Piero Battara (1960-1972)

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    Mancava un topic sul mitico Pierone Battara, portiere di una Sampdoria "povera" ed allenatore dei portieri della Sampdoro. E' stato il maestro di Pagliuca, il nostro piu' grande portiere.

    Ho trovato questo articolo su:
    www.cittadigenova.com/Quando-parava...ttara-8710.aspx

    L'intervista a Piero Battara: "Fondamentale la conferma di Cassano e Pazzini

    Carissimi Amici Blucerchiati, in questa puntata torna ad essere protagonista colui che ha ispirato il titolo della nostra rubrica: il grandissimo Pierone Battara. Avevo già avuto modo di anticipare, nella puntata a lui dedicata, ulteriori contributi, in materia di Sampdoria, da parte del nostro Piero. E siccome oggi vorrei parlare di portieri, beh, penso sia davvero impossibile non rivolgersi a lui. I nostri estremi, attualmente in forza al team, sono gli stessi della scorsa stagione: Castellazzi, Mirante e Fiorillo. Al momento in cui scriviamo, ancora non è ben chiaro se la strategia societaria, unitamente al pensiero del nuovo mister, Del Neri, porterà alla riconferma in blocco di tutto il gruppo, o se qualcuno verrà ceduto, o imprestato ad altri team, per poter giocare con maggiore continuità. Di certo c’è che è stata rinnovata la comproprietà di Mirante con la Juve. Nello scorso torneo Mazzarri ha scelto quasi sempre Castellazzi tra i pali, con Mirante impegnato in alcune occasioni in campionato e nelle Coppe, e con il giovane Fiorillo lanciato nelle ultime due partite stagionali. Una cosa importante da ricordare è che il preparatore tecnico dei portieri sarà quest’anno Guido Bistazzoni, altro personaggio molto gradito al pubblico sampdoriano e, aggiungo io, bravissimo sotto il profilo professionale, tecnico ed umano.

    Ma chiediamo subito a Battara cosa ne pensa della situazione attuale, in merito ai portieri-Samp
    Intanto partirei da Bistazzoni. L’ho allenato per diversi anni; aveva grandi qualità. Ed in più era un ragazzo che sapeva dare tantissimo, direi tutto sé stesso, per la causa. Durante gli allenamenti gli potevo chiedere qualunque cosa, e lui non si tirava mai indietro. Sono certo che nel ruolo di Mister dei portieri farà benissimo: è molto preparato, ed è anche intelligente.

    Vuoi darci una tua opinione su Mirante e Castellazzi?
    La mia impressione è positiva su entrambi. Certo, Mirante non ha avuto modo di giocare parecchio, però nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa si è fatto trovare pronto. Per quel che riguarda Castellazzi, io penso che Luca sia un ottimo portiere, molto attento e professionale; mi sembra di poter dire che la sua stagione si sia comunque chiusa con un consuntivo finale positivo.

    E Fiorillo? Le due prestazioni di fine campionato hanno suscitato alcune perplessità. Troppa emozione per il giovane e promettente portiere?
    Mi sembra che il ragazzo possieda buonissime qualità di base, e possa naturalmente migliorare ancora parecchio, sia a livello tecnico che comportamentale. Quando parlo di “comportamento”, lo dico per i non addetti ai lavori, intendo ovviamente il comportamento in campo, durante le partite. Ha di certo un bel fisico, un buon… “muso”, ed ha raccolto sino ad ora grandi successi con la Primavera, come lo scudetto e la Coppa Italia di categoria. E’ indubbio che a Palermo qualcosa non è andato per il verso giusto: nei gol presi si sono manifestate due tipologie di errore; nel primo caso, uno grave di tipo tecnico, quando sulla parata si è fatto sfuggire il pallone, mentre nel secondo caso, di tipo comportamentale, quando si è fatto intercettare l’appoggio di piede ad un compagno di difesa. Cose che capitano: il ragazzo avrà sicuramente metabolizzato gli errori e cercherà, con l’aiuto di chi lo segue, di non commetterli più.

    Scusa Piero, ti faccio una domanda diretta: per te sarebbe meglio che Fiorillo andasse a fare esperienza, che so, in cadetteria, o rimanesse a giocarsi il posto a Genova?
    Non posso esprimere pareri in merito: oggi, quando parlo di un portiere, e in questo caso di Fiorillo, lo faccio da semplice osservatore. Sarà chi lo allena che potrà avere idee precise al riguardo. Non certamente il sottoscritto.

    Molti hanno addirittura indicato Fiorillo come il possibile erede di Buffon. Quando allenavi tu, c’era un certo ragazzo bolognese, molto giovane anche lui, che sembrava davvero essere una grande promessa
    Su Pagliuca ricordo benissimo un aneddoto, in proposito: all’epoca il numero uno era Guido Bistazzoni, poi c’era Bocchino, infine Pagliuca. Boskov e Borea erano propensi a cedere Gianluca in serie C, per farsi le cosiddette ossa. Pagliuca era piuttosto giù di morale, e venne da me. Di lì a poco mi convocò il Presidente. Mantovani mi chiese, senza tanti giri di parole, cosa pensassi della situazione. E senza tanti giri di parole gli risposi che per me era meglio tenerlo alla Samp, e che dopo dieci anni il ragazzo sarebbe diventato il numero uno in Italia. Mantovani sorrise, mi spiegò che anche lui la pensava così, ma che voleva sentirselo dire da me. E così Pagliuca non venne imprestato a nessuno.

    Come si comportava Pagliuca in allenamento?
    Bene, molto bene. Lavorava molto. E’ da sottolineare anche il grande apporto che ebbe Giulio Nuciari, il suo Secondo, sulla crescita di Pagliuca. La professionalità di Nuciari, il suo grande impegno e la sua disponibilità, hanno sempre obbligato Gianluca a dare il massimo, ad ogni allenamento. A volte avere un compagno di reparto così positivo, può diventare un grandissimo stimolo, un aiuto importante per il portiere titolare.

    Tu che sei stato un autentico precursore, in materia di creazione di metodologie applicate alla tecnica specifica dell’allenamento dei portieri, hai sicuramente anche contribuito alle ottime performances di quella che si potrebbe anche definire una autentica “Scuola Samp” di bravissimi Numeri Uno. Cosa ne pensi?
    Si, credo che la Sampdoria sia stata parecchio fortunata, sin dai suoi albori, riguardo alla bravura dei suoi estremi. E’ sempre stata una tradizione di ottimi difensori della porta, non ci sono dubbi. Non esiterei a definirla appropriatamente come una vera e propria “scuola”, dove vengono coltivati, o recuperati, numeri uno di grande importanza. Mi viene in mente un nome, così su due piedi: Mauro Ferron, preso a 30 anni, a parametro zero, da molti considerato ormai sul viale del tramonto, e protagonista di numerose ottime stagioni con la nostra casacca.

    Ascolta, Piero: quando giocavi, ti giravi spesso verso la Gradinata Sud, durante le partite decisive e tesissime per raggiungere la salvezza, per caricare e galvanizzare i supporters doriani nei momenti di grande difficoltà; cosa vuoi dire ora a loro, in prossimità dell’inizio della nuova avventura prossima?
    Dobbiamo essere sinceri: l’anno scorso i risultati non ci hanno fatto sorridere, e questo soprattutto per l’epilogo negativo della finale di Roma; sennò saremmo ora qui a parlare di altre cose… In realtà non credo che la scorsa stagione sia da definire negativa ad oltranza. Certo: il piazzamento ottenuto dai nostri “cugini” ha un po’ lasciato il segno sui nostri affezionati tifosi: può essere che questo fatto possa indurre la dirigenza a voler impostare una compagine più forte e competitiva. E’ ovvio che molto dipenderà dalla conferma di autentici pezzi da novanta, quali Cassano e Pazzini. Oltre ad acquisti mirati, per il gioco del nuovo mister Del Neri, ed al rientro dei nostri bravi giovani dati in prestito, ed ora prossimi al ritorno in blucerchiato. Dobbiamo in ogni caso essere fiduciosi e, naturalmente, non smettere mai di sostenere, con affetto ed assiduità, la nostra cara ed amata Sampdoria.


    Mitico Pierone!!!!

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    Altra intervista a Battara su:

    www.cittadigenova.com/Quando-parava...brica-4252.aspx

    "San Battara" ospite della "sua" rubrica

    Qualcuno, forse, ricorderà, e nel caso lo ringrazio, la prima puntata di questa rubrica, quella dal sottotitolo “Una colonna di sana ed appassionata Sampdorianità”, dove il sottoscritto spiegava come, quando e perché, all’età di 6 anni, era rimasto folgorato dalle maglie e dalle bandiere blucerchiate, in quel Sampdoria-Reggina del trionfale campionato 1966-’67; ed anche i motivi per i quali ho deciso di dedicare la rubrica stessa ad un sampdoriano tutto di un pezzo, il mitico Pietro Battara. Nella stessa puntata spiego quanto, sin da piccolino, ho sempre avuto una grande ammirazione per Piero: e non solo per le sue parate ed i miracoli che faceva in campo. Me lo immaginavo come un vero eroe, anzi, un super-eroe, ed infatti tutti lo chiamavano “Batman”. Mi piaceva quando salutava la gente dal terreno di gioco, e anche quando si girava verso la Sud e arringava la folla, nei momenti difficili, per darle coraggio e chiamarla all’incitamento; all’epoca non è che lo facessero in molti, non era affatto una cosa usuale. In quella Sampdoria, sempre in grande lotta sino all’ultimo istante per raggiungere l’agognata salvezza, lui sembrava un po’ il nostro ultimo baluardo, un vero angelo custode o, se volete, una colossale ed insormontabile “Saracinesca”. Con un bel po’ di emozione ho telefonato a “Batman”, e gli ho chiesto un incontro. E con molta gioia gli ho stretto la mano: ed in quel momento, giuro, mi è sembrato di essere il bimbetto di 6 anni al cospetto del nostro Numero Uno dell’anno della promozione-rekord in serie A.
    In un attimo mi sono passati in mente immagini che neanche più ricordavo di aver vissuto: un pomeriggio, a Quarto, con i miei amichetti, a correre per vedere tutta la squadra andare a pranzo alla “Trattoria Gigino”, con il grande Fulvio Bernardini in testa; o un’altra volta in ritiro, in una località piemontese, e neanche ricordo dove. In ogni caso il Battara odierno conserva un fisico invidiabile, da vero attore di Holliwood, e non sto esagerando. In casa sua spiccano varie foto in piena azione, una storica, in volo plastico ed in presa sicura. Ci sono anche altri famigliari nelle cornici. Tutti figli, o parenti d’arte. Tutti vestiti da portieri, dal figlio Massimo, ora secondo di Soda al Benevento, a nipotini terribili con i guantoni in bella vista. Piero Battara ha collezionato la bellezza di 400 presenze tonde tonde in serie A, tra Vicenza, Sampdoria e Bologna: undici tornei con la maglia nera Numero Uno del Doria, dal 1961 al 1972, 228 presenze in campionato più 15 in Coppa Italia. E poi la brillante carriera di allenatore dei portieri con Bologna, Sampdoria e Fiorentina. Vogliamo ricordare i suoi allievi? Eccoli: Toldo, Taglialatela, Manninger, Mareggini e Cassano nel periodo viola; Pazzagli, Ballotta, Zinetti, Buso, Adani, M.Battara, Malgioglio, Boschin, M.Rossi e Cavalieri in quello rossoblù felsineo; Pagliuca, Ferron, Sereni, Zenga, Casazza, Nuciari, Ambrosio, Bistazzoni, Curnia Sandy e Pagotto nelle annate blucerchiate. Non male, eh? Ma la cosa che forse non tutti sanno è che fu proprio il nostro Piero l’ideatore del ruolo di Mister dei portieri.
    E’ così, sig. Battara?
    “Confermo: posso tranquillamente dire di essere stato il creatore del ruolo del “Preparatore specifico per i portieri”, codificandone tutta la tecnica e la strategia di allenamento. Ricordo bene come gli allenamenti, ai nostri tempi, non prevedessero nulla di specifico per gli estremi, anche se devo dire che Gipo Poggi qualche idea all’avanguardia, qualche accorgimento tecnico lo sapeva tirare fuori .Il fatto, però, è che quando la seduta finiva, tutti andavano sotto la doccia, mentre io rimanevo in campo a farmi bombardare da Bassetto e Baldini, che si divertivano a gareggiare con conclusioni dal limite dell’area. Capirai che allenamento. Fu così che un pomeriggio pensai: “Quando smetto di giocare, giuro che mi invento una nuova figura professionale che faccia crescere e migliorare i portieri. Un allenatore specifico per loro.” E lo feci per davvero.”

    Piero, com’è che ti sei dedicato alla difesa della porta?

    “Sin da piccolino ho avuto questa passione, il mio idolo era Sentimenti IV, e io cercavo di imitarlo in tutto. E ci credi che fu proprio lui a chiamarmi, mentre era ormai prossimo a smettere l’attività di calciatore, a Vicenza, nel Lanerossi. Iniziò così la mia avventura di professionista. Era il 1956. Pensa, tu non eri ancora nato! Nel 1961 arrivò il passaggio alla Samp. All’inizio ero il “Secondo” di Rosin, ma con l’avvento del giovane e rivoluzionario tecnico Roberto Lerici, trovai spazio; venne poi il turno in panca di Ossie Ocwirk, e mi toccò un po’ di altalena con Sattolo; quando arrivò Bernardini cominciò la mia ascesa, di colpo tutti i miei timori scomparvero. Il Dottore mi sapeva caricare molto, soprattutto grazie alla sua frase, divenuta famosissima: ”Quel che importa in una squadra è avere un grande portiere ed un ottimo centravanti. E la Samp il portiere ce lo ha già.” Beh, era davvero impossibile mollare, anche nei momenti più difficili!”

    Erano altri tempi, quelli di Battara in blucerchiato, vero?

    “Sono stati anni bellissimi ed indimenticabili, non cambierei la mia carriera con nessun’altra. Certo, le difficoltà non mancavano: nel senso che gli stipendi non sempre arrivavano, e l’avvocato Colantuoni faceva i miracoli come poteva… Però esisteva un grandissimo attaccamento alla maglia, un enorme entusiasmo ed un incredibile desiderio di appartenenza. Cosa vuoi: il calcio è parecchio cambiato, in molte cose in meglio. Pensiamo per esempio alle fantastiche possibilità di un giocatore moderno di recuperare in fretta e bene da un infortunio. Se all’epoca ti “rompevi”, ti ingessavano. Punto. E per la rieducazione… erano affari tuoi. Altro che tecnologie e macchinari moderni! Se saltava un tendine, avevi smesso di giocare. E se si lesionava un legamento, beh, ti facevi ingessare per una ventina di giorni, niente operazioni, e poi via di muscoli, un bel tavolo di legno con i pesi legati al piede, su e giù, su e giù. Io sono guarito proprio in questa maniera, e ho giocato sino a 38 anni.”.

    Quali altre differenze c’erano con il tuo calcio?

    “Tante: non esistevano gli sponsor sulle maglie, i diritti d’immagine, i procuratori ed altre figure moderne. Le maglie andavano dall’uno all’undici; i calciatori non per questo erano meno professionali, anzi, erano certo più vicini al concetto “puro” di atleta. E’ anche vero che noi non subivamo le pressioni e le distrazioni di oggi. Era sicuramente più semplice per le squadre avere le cosiddette “bandiere”; appariva anche più normale, e questo era proprio il mio caso, legarsi sentimentalmente alla società, ai suoi colori, ed ai suoi tifosi. Inoltre, quando uno si ritirava dall’attività, non poteva pensare con sicurezza di poter riuscire a trovare uno sbocco nel mondo del calcio, come può con più facilità capitare oggi. A 35 anni, in genere, si appendevano le scarpe al chiodo. E si doveva trovare una nuova occupazione. Mi sono scordato qualcosa? Ovviamente si: eravamo sicuramente privilegiati, guadagnavamo bene rispetto ad una persona comune, ma non al punto da suscitare invidia. C’era più umanità, più contatti con la gente, per la strada, al campo, in giro per la città. Anche i rapporti con i “cugini” erano buoni. Quanti derby a boccette al “Bar Bruno” della Foce! Massimo Giacomini abitava vicino a me, a Marassi, e giocava nel Genoa. E’ stato il mio testimone quando mi sono sposato. Ricordo anche che prima dell’avvio dei campionati era ormai diventato usuale disputare uno, o due derby amichevoli appunto prima dell’inizio della stagione ufficiale. Una consuetudine che, purtroppo, è andata perduta.”

    Ma cosa succedeva a Napoli quando giocava la Samp?

    “Credo che i tifosi partenopei non sapessero davvero più a che santo votarsi. In effetti posso dire tranquillamente di avere superato persino S.Gennaro, negli incontri con gli azzurri campani. Davvero: mi sono uscite prestazioni di grande spessore, assolutamente positive. Semplicemente: riuscivo a parare tutto! E fu così che nacque la leggenda, a Napoli, di San Battara…”

    Peccato che ti sei trovato di fronte i vari Zoff ed Albertosi a sbarrarti la porta della Nazionale…

    “Già, due grandissimi. Ma io non rimpiango nulla. Da calciatore ho anche avuto la soddisfazione di vincere una Coppa Italia con il Bologna, oltre allo straordinario trionfo della promozione in A, con il campionato record dei 54 punti. Da Mister dei portieri ho partecipato agli indimenticabili successi della Sampdoria-Mantovaniana, con 3 Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, lo Scudetto ed una Supercoppa Italiana. Con la Fiorentina allenata da Mancini ho vinto un’altra Coppa Italia. Non vorrei poi dimenticare la finale di Wembley di Coppa dei Campioni: abbiamo perso, è vero, ma la cavalcata trionfale che ha portato in Inghilterra la Banda-Boskov, la reputo comunque equivalente ad una vittoria”.

    Cosa pensi della Samp attuale?

    “Penso che sarebbe un grandissimo colpo andare in finale della Coppa Nazionale, e magari vincerla! Anche queste ultime gare di campionato sono comunque molto importanti, e potrebbero portare moltissime soddisfazioni ai nostri colori. Io spero che tutto questo accada e, dico la verità, sono molto fiducioso.”

    Bene, Piero. Ti ringrazio e ti saluto, anche a nome di tutti i nostri lettori. Ti dico già, però, che ti interpellerò ancora, soprattutto su argomenti tecnici riguardanti i portieri.
    “A tua completa disposizione. Grazie ancora di avermi dedicato il titolo della tua rubrica. Un caro saluto a tutti e, naturalmente, forza Sampdoria”.

    Edited by Tore MB - 20/4/2020, 18:15
     
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    Pietro Battara: "Contento che Mancini abbia pensato a mio figlio"

    Pietro Battara, ex portierone della Sampdoria intervistato ai microfoni del Corriere Mercantile, non nasconde la sua felicità a seguito della decisione di Roberto Mancini di inserire nel suo staff il figlio Massimo:

    "Mi ha chiamato Roberto pochi giorni prima di Natale, per chiedermi se Massimo se la sentisse di aiutarlo in questa esperienza all'estero. Erano stati bambini assieme, nel vivaio del Bologna e sono arrivati alla Sampdoria a distanza di un anno l'uno dall'altro, hanno un patrimonio comune di esperienze e di umanità. Sono molto contento che abbia pensato a Massimo, anche perchè Roberto, nel lavoro di allenatore cominciato assieme a me alla Fiorentina, dove mi aveva chiamato, ha sempre avuto un'attenzione particolare per la preparazione dei portieri".

    http://www.sampdorianews.net/?action=read&idnotizia=7551
     
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    Campioni, una razza a parte: ieri, 21 luglio era il compleanno di un ex portiere e bandiera della Sampdoria, Pietro Battara, Radio Sportiva l´ha raggiunto per fargli gli auguri e parlare della squadra blucerchiata.

    Sulla Samp: Il calcio è un mondo bello e particolare, ma alcune volte da´ delle delusioni. Nel corso degli anni è normale che possono esserci alti e bassi: adesso quel che conta per la Samp è tornare in Serie A, e presto.

    Su chi vedrebbe bene in porta della Samp: Ci vuole un portiere all´altezza della situazione, sul piano tecnico prenderei uno esperto tipo Frey (ma l´operazione è complicata).

    Su cosa pensa della Società Garrone: Non mi sembra una famiglia così "sampdoriana" da poter garantire nel tempo una dinastia come era Mantovani. Magari hanno preso un impegno con la città e per una questione di orgoglio riporteranno la Samp in A, ma dopo non credo che andranno avanti.

    Fonte: TMW
     
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    Piero Battara (Sampdoria 1961-1972) su Romero: "Per quello che ho visto fare fino ad adesso, non ho visto grandi cose, questo perchè abbiamo una discreta difesa che lo tiene lontano dai guai. Spero che quando sarà il momento ci metterà del suo per tenere il risultato".
     
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    Mah direi che al momento sono più le cose buone che gli errori..certo è il tipico portiere sudamericano poca tecnica di base e molto fisico e istinto ma io sono ultra contento che sia tra noi.....
     
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    https://www.sampdoria.it/news/stories/2022...xAyfrqlRXrV1ywE

    Resta sempre un mito!!!!
     
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