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Cinquant'anni di Ribelli dei Gradoni quando gli ultras diventano storia
Un serpente che ha inghiottito un coniglio senza poterlo digerire: così il poeta premio Nobel Eugenio Montale descrive la sua Genova nel 1968. Genova, alla fine degli anni ‘60, è una “città divisa” — prendendo in prestito un’altra definizione, questa volta del sociologo Luciano Cavallini — con una popolazione frammentata sia dal punto di vista sociale, che da quello urbano. L’unico vero collante cittadino sembra essere il calcio, o meglio, la tifoseria; e gli unici colori in una città grigia, quelli delle sciarpe blucerchiate dalla Sampdoria e rossoblù del Genoa. Non è un caso che il 1969 segni la nascita di un gruppo di tifosi destinato a fare la storia del movimento ultras italiano, gli Ultras Tito Cucchiaroni. A cinquant’anni dalla sua formazione, il fan club blucerchiato inaugura domani, a partire dalle 18 nella Sala Liguria di Palazzo Ducale, la mostra “I Ribelli dei Gradoni”. Sarà il racconto di mezzo secolo di storia, ripercorso su una timeline che, dal 1969, arriverà a tambur battente fino al 2019: foto, video e pannelli espositivi racconteranno le vicende, legate a doppio filo, del gruppo ultras, della città di Genova e della sua gente. A partire da quell’Italia e quella Superba che nel calare degli anni ‘60 vede il tramonto del boom economico.
In quel periodo, gli Ultras Tito Cucchiaroni sono uno sparuto gruppo di ragazzi che ogni domenica arrivano allo stadio da Sestri Ponente. Sventolano le bandiere del Doria e battono sui loro tamburi con delle bacchette artigianali; più pezzi di legno che bacchette, in realtà. Portano con vanto il loro nome, che rimanda a quell’Ernesto, ala sinistra argentina, che tra il ‘ 58 e il ‘ 63 aveva infiammato i loro cuori; sono fieri del termine “ ultras” perché sono i primi a usarlo nel nostro Paese e lo scrivono sui muri di piazza della Vittoria e alla scalinata Montaldo, come acronimo di uno sfottò rivolto ai “ cugini” genoani. Con gli anni, il gruppo si fa sempre più folto e la storia della Sampdoria sempre più ricca di vittorie e momenti bui. Brucia ancora la sconfitta nel derby della Lanterna della stagione 1976- 77 con gol nel finale di Pruzzo, in un annus horribilis per i doriani, che vedranno la loro squadra retrocedere in serie B. Ma è solo un incidente di percorso, perché nella stagione 1979/80 gli Ultras festeggeranno una vittoria storica contro i rossoblù: è il 16 marzo del 1980 quando i blucerchiati, per ben due volte sotto, riusciranno a ribaltare il risultato e a vincere tre a due, bagnando con un successo la nuova presidenza di Paolo Mantovani. Sono i prodromi del decennio a venire che sarà fatto di gol, campioni e successi. A partire dal 1984 con la vittoria della Coppa Italia, per arrivare alla conquista del Campionato nel 1990- 91, senza dimenticare la vittoria della Coppa delle Coppe ‘ 89- 90 e i gol di Vialli e Mancini.
Gli anni ‘90 iniziano con i migliori auspici per la Sampdoria, così come per Genova che ora s’immagina città di cultura e turismo e non più industriale. Gli Ultras Tito Cucchiaroni continuano a battere sui loro tamburi e a sostenere la squadra, diventando un importante centro di aggregazione per molti giovani genovesi. Tra i più affezionati supporters, sicuramente il più folkloristico, c’è il “ Tamburino” Damiano Damoia. Originario di Torre Annunziata, delle origini partenopee aveva perso tutto, “ tranne il dialetto”, come rivendicava. Era arrivato a Genova nel 1947 per cercare lavoro e con il Doria è stato amore a prima vista, o meglio a prime botte, “ durante una gara contro la Lucchese — raccontava — in cui vidi tanti gol di Bassetto e presi un sacco di legnate dai tifosi avversari”. Con le sue 500 presenze sugli spalti, “ Tamburino” Damoia è uno dei tanti personaggi dell’epopea della tifoseria blucerchiata che la mostra “ I Ribelli dei Gradoni” andrà a celebrare fino al prossimo 22 settembre.
https://genova.repubblica.it/cronaca/2019/...oria-235791353/
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