lo Squalo‘ andarono a protestare dal presidente Lolli Ghetti”.

    Poche settimane e Fabrizio scappa via: Londra dove c’è la sua fidanzatina che studia inglese. E poi quella per lui è anche la città dei concerti: Pink Floyd, Stones, Deep Purple e Genesis.

    “Il calcio giovanile ti lascia uno spiraglio, ma ormai era professionismo. E io volevo eliminare la pressione. Inconsciamente la maglia del Genoa ha pesato. Non la sentivo mia, non era il mio mondo. Certo se fossi stato al Doria avrei sopportato qualsiasi sacrificio, non avrei mollato tutto”. Intanto lo cercano tutti: Lerici, suo padre, il presidente Fossati e il tecnico Gigi Simoni. Quando Fabrizio decide di tornare , qualcuno non ha dimenticato i suoi gol. “Incontro l’ex-presidente Colantuoni e mi chiede ‘Ti faccio il contratto ?’ “: c’è la serie B a Varese. “Ho tentennato, ma avevo perso lo stimolo. Avevo altre cose per la testa”.

    Da Marx a Hegel a Rosa Luxemburg . “Ho letto ‘L’essere e il nulla’ di Jean Paul Sartre. Poi gli scritti di Toni Negri . Anche Nietzsche “. Per osmosi si iscrive a Lettere e Filosofia . “La facoltà era il nido degli extra-parlamentari”. Fabrizio entra nel Collettivo Autonomo di Balbi a Genova. Quello è il suo nuovo campo da gioco. Un altro amore, lo spazio incontaminato da sovrapporre al calcio, perché lo scopre appagante, travolgente. Anche se nel ‘77 delle manifestazioni, delle assemblee e delle discussioni infinite, la Sampdoria vince il torneo di Viareggio: “Almeno per un paio d’anni, il pallone è rimasto sullo sfondo. Credevo in quello che stavamo facendo perché c’era la reale sensazione che potessimo cambiare le cose. Non facevamo politica in rappresentanza di qualcun altro. Noi rappresentavamo il precariato giovanile dal futuro incerto, cioè noi stessi . E rifiutavamo qualsiasi impostazione gerarchica, talvolta divergendo dal gruppo di via dei Volsci a Roma . Ci ritrovavamo i meno allineati nella galassia di Autonomia”.

    “I più ascoltati del Collettivo eravamo io e Carlo Arcuri, che era anche un mio amico dalle elementari”. Perché Fabrizio non ha paura di nulla. “La nostra era una lotta legittima , a volte un po’ dura. E non si possono dimenticare le bombe dei neofascisti . La facoltà era fortificata , occupata ventiquattrore su ventiquattro. Quando i neofascisti hanno provato ad entrare, sono rimbalzati ”.

    Va in vacanza in Kenya. Torna e va a Sampierdarena , a giocare a calcio con degli amici. “Avevamo prenotato il campo dalle dieci e mezza a mezzanotte. Torno a dormire e la mattina presto mi arrestano”. Qualcuno aveva fatto anche il suo nome.

    Il 30 ottobre 1981 c’è il processo agli autonomi in corte d’Assise. Imponente lo schieramento di forze dell’ordine, ma le celle sono vuote. Lo stato deve curare le sue ferite. Mentre il suo amico Arcuri e’ a Parigi, Fabrizio non va nemmeno in aula. “Non ricordo perchè, forse per solidarietà a lui”. Si parla di molotov contro due porte: una della sede della Democrazia Cristiana e l’altra di una caserma dei Carabinieri, zona Levante. Azioni puramente dimostrative.

    “Eravamo in netto contrasto con l’avventurismo delle BR, perchè danneggiava tutto il Movimento. Solo pochi deboli potevano farsi coinvolgere. In fondo l’Italia degli anni Settanta non era Cuba degli anni Cinquanta. E la teoria secondo la quale Autonomia fosse l’anticamera delle BR è solo un falso storico”.

    Gli è costato due mesi di isolamento. “Quando sono finito in carcere , mio padre era furioso, mia madre e mia sorella sconvolte. Da un anno ormai non ero più impegnato politicamente: il rapimento di Aldo Moro aveva mandato tutto all’aria”. Rinchiuso nel carcere di Marassi, poteva ovviamente ‘sentire’ le partite in diretta. Percepire il risultato della Sampdoria dai boati e dalla loro intensità, dal brusio. Qualche volta anche dal vento . Ma anche dai silenzi. Che nel carcere non si dimenticano.

    La prima è il 28 settembre del 1980, Samp-Taranto di serie B. “Ho trovato un appoggio e mi sono arrampicato al finestrone per sentire meglio. Vedevo anche un bel pezzo di cielo. A fine partita con una guardia dall’accento sardo ho scommesso sull’ 1-1 (boato-brusio-silenzio). In realtà il Doria ha vinto 1-0 su autogol, per cui ho perso con piacere la scommessa. Poi nell’ora d’aria mi davano un pallone e giocavo contro un muro. Le guardie si divertivano a guardarmi”.

    Quando si ritrova a Marassi, il cielo è un altro. Ma Fabrizio è sul campo. C’è il signor Antonio Carlos, meglio conosciuto come Toninho Cerezo, che va veloce come su un biliardo. Stavolta i boati che Fabrizio sente sono tre, uno per ogni gol al Lecce. Anzi sono molti di più. Poi ci sono Gianluca Vialli, Roberto Mancini, lo zar Vierchovod. “Ho fatto poche foto alla partita. Tantissime invece al pubblico, ai colori e alle facce”. Via XX Settembre è intasata, come tutto il centro. Si fa il bagno nella fontana di Piazza De Ferrari. “C’ero anche a Bogliasco dove le ragazze ultras ‘Tito’ hanno cucito il mega-striscione, quello con il tricolore. Sono andato a tutte le feste . Come se l’avessi vinto anch’io”.

    Se n’era andato a Düsseldorf nel dicembre ‘81. “Anche perché mi avevano ridato il passaporto. Avevo un’altra ragazza, che poi è diventata la mia prima moglie”. Si manteneva insegnando italiano la sera e nei weekend. “Düsseldorf è una città piccola, ma vibrante. Avevo già fatto l’assistente in uno studio di fotografia industriale dove venivano anche alcune attrici : ho rischiato proponendomi per dei ritratti e le cose che facevo, piacevano . Il fotografo Lutz Hilgers mi ha insegnato soprattutto a credere in me stesso . Poi ho girato qualche videoclip, uno per la band dei Propaganda. Mi stimolava anche il mondo del cinema, avevo fatto un corso di regia”.

    Vive alla giornata, ma è come se aspettasse quelle suggestioni da un secolo. “Il mio stile è molto influenzato dalla scuola di Storaro e Antonioni . E da Vittorugo Contino, un siciliano trapiantato a Roma che insegna all’Accademia di Belle Arti e ha la casa piena di schizzi di Fellini e Buñuel”. Nel 1988 è di nuovo in Italia. In fondo fin adesso è partito sempre per poter tornare. Nel mondo della moda con entusiasmo e in una città da bere. “Non amo Milano come tutti i genovesi, ma mi sono divertito. Anche se tutti i weekend tornavo a Genova: c’è il mare”.

    Foto su foto. Centinaia, migliaia, milioni, tutti i formati. Ma da tutte, forse, qualcosa rimane fuori. Inevitabilmente. “La foto non può mostrare proprio quello che prova l’autore”. Poi una corsa sulla Harley. “Mi manca il calcio, è chiaro. Ogni tanto ci penso. Forse ho buttato via una buona occasione. Mi resta solo la curiosità di sapere cosa sarebbe stato”.

    Fabrizio firma un servizio con una modella sudafricana. Si chiama Tania e, curiosamente, è la moglie dell’ex-genoano Nicola Caricola. “Un agente di Los Angeles vede le mie foto e mi chiede di rappresentarmi negli States. Io volevo stare proprio a Los Angeles”. Perché c’è il mare. “Invece mi dicono ‘Tu fai fashion, devi andare a New York’ “. Ma non perde il contatto con l’Europa. E poi al Greenwich Village c’è un bar di italiani, la sede del Sampdoria Club New York. E poi conosce una ragazza di Zurigo : la sposa. E c’è anche la Samp, che va in finale di Coppa per tre anni su quattro. “Berna, Goteborg, Wembley : sempre presente allo stadio”.

    Un’altra sigaretta. “Quei 5 mesi e dieci giorni in carcere mi hanno rafforzato. Ma New York e Londra sono la dimensione che ho sempre cercato”. Ancora istantanee, come se si potesse fermare il tempo. “Ammiravo l’onestà intellettuale di Sartre. Io non rinnego nulla del mio impegno politico e sono solidale moralmente con le battaglie dei centri sociali . Uno dei miei tanti tatuaggi è Che Guevara“. La politica oggi va distinta perfino dalla fiction. Ancora foto, proiezioni di umane ombre sulla luce falsa del reale. “Il governo di Theresa May con la sua Brexit è davvero una delusione. Mi piace Corbyn, il leader laburista: uno tosto, un uomo di sinistra vero. Qui a Londra invece il ritorno sulla breccia di Berlusconi è diventato motivo di imbarazzo per noi italiani . Donald Trump addirittura incommentabile”. Intanto nasce il Sampdoria club South Africa: l’ha fondato lui. All’inaugurazione ci sono Attilio Lombardo e Marco Lanna, che Fabrizio trasforma in Hell’s Angels.

    “Nelle mie foto la sensualità che viene fuori è credibile. Non c’è nulla di artificioso, nessuna forzatura. Io non ho mai usato Photoshop ”. Somigliano alla sua vita.

    “Anche se per me il vero fotografo è quello che va dove si combatte e si muore. E’ quello che va in Siria”.

    www.soccernews24.it/rubriche/34974/34974/

    My-Space

    Edited by Tore MB - 19/4/2020, 15:13
     
    .
  2.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Doriano MB
    Posts
    2,961
    Location
    Trento

    Status
    OFFLINE
    Che storia, il personaggio è sicuramente molto interessante e la sua vita tinta di blucerchiato è da film. Fossi Ferrero gli proporrei una sceneggiatura! :B):
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Doriano MB
    Posts
    7,590
    Location
    Genova

    Status
    OFFLINE
    Guardate il suo sito:

    http://fabriziorainone.com/
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Doriano MB
    Posts
    5,783
    Location
    Mola di Bari (BA)

    Status
    OFFLINE
    Si vede che gli è andata bene nella vita ed è pieno di figa (anche a giudicare dal sito), altrimenti i contenuti politici sarebbero stati opposti. Ed è questa la vera sconfitta della sinistra, purtroppo senza più possibilità di rivincita.
     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Sospesi & Bannati
    Posts
    746

    Status
    OFFLINE
    CITAZIONE (Gianni78bari @ 20/7/2018, 21:15) 
    Si vede che gli è andata bene nella vita ed è pieno di figa (anche a giudicare dal sito), altrimenti i contenuti politici sarebbero stati opposti. Ed è questa la vera sconfitta della sinistra, purtroppo senza più possibilità di rivincita.

    Hai perfettamente ragione ormai a chi si dichiara di sinistra la vita ha sorriso,una volta era il contrario
     
    .
  6.     Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Fondatore
    Posts
    103,838
    Location
    Cagliari

    Status
    ONLINE
    CITAZIONE (Busterkeaton @ 16/7/2018, 09:12) 
    Guardate il suo sito:

    http://fabriziorainone.com/

    Figa come se non ci fosse un domani...
     
    .
5 replies since 12/7/2018, 19:21   706 views
  Share  
.