Alessandro Scanziani (1981-1986)

centrocampista centrale

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  1. Alexcer395
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    Bersellini e Scanziani: il ricordo del capitano della prima Coppa Italia blucerchiata

    Adesso fa il nonno a tempo pieno in Brianza. Sandro Scanziani era il capitano della Sampdoria, quando ha vinto la prima storica Coppa Italia. Eugenio Bersellini era in panchina in quella storica serata contro il Milan, ma il rapporto era iniziato molto prima. “Lo avevo avuto al Como a fine anni sessanta. C’era il campionato riserve, la De Martino, ed ero una presenza fissa in quella squadra. Sono stato l’unico dei cinque giovani aggregati a non esordire in prima squadra. Il mister non faceva regali a nessuno ed evidentemente mi aveva valutato non ancora pronto”.
    Si sono ritrovati all’Inter nel 1977. “Ho fatto due stagioni e sono riuscito a vincere la mia prima Coppa Italia, prima di quella storica di Genova. In pratica ho vinto sotto la sua guida gli unici due trofei, a cui aggiungo, però, due promozioni con Como e Sampdoria. Non ho mai preteso nulla, mi bastava giocare ed ero contento. Il primo anno all’Inter avevo fatto 23 presenze, malgrado un infortunio, e sei gol. Il secondo ho fatto anche il terzino sinistro, evidentemente il mister si fidava molto, perché mi preferiva ad elementi come Baresi ed Oriali, pur non essendo il mio ruolo naturale”.
    Scanziani è rimasto in rapporto con i suoi compagni in neroazzurro, che l’anno dopo il suo addio hanno vinto lo scudetto. "Giovedì scorso ero in auto con Oriali e abbiamo parlato proprio di Bersellini in termini molto elogiativi. All'Inter aveva fatto un ottimo lavoro, aveva inquadrato tutti, era un "sergente di ferro". Personalmente non avevo bisogno di andare in ritiro per fare vita di atleti, ma non tutti siamo uguali".
    Lo ritrovò a Genova. Non era più un ragazzo, era il capitano della Sampdoria. “Ero stato conquistato da Mantovani e mi fidavo delle scelte del presidente. Avrei potuto andare alla Roma per due anni, quando è arrivato Bersellini, con un biennale, come avevo alla Sampdoria, ed il doppio di stipendio, ma decisi di restare. L’anno non era partito bene, la prima gara contro la Cremonese rimasi in panchina, ma poi ebbe i miei spazi”.
    Di quello storica stagione ricorda un episodio in particolare. “Dopo la vittoria nella gara di ritorno contro il Milan a Marassi, avevo la coppa in mano e cercavo il mister per coinvolgerlo nei festeggiamenti, ma era già negli spogliatoi. Sul momento ci sono rimasto male. Probabilmente voleva lasciarci tutto la ribalta. Così eravamo tutti in campo, giocatori e dirigenza, tranne Bersellini. Non amava le luci della ribalta, era un anti personaggio, un uomo all’antica, ma quella volta ha forse esagerato”.
    In campionato si ricorda anche per la famosa gara di Avellino, in cui finì il sogno scudetto. “Fu protagonista assoluto Lo Bello. Souness continuava a dirgli “soldi, soldi” in inglese, perché non riusciva a digerire le decisioni dell’arbitro, che cominciò ad indispettirsi e mi disse che l’avrebbe espulso. Così informai il mister, ma, al momento della sostituzione, Souness buttò via la maglia per protesta contro il direttore di gara, che non aspettava altro e lo mandò via”.
    Fu un biennio dall’andamento dolceamaro: Coppa Italia e quarto posto la prima stagione e poi una salvezza sofferta. “Abbiamo avuto grande rispetto, ma non feeling eccezionale. Lo apprezzavo, però, per serietà, determinazione e grandissima volontà di fare bene il suo lavoro. Come tutti, aveva i suoi giocatori preferiti, ma questo fa parte del calcio e della vita”.
    Finito il contratto con la Sampdoria nel 1986, avrebbe potuto ritrovarlo. “Dovevo andare alla Fiorentina di Nassi, con Agroppi in panchina, ma cambiarono le cose. Fu scelto Bersellini e saltò tutto. Sono cose che capitano, fui solo dispiaciuto, perché si attaccarono a presunti problemi al ginocchio. Dal punto di vista dell'inidoneità non avevo problemi. Così sono andato al Genoa e ho giocato altri due anni”. Una scelta mai perdonata dai tifosi blucerchiati. “Non volevo per rispetto della Sampdoria e dei suoi tifosi, ma a metà agosto ero ancora senza squadra. Mi ha chiamato il presidente Spinelli e non ero ancora convinto. Prima di accettare, ho chiesto il permesso a Paolo Mantovani. Mi disse se non hai proprio alternative, vai pure. E così feci”.

    https://www.solocalciomercato.net/single-p...ia-blucerchiata
     
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