Giovanni Lodetti (1970-1974)

Centrocampista

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    Giovanni Lodetti (Caselle Lurani, 10 agosto 1942) è un ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista. Campione europeo con la Nazionale italiana nel 1968. Attualmente è opinionista per la trasmissione Diretta Stadio in onda sull'emittente 7 Gold.

    Club

    Cominciò nelle squadre giovanili del Milan e nella stagione 1961-1962 esordì in Serie A, vincendo l'ottavo Scudetto della storia rossonera.
    Nelle stagioni successive diventò titolare ed il Milan vinse la Coppa dei Campioni 1962-1963, lo Scudetto 1967-1968, la Coppa Italia 1966-1967, la Coppa delle Coppe 1967-1968, la Coppa dei Campioni 1968-1969 e la Coppa Intercontinentale nello stesso anno.
    Nel 1970 lasciò il Milan, dove venne sostituito da Romeo Benetti, e giocò nella Sampdoria, fino al 1974, nel Foggia, fino al 1976, e nel Novara, fino al 1978.


    Nazionale

    Con la nazionale italiana, vinse il Campionato europeo di calcio 1968 a Roma. Fu inizialmente convocato tra i 22 della spedizione per il Campionato mondiale di calcio 1970. Durante la preparazione si infortunò Anastasi e quindi per la sua sostituzione vennero chiamati due attaccanti: Prati e Boninsegna. Trovandosi in 23, uno di troppo, Valcareggi decise di portare entrambi gli attaccanti, sacrificando proprio Lodetti.
    In totale disputò 18 partite in azzurro.





    La straordinarietà di un uomo qualunque. Auguri a Giovanni Lodetti


    Oggi ricopre il ruolo di opinionista per una nota emittente televisiva lombarda, ma Giovanni Lodetti vanta un passato calcistico da colonna del Milan e quattro stagioni, tutte con la fascia da capitano, alla Samp tra il 1970 e il 1974.

    Centrocampista dotato di piedi buoni e di un forte spirito di sacrificio, cresciuto nel vivaio rossonero, Lodetti esordisce in serie A nel 1961, l’anno dell’ottavo scudetto del Milan. In quegli anni gioca accanto a grandi campioni come Rivera e Altafini, conquistando trofei nazionali e internazionali: la sua bacheca comprende due scudetti, una Coppa Italia, due Coppe dei campioni, una Coppa delle Coppe e una Coppa Intercontinentale.

    Nel ’68 si toglie la soddisfazione di vincere un Europeo con la Nazionale, ma la sua esperienza azzurra è segnata da una delusione patita alla vigilia di Messico ’70: in seguito all’infortunio di Anastasi, vengono convocati altri due attaccanti ( Boninsegna e Prati) e, trovandosi con un elemento in esubero, il ct Valcareggi decide di escludere proprio Lodetti.

    Nel 1970 il centrocampista passa alla Sampdoria. La comunicazione della dirigenza rossonera lo coglie di sorpresa; all’improvviso cambiano gli obiettivi: dalla lotta per lo Scudetto a quella per la salvezza, in un’epoca davvero ardua per i colori blucerchiati. La prima stagione genovese lo vede trasformarsi nella “chioccia” di un giovane prodotto del vivaio blucerchiato di nome Marcello Lippi e le loro prestazioni, unite a quelle di Cristin, Salvi, Suarez e alle parate di Battara, valgono la salvezza, ottenuta l’ultima giornata. Da Bernardini ad Herrera in panchina, la Samp centra l’ottavo posto l’anno seguente e l’esperto Lodetti si confermerà determinante negli equilibri di squadra. Nel ’72-73 ancora una salvezza sul filo di lana, conquistando l’agognata permanenza in A negli ultimi ’90 minuti e in virtù della migliore differenza reti. La Samp dei miracoli, tuttavia, non riesce a ripetere l’impresa nella stagione ’73-’74, quando si classifica penultima con alle spalle il Genoa, fanalino di coda. In estate giunge l’inattesa notizia del ripescaggio dei blucerchiati per via degli illeciti sportivi di Foggia e Verona e la compagine blucerchiata può festeggiare con sollievo la permanenza nella massima serie.

    Dopo 4 campionati e 117 presenze consecutive (salterà solamente le ultime tre gare per dare spazio ai più giovani, a salvezza ormai sfumata), Lodetti saluta la Samp, anche se non lascerà mai del tutto l’ambiente ligure, conservando una casa a Moneglia. La ragione dell’addio è una scelta tecnica del nuovo mister Corsini, che preferisce puntare sui giovani. Il trentaduenne dimostrerà però di avere ancora delle frecce al proprio arco nel corso dei quattro campionati successivi con Foggia e Novara.

    Un aneddoto consente di capire meglio la personalità di Lodetti: qualche tempo dopo il ritiro, gli capitò di passeggiare in un parco, dove alcuni ragazzi stavano giocando a calcio. Notando che la squadra in inferiorità numerica era in grande svantaggio, chiese di giocare. Vinto lo scetticismo iniziale dei giovani di fronte a quello che consideravano un “attempato” ultratrentenne, Lodetti prese parte alla sfida. Ben presto fu chiaro che quel “signore” fosse piuttosto bravo, ma lui affermò di aver fatto soltanto tornei aziendali e finse di chiamarsi Ceramica (ironia della sorte sarà anche il settore in cui si cimenterà da imprenditore). La sua vera identità fu scoperta soltanto molte partite più tardi.

    Lodetti, l’uomo qualunque che non ha mai fatto pesare il suo passato calcistico, incarna la straordinaria semplicità di chi ha amato un calcio lontano dai privilegi di quello attuale, ha saputo reinventarsi quando gli obiettivi sono cambiati, ma soprattutto non ha mai perso di vista l’umiltà e il primo motivo per cui si inizia a calcare il rettangolo verde: la passione.

    www.sampdorianews.net/?action=read&idnotizia=21178

    Edited by Tore MB - 25/3/2020, 18:14
     
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    Grande Lodetti, campione di una Sampdoria operaia di altri tempi!!!
     
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  3. Dany Zena
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    appena sentito su radio sportiva. un piacere come sempre sentirlo parlare di calcio
     
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  4. alvierochiorri
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    Grande Basletta (per via del mento pronunciato) con lui e Luisito ottenemmo un memorabile 4 a 4 a San Siro control Inter. Prima avanti 1 a 0, poi sotto 3 a 1 e 4 - 2 e alla fine pareggio su rigore di Suarez. 1972
    Guardatevi il filmato su YouTube
     
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    Basletta 7polmoni, poca tecnica e grande cuore. Da noi arrivò sul viale del tramonto dopo gli anni milanisti, ma fece ancora parecchi campionati.
     
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    Il doppio ex Lodetti: «Sampdoria favorita, Foggia Calcio con l’entusiasmo. Che ricordi allo Zaccheria»

    Il doppio ex Lodetti: «Sampdoria favorita, Foggia Calcio con l’entusiasmo. Che ricordi allo Zaccheria»
    Due anni al Foggia Calcio (1974-1976) per centrare una delle promozioni in A più belle della storia dei rossoneri. Quattro alla Sampdoria (1970-1974), dove ha raggiunto anche l’ottavo posto in massima Serie. Questi sono soltanto gli scampoli finali della sontuosa carriera di Giovanni Lodetti, ex centrocampista del Milan e della Nazionale italiana. E’ lui il doppio ex della sfida di domani tra Sampdoria e Foggia, nel Terzo Turno di Coppa Italia. Proprio lui che del calcio italiano è stato una leggenda. Più di 300 presenze in Serie A, due Scudetti, una Coppa Italia, due coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe e il titolo di Campione d’Europa con la Nazionale Italiana nel 1968. La stessa nazionale che due anni dopo gli diede il dispiacere di essere il primo dei non convocati per la spedizione in Messico. Quella della semifinale contro la Germania (4-3) e della finale persa contro il Brasile di Peleè. Viene facile intuire che Sampdoria e Foggia siano state solo due parentesi della sua carriera, ma Lodetti non ha mai risparmiato la sua corsa. Tanto a Marassi quanto in Capitanata.

    Si gioca Sampdoria – Foggia. Quali ricordi la legano alle due squadre?
    «Ce ne sono davvero tanti, tutti bellissimi. Aver vinto il campionato ed essere stati promossi in A con i rossoneri, al culmine di due anni importanti, è stato fantastico. Con la maglia della Samp, invece, ricordo proprio una vittoria allo Zaccheria. Non eravamo una squadra che poteva permettersi di vincere fuori casa in maniera facile. Invece giocammo un’ottima partita. Vincere a Foggia era difficilissimo perché c’è sempre stato un pubblico straordinario».

    Prima Cesare Maldini, poi Balestri in panchina. La Serie A che sembra sfumare poi la clamorosa rimonta. Quale ricordo conserva della promozione del 1975-1976?

    «Se devo citarne uno c’è lo 0-0 a Catanzaro. Era la penultima giornata di campionato e grazie a quel risultato, vincendo in casa col Novara la domenica successiva, salimmo in Serie A».

    L’anno successivo passò proprio al Novara. Decise lei di non restare a Foggia?
    «No. Scelse la società. Nella mia carriera sono state sempre le società ad eliminarmi, a volta in modo inatteso, strano. Mi è dispiaciuto lasciare il Foggia, avrei fatto volentieri un altro anno in A, ma arrivò Puricelli in panchina e fece delle scelte diverse».

    Di quel gruppo si dissero e scrissero molte cose.
    «In realtà eravamo uniti. Un bel gruppo. Ricordo che ogni volta che potevamo godere di un giorno libero andavamo al mare a Peschici, località che ho frequentato per anni dopo la carriera di calciatore. Così come non dimentico le cene in un ristorante nei pressi di Lesina. Era il nostro quartier generale e facemmo lì anche la festa promozione. Ricordi incancellabili».

    Torniamo al presente. Domani c’è Sampdoria – Foggia. Cosa prevede?
    «La Sampdoria è ovviamente la favorita. Arriva più collaudata e pronta a questa partita. E’ da diversi anni in Serie A e avrà il vantaggio di giocare in casa. Il Foggia, invece, ha bisogno di ambientarsi in categorie superiori e dovrà far leva sull’entusiasmo. Soprattutto dei suoi tifosi».

    Quali obiettivi possono raggiungere le sue due ex squadre nei rispettivi campionati?
    «L’obiettivo del Foggia è mantenere la categoria. Non è una cosa facile. Bisogna capire che è un campionato diverso, che i foggiani ritrovano dopo diciannove anni. E sono tantissimi. Ma i rossoneri, come dicevo prima, possono puntare sull’entusiasmo della gente dello Zaccheria. La Sampdoria, invece, spero che possa continuare a crescere e ottenere risultati importanti in questa stagione».

    www.foggiasport24.com/2017/08/doppi...allo-zaccheria/
     
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    1946: Giovanni Lodetti e gli aneddoti che lo commossero in tv

    Parlare di Giovanni Lodetti, approdato alla Sampdoria nel 1970, mi riporta a differenti età della mia vita.

    “Basletta”, per quel mento un po' così , arrivò alla Samp dopo dieci anni di Milan alla corte di Gianni Rivera. Di certo, per lui, quel 1970 non fu un anno facile. Convocato per i Mondiali in Messico, Lodetti finì nel tritacarne di una storia tristissima.

    Tra i convocati c'era Pietro Anastasi che s'infortunò. L'incidente avvenne “fuoricampo” e, anche se a quel tempo molto si favoleggiò, la realtà fu senza dubbio più banale. Una manovra sbagliata da parte di un massaggiatore creò un problema alle parti basse di Pietruzziu che dovette dare forfait. Valcareggi avrebbe voluto Bonisengna che, non essendo stato convocato, si era sposato ed era andato in viaggio di nozze.

    Il team azzurro convocò allora Pierino Prati, che tra le altre cose aveva una caviglia malandata. All'ultimo, però, si presentò anche “Bonimba”. Solito pasticcio all'italiana: con 23 giocatori in ritiro, le liste da consegnare alla Fifa, bisognava tagliare fuori qualcuno e quel qualcuno fu Giovanni Lodetti. Venne convocato “al piano di sopra” e gli fu comunicato che sarebbe dovuto andare a casa lui. Gli offrirono di restare in vacanza ad Acapulco, avrebbe potuto portare la famiglia e avrebbe ricevuto gli stessi premi dei 22 convocati. Lodetti non ci pensò un attimo e mandò tutti a quel paese: inutile dire che chiuse la sua carriera in Nazionale.

    I maldicenti ritengono che questo fosse l'ennesimo sgarbo fatto a Rivera dal partito che lo avversava in azzurro. Da dieci anni Giovanni era il palafreniere dell'”Abatino” in campo. Ma le mazzate per il nostro non erano certo finite perchè, al ritorno in Italia, scoprì che lui, fresco campione d'Europa, a 28 anni sarebbe stato ceduto alla Sampdoria. Altro palcoscenico, altra storia. Forse dire le cose come stanno non era stato gradito: chissà.

    Ma che Giovanni fosse, ed è ancora, un grande uomo, nessuno poteva metterlo in dubbio. Si mise al lavoro e alla fine metterà insieme quattro anni di intensa Sampdoria con 129 partite consecutive tra campionato e coppa. Altro che Jannacci quando cantava “Sun sciupà, sun sciupà”. Ho avuto modo di conoscere e frequentare nel mondo televisivo Giovanni Lodetti in anni di militanza comune a commentare il calcio per una rete nazionale.

    In più di un'occasione gli ho ricordato aneddoti come quando terminò una gara con la testa rotta e fasciata: lui si commosse in diretta. Oppure di quando, ragazzino, Lodetti è del 1942, andava a seguire gli allenamenti della sua Sampdoria al Ferraris e accarezzavo le maglie di “lanetta” che i magazzinieri stendevano ad asciugare sotto la curvetta.

    Per dire di che pasta è fatto il Giuan basti un ricordo che, una volta, mi ha regalato. Aveva già terminato la sua carriera che, dopo la Sampdoria, sarebbe passata ancora per Foggia. Da buon “bauscia” quando appese le scarpe al chiodo si dedicò ad una “fabbrichetta” di laterizi, tanto per dire Trapattoni aveva un'azienda di marmitte. Visto che viveva la vita della fabbrica, nella pausa lavoro, era andato a fare due passi in un parco vicino indossando una tuta da fatica. Banale dire che mettersi ad osservare i ragazzini all'opera con la palla al piede sull'erba per lui fosse d'obbligo.

    Ma nel momento in cui la sfera, sfuggita al controllo non perfetto di uno di loro, era capitata sui suoi piedi, resistere diventava impossibile. E così, davanti ai ragazzini straniti, si palesò un “cumenda” con la pelata, che amanestrò il cuoio e la loro fantasia. Ma i ragazzi non sapevano chi fosse stato Lodetti e la partita terminò così. Spesso nel corso delle cronache dal Luigi Ferraris, dallo studio, la prima domanda di Lodetti era legata al tempo, per informarsi del meteo in Liguria. Giovanni è rimasto legatissimo alla Liguria e tiene casa a Moneglia. Giocatori d'altri tempi per un calcio che è altro dal tempo che passa

    https://www.sampdorianews.net/giocavamo-in...ero-in-tv-99313
     
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    Della serie "Aneddoti di un ragazzo". Primi anni 70, partita della Samp a Marassi, non ricordo contro chi,. Al terzo passaggio di fila sbagliato da basletta, inevitabile mormorio di disapprovazione del pubblico. Si alza in piedi un tifoso che con accento meridionale dice " non fischiatelo che dà sempre l'anima", pronta risposta di un tizio che in genovese ribatte " Speremmu che u a dagge pe davvei" :lol:
     
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  9. ToniSamp
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    Oggi ne ha parlato Enrico Ruggeri ne il falco e il gabbiano.
    http://www.radio24.ilsole24ore.com/program...3617-gSLA1mxgTC
     
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    Sono 53 anni che mi chiedo perche' Rivera non era titolare in Messico nel 1970 e Lodetti fu escluso, anche se non era ancora nostro giocatore. Ho letto questo su Facebook:
    " I giovani non lo sanno; ma quella nazionale del Messico (vice campione del mondo) il cui ct era Valcareggi, non era però comandata da Valcareggi, ma dall'accoppiata Mandelli-Allodi.
    Mandelli era un dirigente Fiat e un consigliere della Juve; mentre Allodi era un dirigente (direttore sportivo) dell'Inter. Pertanto in quella nazionale si creao' un accordo di ferro tra i due dirigenti bianoneriazzurri, la cui parola d'ordine era: "tenere fuori Rivera dalla formazione titolare; e cercare di ridurre al minimo indispensabile, la presenza di altri milanisti tra i 22 convocati".
    Questo è stato il vero motivo per cui Lodetti è stato escluso, nonostante inizialmente fosse stato convocato.
    Se Rivera avesse giocato titolare e Lodetti avesse fatto parte della squadra; forse l'Italia quel mondiale l'avrebbe vinto".

    Forse non avremmo vinto quel Mondiale, ma non avremmo perso la finale 4-1, anche se l'Italia aveva nelle gambe i 120' della famosa partita contro la Germania. Lodetti era la spalla di Rivera nel Milan e correva per lui. E' stato un grande campione anche quando gioco' per noi.

    Edited by Australian - 17/8/2023, 14:32
     
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    Non mi stupirei ci fosse del vero: queste cose succedevano anche allora. Anche io quando tempo fa scoprii come andarono le cose, ritenni subito molto singolare (o meglio sospetta) la scelta di sostituire Anastasi con 2 attaccanti, dovendo così rinunciare a lui. Questa teoria in qualche modo conferma che ci furono altre motivazioni, non prettamente tattiche.
    Fu un brutto periodo: l'esclusione dal Mondiale fu ovviamente un colpo tremendo e subito dopo il Milan lo fece fuori a sorpresa inserendolo nello scambio col rampante Benetti, ritenendolo forse in fase calante. Invece Basletta si dimostrò ancora validissimo e da noi onorò la maglia con serietà ed abnegazione trasformandosi da scudiero di Rivera in scudiero di Suarez (!).
     
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    grande Basletta! un giorno ero nel parterre della gradinata, l'ho visto arrivare come un treno, con una grinta allucinante per evitare il corner, ha dato una sberla alla palla che ha fatto un botto pazzesco.
    Ecco, il ricordo di quell'uomo semipelato, con l'aspetto di un quasi anziano dei giorni d'oggi ma con quella cazzimma è rimasto indelebile nella mia memoria in questa immagine.
    Avercene in campo di uomini così, con quella grinta, quell'agonismo e quel carattere.
    Sarò un nostalgico sentimentale..........
     
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    CITAZIONE (pillocero @ 17/8/2023, 18:02) 
    grande Basletta! un giorno ero nel parterre della gradinata, l'ho visto arrivare come un treno, con una grinta allucinante per evitare il corner, ha dato una sberla alla palla che ha fatto un botto pazzesco.
    Ecco, il ricordo di quell'uomo semipelato, con l'aspetto di un quasi anziano dei giorni d'oggi ma con quella cazzimma è rimasto indelebile nella mia memoria in questa immagine.
    Avercene in campo di uomini così, con quella grinta, quell'agonismo e quel carattere.
    Sarò un nostalgico sentimentale..........

    Gran bell'aneddoto! Lodetti è stato un antesignano di Oriali: "una vita da mediano, a recuperar palloni..." citando Ligabue. Ma, così come Oriali, lo ha fatto in grande stile, ad alto livello, coprendo prima Rivera e poi un anzianotto ma ancora notevole Suarez. Curriculum e palmares non hanno bisogno di molti commenti. Ma se era facile avere stimoli giocando in un Milan di campioni, poteva - magari anche inconsciamente - tirare un po' i remi in barca una volta sceso in Riviera, dopo la doppia delusione ravvicinata. Invece ha dimostrato di avere ancora una grande voglia di dimostrare che era ancora un giocatore importante e si vede anche dalle piccole cose, come questo aneddoto. Grande Basletta!
     
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    Un amore infinito il suo per il Milan, per tutti i suoi compagni di squadra e amici rossoneri. Ha corso e lottato, ha vinto e vissuto con la maglia della sua vita, il Lodetti. Alla signora Rita e al figlio Massimo le condoglianze più sentite e sincere per la perdita dell'inimitabile Giuanin, il nostro indimenticabile Basletta.

    RIP
     
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    Nooooooo, lo scopro ora. Mi dispiace davvero tanto ;_;
     
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