Fulvio Bernardini (1965-1971 e 1977-1979)

allenatore e direttore tecnico

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    Alla fine d’ottobre del 1965, Bernardini ha un colloquio con Enrico De Franceschini, armatore che ha ereditato dal padre le redini della Carboflotta, e accetta l’incarico di direttore tecnico della UC Sampdoria, in appoggio all’allenatore Giuseppe ‘Pinella’ Baldini. Si vuole salvare la Samp dalla B, ma l’impresa non riusce giacché all’ultima giornata una Juve crudele blocca sul pareggio i blucerchiati, mentre la dretta concorrente Spal vince col Brescia e salva le penne.

    Il vero impegno del “Dottore” inizia, in pratica, la stagione successiva 1966-67, quando appronta una squadra come la intende lui e affronta l’impegno della cadetteria, mettendosi d’accordo col nuovo presidente blucerchiato Salatti e rifiutando un’offerta d’ingaggio del presidente del Cagliari, Arrica. Invece di allenare i sardi con Gigi Riva e Ricky Albertosi, Fuffo s’accomoda a Nervi e poi a Bogliasco, dove acquista un villino sul mare e va ad abitarci tutto l’anno con la Ines. Scopre ben presto di trovarsi benissimo nella dolce Riviera. La gente locale ha un grado di civiltà superiore e lo lascia tranquillo. Ed è proprio la serenità, la possibilità di lavorare senza stress e pressioni, la medicina della quale il tecnico romano ha più bisogno dopo i travagli bolognesi.

    La campagna acquisti estiva, ispirata da Bernardini e condotta materialmente dal general manager Colantuoni, è azzeccata in pieno. Arrivano due attaccanti di belle speranze: Fulvio Francesconi e Roberto Vieri. Soprattutto Vieri, mezzala di punta appena ventenne messasi in luce in C nelle file del Prato, la sua città natale, risulta una genialata, se si pensa che viene comprato per 80 milioni e, qualche stagione dopo, rivenduto a 800. È il primo dei vari “colpi di mercato” di Bernardini alla Samp: motivo base per cui in molti l’hanno cercato in estate come DT: il “Dottore” vede l’oro dove gli altri scorgono solo il vile piombo. Affiancato dal responsabile delle giovanili Ernesto Matteo Poggi, Bernardini conduce la squadra – imperniata sul portiere Battara, sul capitano Frustalupi, Morini, Cristin, Salvi, Vieri e Francesconi – a dominare il campionato. Brera stesso. sul “Guerino”, dopo la sfilza di vittorie, deve tesserne gli elogi più incondizionati al suo più pericoloso rivale concettuale. Un gioco spettacolare, tutto d’attacco, e lezioni inferte su ogni campo caratterizzano il torneo dei sampdoriani. Alla fine sono 54 i punti in 34 partite, tre di margine sul Varese e nove sul Catania. Fuffo viene portato in trionfo e firma a scatola chiusa il rinnovo, rifiutando un invito abbastanza esplicito a prendere in mano le redini della Nazionale. I liguri lo ringraziano con un “Processo” estivo alla Fiera del Mare, allestito da Brera e col giornalista televisivo Enzo Tortora nelle vesti di difensore d’ufficio. Un profluvio d’applausi per Fulvio: un pomeriggio da ricordare.

    I campionati seguenti in A, Bernardini li disputa adottando un modulo prudente – consono al ruolo di squadra provinciale – ma non privo di sprazzi artistici. L’estroso Bobo Vieri e il biondo Giorgio Morini sono ceduti alla Juve, ma rimane la coppia Sabadini-Sabatini, da lui creata, e la difesa è puntellata col libero Ubaldo Spanio. Bernardini valorizza il mediano altoatesino Romeo Benetti, destinato ad una fulgida carriera rossonera. Il centrocampista orvietano Mario Frustalupi nel 1970 va all’Inter. Ecco allora arrivare Giovanni Lodetti, nominato capitano, il “basleta” settepolmoni scaricato dal Milan e da Gianni Rivera. Nell’ultima Samp della premiata ditta Bernardini&Poggi, la squadra 1970-71 capitanata da Giancarlo Salvi e che sfugge al capitombolo in B grazie alla differenza reti rispetto al Foggia, gioca libero Marcello Lippi, un altro nome che deve molto a Bernardini.

    La liaison del Dottore col Baciccia finisce nell’estate del 1971 e si riconcretizza in quella del ’77. Il presidente Glauco Lolli Ghetti l’assume con un contratto biennale per farlo lavorare insieme al giovane tecnico Giorgio Canali e all’amico Gipo Poggi, utile nel ruolo di preparatore atletico. La Samp di Bernardini&Canali (Cacciatori, Saltutti, Zecchini, Bedin, Orlandi, De Giorgis, Arnuzzo, il gioiello Chiorri del vivaio) gioca un calcio tatticamente moderno, e cioé lo schema 1-2-5-2, la zona a centrocampo e il fondamentale imposto dalla lezione olandese: lo sfruttamento assiduo delle fasce laterali in proiezione offensiva. Capitan Lippi e compagni non centrano, però, il bersaglio del ritorno in A. Dopo due stagioni di sofferenze e malumori della tifoseria, cambia la presidenza (avvento di Mantovani) e nel giugno 1979 Bernardini viene lasciato andare via.

    www.fulviobernardini.it/lallenatore/sampdoria/

    1971, QUANDO LA SAMP GIOCO' A SORPRESA CON I PANTALONCINI BLU CON LA JUVE E VINSE 2-0! MA IL "DOTTORE" SI ARRABBIO', E MOLTO...

    il 10 gennaio del 1971 la squadra blucerchiata di Fuffo Bernardini si impose sulla Juve 2-0, con gol di Salvi e Cristin sulla fortissima Juve.
    Ma negli spogliatoi, a fine gara esplose il "dottore".
    Perché il “dottore”, alias Fulvio Bernardini, ribaltò (per davvero!) alcune panche dello spogliatoio, fra il fuggi fuggi generale:
    «Ero molto nervoso per la partita e per quei pantaloncini blu! Certo, i pantaloncini blu! Perché non li avevo approvati - spiegò Bernardini - e fino a prova contraria SPETTA A ME DECIDERE CON QUALE DIVISA I MIEI GIOCATORI DEVONO SCENDERE IN CAMPO.
    Posso scegliere un colore o un altro per aiutarli a vedersi, oppure per confondere le idee agli avversari.
    Pantaloncini magici? Macché, I DIRIGENTI SONO AMMINISTRATORI E DEVONO LIMITARSI AD AMMINISTRARE.
    Posso capire le cabale altrui, le rispetto, ma le tollero soltanto finché non intralciano il mio lavoro».
    Insomma, impensabile oggi, quando le squadre ad ogni gara cambiano maglia per esigenze di sponsor.
    GRANDE DOTTORE, BELIN CHE CALCIO !

    www.facebook.com/permalink.php?sto...-2NQ&__tn__=C-R

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    Edited by Tore MB - 19/4/2020, 18:29
     
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    Fulvio Bernardini (Roma, 28 dicembre 1905 – Roma, 13 gennaio 1984) è stato un dirigente sportivo, allenatore di calcio e calciatore italiano.

    Il 27 luglio 1944, con la nomina dell'avvocato Giulio Onesti a Commissario Straordinario del CONI, Fulvio Bernardini fu nominato reggente della FIGC, carica che resse insieme al colonnello Ventura (segretario) dal 28 luglio 1944 fino al 4 dicembre 1944, data delle sue irrevocabili dimissioni. Nel 1949 Bernardini tornò alla Roma in veste di allenatore, guidando eccezionalmente la squadra giovanile dei giallorossi nella finale del Torneo di Viareggio del 1950 persa contro la Sampdoria, ma la sua avventura fu interrotta da un brusco esonero. Allenò quindi la Reggina in Serie C e il Vicenza in Serie B, dal 1951 al 1953.

    Successivamente vinse invece lo scudetto alla guida della Fiorentina e del Bologna (prime squadre non-torinesi e non-milanesi in grado di aggiudicarsi fino ad allora i Campionati italiani di calcio nel dopoguerra) e la Coppa Italia nel 1958 con la Lazio, primo trofeo ufficiale della storia biancoceleste, inoltre vinse il trofeo internazionale la Coppa Grasshoppers con la Fiorentina che l'anno prima aveva guidato fino alla finale di Coppa dei Campioni (prima squadra italiana a riuscirvi), in seguito persa per 2-0 contro il grande Real Madrid di Di Stefano e Gento.

    Bernardini fu latore di un credo calcistico fondato sul "WM elastico". A Firenze dette prova della sua straordinaria sapienza tattica mettendo a punto un meccanismo che anticipa i temi del calcio di impronta italianistica. La Fiorentina cominciò il torneo 1955-1956 schierando all'ala sinistra un attaccante puro un po' individualista ma molto pericoloso, Claudio Bizzarri. Bernardini lo sostituì con un calciatore meno dotato, Maurilio Prini, che poteva fungere da ala tattica. Quando la squadra non era in possesso di palla, Prini arretrava in mediana, Armando Segato, il mediano sinistro, scalava al posto di Chiappella e quest'ultimo andava in marcatura da centromediano sul centravanti avversario liberando il centromediano Rosetta, che poteva agire in seconda battuta come un libero moderno. Interessante anche la teoria degli spazi liberi, il quale non si basava sul passare il pallone direttamente al compagno, ma nel lanciarlo in quello spazio libero dove questi era in grado di arrivare prima dell'avversario. Era tuttavia convinto che nel calcio la tattica «non è tutto» e che «una squadra forte la fanno soprattutto i piedi buoni dei suoi giocatori». Grazie a dette idee e alla summenzionata tattica, che anticipa quella utilizzata dalla vittoriosa Nazionale brasiliana del campionato del mondo 1958[11], Bernardini riuscì a vincere lo scudetto con i viola, spingendosi, nella stagione seguente, fino alla finale di Coppa dei Campioni (prima squadra italiana a riuscirvi) persa per 2-0 contro il grande Real Madrid di Di Stéfano, Gento e Rial.

    Col Bologna conquistò il campionato del 1963-1964, offrendo un calcio gradevole e redditizio specie sotto il profilo realizzativo, che consentì di ottenere il record di dieci vittorie consecutive. Il percorso verso la vittoria finale non fu tuttavia agevole: il 4 marzo 1964, durante il girone di ritorno che il Bologna stava giocando ad alti livelli, furono comunicati gli esiti dei test antidoping effettuati un mese prima dopo la vittoria per 4-1 sul Torino, che videro risultare positivi cinque calciatori rossoblu (Fogli, Pascutti, Pavinato, Perani e Tumburus). Bernardini fu accusato di aver somministrato le sostanze proibite a insaputa dei giocatori e squalificato per un anno e mezzo, mentre la squadra ottenne la sconfitta a tavolino per la gara contro il Torino e, in aggiunta, un punto di penalizzazione. Il ricorso esperito dalla società, che dimostrò di essere estranea alla vicenda, fece sì che i punti le venissero riassegnati, così il Bologna poté agganciare l'Inter in testa alla classifica a tre giornate dal termine. La situazione non mutò e le squadre rimasero appaiate fino all'ultima giornata, rendendo pertanto necessario uno spareggio per l'assegnazione del titolo (tuttora unico caso in Serie A). Quattro giorni prima dell'incontro decisivo il Bologna perse il presidente Renato Dall'Ara, che morì per problemi cardiaci, ma a Roma, il 7 giugno 1964, batté l'Inter per 2-0, aggiudicandosi dunque il campionato. Nella circostanza Bernardini indovinò un'importante mossa tattica, schierando il terzino Capra all'ala, in modo da marcare l'attaccante avversario Mario Corso, che di fatto venne neutralizzato.

    Nel 1965 Bernardini inizia una lunga carriera a Genova come allenatore della Sampdoria. Il suo affiancamento a Giuseppe Baldini però non basta ad evitare la retrocessione. Ma l'anno successivo guida la cavalcata nel Campionato cadetto e quindi, dal 1966 al 1971 consente la permanenza in Serie A alla Sampdoria. Dal 1971 al 1973 sarà il direttore sportivo del Brescia scoprendo tra gli altri Alessandro Altobelli.

    Nel 1974 gli venne affidata la Nazionale, che guiderà fino al 1977, quando venne sostituito da Enzo Bearzot. L'Italia, che non aveva superato il primo turno ai Mondiali del '74, era costretta ad un significativo rinnovamento dovuto ad un cambio generazionale; secondo il giornalista Giorgio Tosatti: «Il delicato periodo di passaggio fu gestito, con mano salda e assoluta noncuranza dell'impopolarità, da Fulvio Bernardini, che collezionò sconfitte e feroci critiche, ma riuscì a formare un nucleo di freschi talenti accomunati dalla qualità tecnica (i 'piedi buoni', il cui simbolo era considerato il giovane Giancarlo Antognoni) e dalla disciplina di squadra[13].»

    Fu, di nuovo, a Genova dal 1977 al 1979 come direttore generale della Sampdoria. Morì nel 1984 a causa di sclerosi laterale amiotrofica diagnosticatagli tre anni prima: le cause della sua morte furono note solo vent'anni dopo, in quanto all'epoca non erano ancora state ipotizzate correlazioni dell'insorgere di tale malattia con l'attività agonistica. Bernardini è stato sepolto nel Cimitero Flaminio a Roma.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Fulvio_Bernardini
     
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    37 anni fa veniva a mancare Fuffo Bernardini, per tutti il dottore. Ecco se dovessi raccontare a qualcuno lo stile Sampdoria, scegliendo un personaggio, la mia scelta cadrebbe su di lui. Uomo di sport, colto, elegante, con dei valori profondi e leali. Le sue squadre giocavano quasi sempre bene. Ci riporto' in serie A nel 1966 e dopo la sua esperienza come CT della nazionale (dove fece esordire molti calciatori che poi sarebbero diventati campioni del mondo nel 1982) tornò alla Samp nel 1977, con minor fortuna, affiancando l'allenatore Canali. Innamorato dei colori e di Bogliasco, dove potevi vederlo spesso sul campo da tennis. Mi fanno abbastanza ridere quelli che dicono " ma lo stile Sampdoria è unicamente legato a Mantovani. Semmai è vero il contrario. Mantovani, col suo stile, scelse lo stile Sampdoria.
    Leggetevi la sua storia, ne vale la pena.
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    Fulvio_Bernardini_(1974)

     
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    Non importa, la Samp la seguo sempre :)

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    QUOTE (tequila61 @ 1/13/2021, 07:08 PM) 
    37 anni fa veniva a mancare Fuffo Bernardini, per tutti il dottore. Ecco se dovessi raccontare a qualcuno lo stile Sampdoria, scegliendo un personaggio, la mia scelta cadrebbe su di lui. Uomo di sport, colto, elegante, con dei valori profondi e leali. Le sue squadre giocavano quasi sempre bene. Ci riporto' in serie A nel 1966 e dopo la sua esperienza come CT della nazionale (dove fece esordire molti calciatori che poi sarebbero diventati campioni del mondo nel 1982) tornò alla Samp nel 1977, con minor fortuna, affiancando l'allenatore Canali. Innamorato dei colori e di Bogliasco, dove potevi vederlo spesso sul campo da tennis. Mi fanno abbastanza ridere quelli che dicono " ma lo stile Sampdoria è unicamente legato a Mantovani. Semmai è vero il contrario. Mantovani, col suo stile, scelse lo stile Sampdoria.
    Leggetevi la sua storia, ne vale la pena.

    Grazie per aver ricordato Bernardini.
    Io non l'ho conosciuto per ragioni anagrafiche, ma mi fa molto piacere leggere commenti di persone come lui che hanno fatto la nostra storia da parte di chi li ha conosciuti e vissuti in prima persona.
     
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3 replies since 9/1/2019, 23:00   580 views
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