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Vujadin Boškov (in serbo: Вујадин Бошков?, IPA: ˈvujadin ˈboʃkov; Begeč, 16 maggio 1931 – Novi Sad, 27 aprile 2014) è stato un allenatore di calcio e calciatore jugoslavo di etnia serba, di ruolo centrocampista
Boškov nacque nel 1931 a Begeč, villaggio a una quindicina di chilometri da Novi Sad, nella provincia di Voivodina, all'epoca parte della Jugoslavia (oggi parte della Serbia). Aveva un fratello maggiore di nome Alexandre, morto diciassettenne nel 1943 per meningite. Nel 1955 si sposò con Yelena, intellettuale, giornalista, e studiosa di notevole caratura a cui rimase legato per tutta la vita; nel 1957 la coppia ebbe una figlia, Alexandra. Si laureò in storia a Novi Sad, ed era appassionato anche di geografia e politica.
Nel 1946 lasciò il suo piccolo villaggio per andare a giocare nella Vojvodina di Novi Sad. Era un centrocampista organizzatore di gioco, giocava come mezzala o mediano. I suoi modelli erano l'ungherese Nándor Hidegkuti e il brasiliano Didi. Iniziò a giocare con la prima squadra nel 1950 e vi restò per dieci anni. Durante questo periodo non raccolse vittorie poiché i tornei jugoslavi erano a esclusivo appannaggio di Stella Rossa, Partizan, Hajduk e Dinamo, i cosiddetti grandi quattro (velika četvorka). Il massimo piazzamento raggiunto dal Vojvodina fu il secondo posto in campionato nella stagione 1956-1957, alle spalle della Stella Rossa, oltre a una finale di Coppa di Jugoslavia persa nel 1951 contro la Dinamo Zagabria.
Nel 1958 a causa di uno scontro con un portiere avversario s'infortunò a una gamba e ciò lo condizionò per circa due anni. Nel 1961, a 30 anni, si trasferì in Italia, alla Sampdoria. Prima di questa età la federcalcio jugoslava vietava trasferimenti all'estero. Indossò la maglia numero 7. Militò in Serie A solo nella stagione (1961-1962), risentendo di problemi fisici. Sotto la guida di Eraldo Monzeglio la squadra raggiunse il decimo posto, Boškov collezionò 13 presenze e un gol.
Dal 1962 al 1964 giocò in Svizzera negli Young Boys. A Berna fu giocatore-allenatore. Iniziò ad allenare quando, durante un allenamento, l'allenatore si fece male a un ginocchio e lasciò a Boškov il fischietto, dicendogli di continuare al suo posto. Non ricevette mai un'ammonizione.
Nazionale «Boskov aveva accumulato quasi sessanta presenze nella Jugoslavia di 60 anni fa, nazionale di livello, non a caso gli jugoslavi erano chiamati i «brasiliani d'Europa».» (Sebastiano Vernazza, La Gazzetta dello Sport, 30 aprile 2014) Nel 1951 esordì con la nazionale jugoslava. Nel 1953, ventiduenne, fu convocato dalla FIFA nella formazione del Resto d'Europa per una gara a Wembley contro l'Inghilterra; l'incontro finì 4 a 4.[1] Con la Jugoslavia partecipò ai Giochi Olimpici del 1952: la squadra di Milorad Arsenijević raggiunse la finale, ma fu sconfitta per 2-0 allo Stadio Olimpico Helsinki dalla "Squadra d'oro" dell'Ungheria, con reti di Puskás e Czibor. Partecipò a due campionati del mondo. In Svizzera, nel 1954, la Jugoslavia fu eliminata ai quarti di finale dai futuri campioni della Germania Ovest, come ai quattro anni dopo, in Svezia.
Morì il 27 aprile 2014, all'età di ottantadue anni, dopo una lunga malattia, una forma molto aggressiva di Alzheimer. In suo onore è stato istituito dalla Sampdoria il "Trofeo Vujadin Boškov"
https://it.wikipedia.org/wiki/Vujadin_Bo%C5%A1kov
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