Violenza ultras: un "cancro" per il calcio

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  1. sampdoria olè
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    Lo scoppio dei petardi e le sospensioni: c´è la regia di un gruppo violento di Napoli nord
    Una banda isolata da scoprire subito

    Antonio Corbo Espresso Repubblica
    Ds chiedono al Comune di costituirsi parte civile contro i teppisti
    La questura esamina i filmati per scoprire i colpevoli: le due curve stanno collaborando

    Tra il Napoli e la serie A c´è il mistero di una banda. Una guerriglia da stadio tutta da decifrare. Si sa poco. È un gruppo separato dagli ultrà. Indipendente, disobbediente, ostile al tifo organizzato, al club, alla polizia. Schizza da un angolo all´altro dello stadio, per lanciare petardi ad alto potenziale. Quattro sono mascherati da passamontagna. L´azione è proditoria: quando lo speaker avverte che «la partita sarà sospesa al prossimo petardo», ne scoppiano sette. È la sfida. Ma di chi e perché?
    Ma la sfida è cominciata da tempo. Strisciante. Il Napoli ha già pagato poco meno di 200mila euro di multa per l´antiquata norma della giustizia sportiva: la responsabilità oggettiva inchioda le società, le rende vittime dei teppisti, li rende più forti, ne dilata il potere di ricatto. Si profila una dura pena: gare a porte chiuse, niente incassi, fuga di tifosi, ingiusto discredito nel calcio italiano.
    L´altro sabato otto agenti ed un finanziere feriti, un ragazzo in coma. Non si è ancora ripreso. Procura e polizia di Pescara non hanno spiegato le cause. È probabile che Gianluca sia stato colpito da un lacrimogeno non esploso. Doppio errore, quindi. Sparato basso e da poca distanza, gli agenti erano all´interno del settore. Urgente e rigorosa doveva essere l´inchiesta, non si è saputo nulla. E la questura di Napoli era informata del rancore che covava. Ha riunito venerdì i capi della tifoseria, stringendo un patto: potete correttamente manifestare per Gianluca, ma sappiate che al minimo incidente sarà bloccata la partita e chiuso lo stadio. Il questore Fioriolli ha tollerato quindi il sarcasmo di un corteo ("Il casco protegge anche nello stadio") e striscioni di denuncia. Una concessione che i tifosi delle due curve hanno apprezzato: quelli della A hanno svolto un servizio d´ordine accanto ai controllori, quelli della B si sono lanciati a caccia di chi ha sparato i petardi. Ma chi ha sparato, e perché?
    Un gruppo che non si riconosce negli ultrà. Che contesta la polizia, e si può capire il motivo, sembra sia diretto da personaggi dell´area nord. Droga e rapine. Gruppo che insegue il Napoli, secondo una regia evidente, con ragazzi disposti ad azioni temerarie pur di colpire il Napoli, alcuni anche mascherati. Ma con obiettivi indefiniti. A che cosa mirano questi assalti? I dirigenti hanno escluso di aver ricevuto minacce o richieste. Qualcosa in più di una trama estorsiva: l´affermazione di una legge, qui comandiamo noi e in questa città non si gioca neanche al calcio se noi non vogliamo. Il turismo è stato già colpito, l´economia è inquinata da racket e usura, gli imprenditori scoraggiati, gli investitori di altre città e paesi allontanati. Si spiega l´immediata richiesta del gruppo Ds, il segretario Massimo Paolucci chiede che il Comune si costituisca parte civile. Interpreta lo sdegno del pubblico: dai ragazzi delle curve (gridavano "scemi, scemi") agli altri spettatori, nessuno sopporta la barbarie di questo tifo deviato, la vergogna che ad altre si somma sull´immagine della città. Chi ha lanciato i petardi, prima dall´angolo della curva A che confina con la tribuna, poi dal lato opposto, quello dei Distinti attiguo alla curva B, è nei filmati. La Digos li sta esaminando. C´è un mucchio di foto. Collaborano i tifosi: uno che si è lanciato dalla B per inseguire i teppisti è crollato, colto da collasso.
    Partita sospesa per due minuti, poi per altri cinque. La questura ha rassicurato l´arbitro: garantiva l´ordine pubblico. L´arbitro ha esagerato nelle sospensioni. Che dire di ieri sera a Roma? Né c´era motivo per chiudere la partita, che è ripresa ed è stata regolare. La gara prosegue per pura formalità solo quando si paventano pericoli superiori a quelli che hanno determinato la sospensione. La partita doveva quindi riprendere. E De Laurentiis ha convinto l´arbitro. «Non possiamo arrenderci a pochi delinquenti». È sceso in campo. Ha protestato, urlato, implorato. Aveva forse sottovalutato le insidie, il suo silenzio è stato anche censurato, ma oggi De Laurentiis sa che sui suoi investimenti, sul suo coraggio di imprenditore, sul suo progetto di riportare il Napoli nel grande calcio incombe l´offensiva di una banda, mascherata nei volti e nelle trame. Chi sono, e a che costa mirano? Il Napoli capolista della serie B è prigioniero di un punto interrogativo. Un altro degli infiniti misteri di Napoli.
    (03 dicembre 2006)
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