| Comunque leggendo i commenti medi dei tifosi d'Italia alla promozione dello Spezia (non qui ovviamente, ma approfitto di questo spazio) mi rendo conto ancora una volta, non che ce ne fosse bisogno, del perché siamo così indietro per mentalità sportiva in questo paese, passiamo il tempo ad elogiare quanto sia meritocratica la Bundesliga, quanto sia bella l'FA Cup, quanto sia più giusto ridistribuire i diritti TV, quanto siano belle le favole come il Leicester o la programmazione del Lipsia, e poi siamo i primi a commentare "ecco la prima retrocessa della Serie A", "scenderanno le tre che sono appena salite", "per far salire squadre così tanto varrebbe bloccare le retrocessioni", "non hanno manco lo stadio", gente che urla allo scandalo invocando le "nobili decadute" delle città più grandi, e non importa che magari non se lo meritino sportivamente, perché rimangono in B o addirittura al momento navigano tra C e D, per non parlare di chi fallisce.
Non mi stupiscono questi commenti, ma m'intristiscono, perché, posto che poi il calcio non è matematica, o non avremmo visto questo campionato dell'Hellas Verona (che comunque ha una storia importante dietro, ma era data per spacciata ancora prima d'iniziare la stagione), non vedremmo una realtà come Sassuolo, no dico, Sassuolo, arrivare 8° in A, o fare addirittura l'Europa, per non parlare della sfilza di campionati del Chievo in massima serie (da Wikipedia, "Chievo, frazione di Verona... 4.500 abitanti", Marassi da sola ne conta 40.000); fa specie notare l'ironia e il livore verso realtà meno famose, meno importanti, però ci indigniamo quando in Europa propongono la Super League, o quando Agnelli si chiede se abbia senso l'Atalanta in Champions, facciamo gli indignati con chi è più grande di noi, ma poi ci indigniamo a nostra volta con chi è più piccolo. E in tutto questo cosa passa in secondo piano, sempre più in questi anni? Lo sport. Santo cielo, come quando le milanesi s'imbufalivano perché in Champions arrivava l'Udinese, o noi, e c'era pure chi li giustificava "eh ma in effetti però poi per prendere Curci tanto vale che ci vadano altri", ma ce lo siamo conquistati quel diritto, al di là del mandarlo all'aria, chiunque avesse voluto far di meglio avrebbe semplicemente dovuto far più punti in campionato. Come quando il resto d'Italia sbuffava al non vedere classificata in EL una "big" che magari era arrivata 2-3-4 posizioni più indietro, ma che avrebbe potuto spendere di più nel mercato e fare, ipoteticamente, una figura migliore.
Ragioniamo come se il calcio non fosse più uno sport oramai, non sogniamo più, parliamo solo di plusvalenze e obiettivi economici, e quando qualcuno ha la sfacciataggine di usare le proprie capacità per mettere la competenza e l'impegno al servizio dei sogni facciamo la corsa a farli tornare coi piedi per terra, perché tanto devono vincere le solite, in coppa devono andare le solite, in A ci devono stare le solite, e non conta più chi raggiunge un risultato sul campo, meritandoselo, contano i bacini d'utenza, conta il palmares. Il calcio è cambiato, è c'è chi sembra quasi divertirsi a ricordarlo ogni volta. Ma per fortuna, ogni tanto, qualche piccola grande storia ci ricorda che cos'è il calcio, uno sport prima di tutto. Benvenuto in serie A, Spezia. |
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