Giuseppe Moro (1951-1953)

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    www.tifosamp.com/fr/il-etait-une-fo...seppe-bepi-moro

    Mi sono permesso di creare questo topic anche se è per mettere poi un link in francese...ma dentro ci sono documenti che possono interessare. (Qdo è scritto in blu, se cliccate sopra c'è un documento). E le foto e articolo, potete averli in piu grandi se cliccate sopra o aprite l'immagine da sola.
    Ecco. ;)

    Edited by Tore MB - 26/1/2020, 14:39
     
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    Grandissimo portiere, uno dei migliori che abbiamo mai avuto :)
     
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    Credo che durante le partite, in caso di necessita', lasciasse l'area di rigore per proiettarsi in avanti. Certamente alla sua epoca il calcio era molto diversi ed i vari Ceni, Chilavert, ecc non erano nemmeno nati!
     
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    http://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Cucuri...i/Giuseppe_Moro
     
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    http://www.tifosamp.com/fr/dernieres-news/...r-giuseppe-moro
     
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    Negli archivi del quotidiano ''La Stampa'', ho ritrovato questa foto dopo la partita contro l'Udinese nel 1953 qdo permise alla Samp di pareggiare lasciando il posto di portiere per fare l'attaccante!
    31'%20udinese%201953%20(2)
     
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    Wow pezzi d'antiquariato ^_^ ^_^
     
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    Contento che le mie ricerche abbiano piaciuto ad almeno una persona. :)
     
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    CITAZIONE (Madian @ 7/8/2013, 23:44) 
    Grandissimo portiere, uno dei migliori che abbiamo mai avuto :)

    Quanto ci farebbe comodo oggi un portiere come questo ... :cry:
     
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    Giuseppe Moro, detto Bepi (Carbonera, 16 gennaio 1921 – Porto Sant'Elpidio, 28 gennaio 1974), è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, di ruolo portiere. Durante la sua carriera — discussa e controversa per la sfrontatezza con cui stava tra i pali, per i difficili rapporti con allenatori e dirigenti e per fatti legati alla presunta o effettiva vendita di partite — vestì le maglie di nove squadre di club e fece parte della Nazionale italiana al campionato del mondo 1950.

    Considerato uno dei portieri più estrosi e spettacolari della storia del calcio italiano, molto apprezzato per la classe e l'appariscenza dei suoi interventi, era dotato di indubbie capacità fisiche e psicologiche che culminavano nei calci di rigore, la sua specialità: in Serie A riuscì a neutralizzarne 16 su 44. È anche ricordato per il suo rendimento altalenante e per le sue inspiegabili papere.

    «Alternò favolose prodezze a errori così madornali da sembrare voluti. In questo sgradevole sospetto lasciò molti che pure lo ammiravano. Finì malamente, giusta la spensierata leggerezza con cui affrontò e assolse il suo lavoro di atleta.» (Gianni Brera)

    Sampdoria (1951-1953)


    Nel 1951, come accaduto l'estate precedente, Moro cercò nuovamente di trovare un'intesa con l'avvocato Agnelli, andando a Torino sin dalla fine di maggio, mentre la sua squadra cercava gli ultimi punti per la salvezza, e svolgendo anche degli allenamenti con la Juventus. Le trattative con la società bianconera durarono una ventina di giorni, finché il 22 giugno 1951 venne ufficializzato il suo passaggio alla Sampdoria, che pagò 20 milioni alla Lucchese, garantendone quattro e mezzo come ingaggio annuale al calciatore.

    Il 9 settembre 1951 Moro fece l'esordio con i blucerchiati nel 4-0 interno contro la Lazio. Nella prima parte di stagione alternò diverse ottime prestazioni a partite in cui i suoi errori costarono la sconfitta alla squadra: su tutte, le più negative furono Milan-Sampdoria (2-1) e Atalanta-Sampdoria (2-1). Nei mesi successivi palesò un ottimo stato di forma, al punto da essere considerato il migliore portiere italiano; fece anche ritorno stabile in Nazionale, da cui mancava dai mondiali brasiliani.

    Le polemiche con Sárosi
    Moro conosceva l'astuzia di György Sárosi, con il quale ebbe modo di polemizzare e litigare già ai tempi del Bari e della Lucchese, quando era suo allenatore. Il 23 novembre 1952, prima della partita Juventus-Sampdoria, Moro fece notare al direttore di gara Jonni che il pallone con cui si doveva iniziare a giocare era irregolare e quindi lo stesso arbitro lo fece prontamente sostituire con uno regolamentare. Il portiere blucerchiato sapeva che la Juventus giocava con un pallone più piccolo per trarre ulteriore vantaggio dalla superiorità tecnica dei suoi giocatori. Successivamente, Præst, alla battuta di un calcio d'angolo, mostrò il pallone sgonfio all'arbitro, ottenendo il cambio del pallone. Moro scatenò una rissa, sostenendo animatamente che il pallone era stato bucato volontariamente dall'allenatore dei bianconeri, il quale preferiva quello usato nel prepartita. Le proteste di Moro – che per l'occasione fu anche deriso dai giornali – e dei suoi compagni furono inutili. Solamente dopo, un'indagine portò alla conclusione di Moro.

    Il 3 febbraio 1952 allo Stadio Nazionale, con il risultato fermo sullo 0-0, la Lazio ebbe la possibilità di sbloccare la partita con un tiro dal dischetto di cui si incaricò il turco Şükrü Gülesin. Moro, percependo il nervosismo e la fretta a calciare dell'attaccante, tergiversò deliberatamente per aumentarne l'irritazione e la rabbia cominciando una sceneggiata: buttò i guanti in fondo alla rete e poi li riprese, dopo gettò il berrettino e fece lo stesso, mentre Şükrü scalpitava e si innervosiva; per tre o quattro volte Moro fece finta di essere pronto, girando invece le spalle all'attaccante; quando anche l'arbitro Carpani non ne poté più, gli impose di stare in porta, Şükrü prese una rincorsa di una decina di metri e scagliò il pallone altissimo. Da quel giorno per il turco iniziò un vistoso calo di rendimento, dal quale non riuscì più a riprendersi.

    Il 20 aprile 1952 nella gara Sampdoria-Bologna (2-1), a undici minuti dallo scadere, venne concesso un calcio di rigore ai rossoblu, i quali potevano quindi pareggiare. Nessuno voleva assumersi la responsabilità di sfidare Moro dagli undici metri, nemmeno lo specialista Gino Cappello, e quindi si misero a fare la conta. L'incombenza toccò a Ballacci che calciò abbondantemente fuori, mentre Moro non si era nemmeno mosso. In quest'ultima gara Moro confessò di aver percepito il suo primo premio illecito — promessogli per vincere la partita — corrispondente a 60.000 lire, recapitategli per conto di una squadra impegnata nella lotta salvezza, diretta concorrente della società rossoblu.

    Pochi giorni prima della partita Sampdoria-Lucchese (1-1) dell'11 maggio 1952, Moro fu raggiunto da un suo amico, conosciuto la stagione precedente a Lucca, che gli chiese di aiutare la società toscana, in forte difficoltà. Il portiere veneto, a sette giorni esatti dall'impegno azzurro contro l'Inghilterra, declinò ogni proposta, non volendo rischiare nulla. Un altro episodio d'illecito, durante il periodo blucerchiato, narrato da Moro è quello consumatosi nel quart'ultimo turno di campionato, in Padova-Sampdoria (2-1) del 1º giugno. Qualche sera prima della partita, mentre Moro si trovava a Treviso da giorni, si presentò a casa sua un amico che lo convinse a recarsi in un ristorante della zona, dove lo attendevano alcuni padovani. Essi chiesero al portiere di favorire i loro prossimi avversari, offrendo la somma di mezzo milione di lire per ognuno dei cinque sampdoriani che si sarebbero resi complici, quattro dei quali scelti dallo stesso Moro. Tornato a Genova, Moro coinvolse quattro compagni, che vollero in pegno quattro assegni da 200.000 lire, prontamente consegnati dallo stesso portiere.

    Sempre seguendo il racconto di Moro, egli disputò un'ottima partita e fu insultato dai suoi quattro compagni per aver parato anche un rigore; la sua prova non fu comunque sufficiente a evitare la sconfitta e il Padova vinse per 2-1. In passivo di 800.000 lire, si ripresentò dai padovani, i quali prima si opposero duramente e poi diedero solamente due milioni di lire a Moro, sotto la minaccia che quest'ultimo avrebbe rivelato i loro nomi. Un altro milione dovette darlo all'amico: tornato a Genova con solo un milione, lo spartì con i suoi compagni che si accontentarono delle 200 000 lire già ricevute. Per la penultima gara Udinese-Sampdoria venne a sapere che c'erano dei premi da mezzo milione di lire che alcune società avrebbero elargito qualora i blucerchiati avessero battuto i friulani, impegnati nella lotta per non retrocedere. I compagni di Moro rifiutarono, ma fu ricompensato con 100 000 lire, nonostante la vittoria dei bianconeri per 2-0, per evitare che potesse parlare.

    La stagione per la Sampdoria si concluse con un settimo posto in campionato e Moro disputò tutte le 34 partite. Nella seconda stagione doriana Moro raggiunse un livello notevole di classe e di forma, meravigliando ripetutamente il pubblico, primeggiando nonostante la concorrenza di molti validi portieri, quali Giorgio Ghezzi (Inter), Giovanni Viola (Juventus), Lorenzo Buffon (Milan), Giuseppe Casari (Napoli), Leonardo Costagliola (Fiorentina), Ottavio Bugatti (SPAL) e Sentimenti IV (Lazio). Tra le tante partite, memorabile fu Sampdoria-Napoli (0-0) del 21 settembre 1952: in quella gara, la seconda del campionato, Moro compì diverse parate in situazioni compromesse, annullando il centravanti svedese Hasse Jeppson, che il Napoli aveva appena acquistato per la cifra record di 105 milioni, tra lo stupore degli spettatori che lo omaggiarono a lungo al termine dell'incontro.

    Moro fu incaricato di addomesticare la partita Sampdoria-Milan (2-1) del febbraio 1953: doveva fare perdere il Milan, avendo a sua disposizione un milione e mezzo di lire. Nessuno dei suoi amici rossoneri volle collaborare, ma assicurò comunque che la combine era fatta. Nonostante la sconfitta del Milan, al momento di riscuotere il denaro concordato, gli fu contestato il fatto che gli avversari ce l'avevano messa tutta e quindi non ricevette nulla.

    Il 3 maggio 1953, nella gara Sampdoria-Udinese, si rese protagonista di una stravaganza, trasformatasi in prodezza, inventandosi attaccante. A pochi minuti dallo scadere, con l'Udinese avanti per 1-0, stanco della sterilità offensiva dei suoi compagni, anziché battere la rimessa da fondo campo, chiamò a gran voce il centravanti Alberto Galassi, per dargli la sua maglia nera da portiere e indossare la numero 9, posizionandosi ala destra; subito dopo fu proprio Moro a propiziare, con un'azione personale, la rete del pareggio di Oliviero Conti. Dopodiché, fra gli applausi del pubblico, ritornò fra i pali.

    Tra le tante rivelazioni di Moro c'è anche un premio girato agli avversari. Il 31 maggio 1953, all'ultima giornata, fu promesso ai sampdoriani un premio salvezza, i quali di loro iniziativa lo proposero ai loro avversari del Palermo, affinché li lasciassero vincere. Terminò 4-1 per la Sampdoria che evitò il rischio della Serie B. Come avvenuto nella stagione precedente, non mancò a nessuna delle 38 gare di campionato.


    https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Moro
     
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    Per lui 2 stagioni nella rosa della Sampdoria:
    1951/52: 38 presenze, 0 gol
    1952/53: 34 presenze, 0 gol
    Totale: 72 presenze, 0 gol
     
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