Pietro Bonetti (1946-1949)

Portiere

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    Bonetti, lancia Fiorillo: «Sarà un grande»

    Pietro Bonetti non è più il felino di un tempo, si siede sul divano della sua splendida villa, nella pineta di Arenzano a picco sul mare e, dopo un lungo sospiro, dice: «La vecchiaia colpisce tutti, anche i vecchi». A 86 anni non ci saranno più i riflessi, ma la testa gira ancora a mille. Sennò Bonetti non sarebbe diventato quello che è diventato, non avrebbe riempito la propria vita come se il recipiente non avesse avuto fondo: primo portiere della Sampdoria, unico con Pinella Baldini, di quella formazione, ancora in vita; donne meravigliose tra cui l’attrice Lucia Bosè; amori infiniti, dolori immensi, amici cari e illustri come Fausto Coppi, l’addio veloce al calcio per una carriera da imprenditore, la passione per i libri, per la lirica, per i giovani. «Portatemi Fiorillo - dice ora - ho parecchie cose da spiegargli».
    Bonetti oggi nella sua casa

    Tipo?
    «Cosa fare e soprattutto cosa non fare. Io ho pagato a caro prezzo la mia testa matta. Ad esempio quando stavo con Lucia Bosè...».

    Prego?
    «Sì, siamo stati insieme due anni e mezzo. Lei voleva che facessi l’attore...».

    L’attore? E l’ha fatto?
    «Ho fatto due film, uno mi pare Ricchi e Poveri, l’altro non me lo ricordo. Ma era una vita che non mi piaceva. C’erano tante ragazze disposte a sdraiarsi a letto, per il resto preferivo il mondo del calcio. Però, in quel periodo, non riuscivo ad allenarmi, ho perso tempo».

    È una delle cose che vorrebbe dire a Fiorillo?
    «Sì, perché bisogna fare vita da atleta, a certi livelli. Io ero anche capriccioso, per questo ho perso la Nazionale. Per questo e perchè c’erano grandi portieri».

    Uno era Bacigalupo...
    «Valerio, un carissimo ragazzo, un carissimo amico. A parlarne adesso mi viene il magone. Mi diceva sempre: “Il tuo posto sarebbe in Nazionale, peccato che non te lo possa lasciare”. La Nazionale mi è mancata. Sono stato convocato sette volte, ma non ho mai giocato. Pozzo mi diceva “Quando cambi testa”. Non accadde. Una volta, ricordo che dovevamo giocare contro la Juventus, la mattina di domenica me ne andai via. Una ripicca nei confronti di un dirigente. Naturalmente, aveva ragione lui».

    In questo caso i consigli valgono forse più per Cassano che per Fiorillo...
    «Cassano è sempre stato padrone della sua classe. Questo gli ha consentito di fare quello che voleva, ma è un bene e un male nello stesso tempo. Quando sei in queste condizioni pensi che tutto, o quasi, quello che fai sia giusto. Invece non è così».

    Altri errori?
    «Scegliere il Genoa. Giocai un anno là, ma il mio cuore è sampdoriano, in più la società in quel periodo era una situazione difficilissima».

    E l’addio al mondo del calcio è stato uno sbaglio?
    «Un po’ mi è dispiaciuto, ma ho trovato una strada che mi ha fatto conoscere un mondo bellissimo».

    Come andò?
    «Giocando, ero diventato amico del presidente del Lecce, Marcello Indraccolo. Era un vero patito di calcio. Aveva realizzato, nel parco della sua villa, un campo da calcio regolamentare dove andavamo a giocare. Lui, proprietario della società Saca, mi ha messo in contatto con il mondo dell’aeronautica. Così ho messo in piedi la mia azienda».

    La Bonetti Aircraft...
    «Sede a Genova, dove ci sono 80 dipendenti. In tutto il mondo saranno circa duecento. Adesso guidano i miei figli, Carlo e Nora. Sono i figli che ho avuto dalla mia prima moglie, Maria Grazia... morì di tumore a 33 anni... è stato il vero amore, se n’è andata via troppo presto. Sono scoppole enormi, non ti riprendi mai del tutto... la vita va avanti ma ferite così grandi restano sempre nel cuore. Per fortuna mi ha lasciato due figli meravigliosi. Gestiscono l’azienda, Carlo parla cinque lingue, tre perfettamente, non ti accorgi qual è la sua».

    Non sarà stato facile. Una volta gli stipendi dei giocatori non erano quelli di adesso, vero?
    «È un tasto lacrimoso, questo. Finita la carriera di calciatore dovevi per forza fare qualcosa. Molti sono rimasti nell’ambiente».

    Lei no, ma segue il calcio?
    «Sempre. Vado anche a vedere le partite, quando posso. In questa stagione sono andato a vedermi la Sampdoria. La prima di campionato, contro l’Inter. Mi ha telefonato Baldini, Pinella, ma io lo chiamo Pino. Con lui siamo rimasti grandi amici. Al telefono ci sentiamo sempre. Ma qualche volta ci vediamo anche. L’ultima volta che ci siamo incontrati, tutti e due con il bastone, gli ho detto: “Facciamo la gara?”. La Samp è una buona squadra. Se è lì a giocarsela con le migliori, bisogna ringraziare il presidente Garrone».

    Altri amici veri di quella prima Sampdoria?
    «Mi trovavo bene con Bassetto. Era un ragazzo molto brillante, molto intelligente».

    Lusetti, il suo rivale in porta?
    «Bravissima persona.Con lui ci alternavamo, ma soltanto perché io facevo i capricci. Io ero il titolare e, posso dirlo, anche più forte».

    A proposito, il portiere più forte di tutti?
    «Valerio Bacigalupo, in campo e non solo. Alla fine di un Sampdoria-Torino in cui feci una partita strepitosa, fece tutto il campo di corsa per venirmi ad abbracciare. Veniva spesso a trovarmi a Genova, visto che lui era di Vado».

    Zoff?
    «Secondo me è stato sopravvalutato. Quando era alla Juventus ha avuto molta buona stampa».

    Buffon?
    «Lo vedo sicuro nelle prese e nelle uscite. Ma ha sempre giocato in squadre con una grandissima difesa».

    Fiorillo?
    «Mi sembra che abbia la tecnica dei grandi. Gli vorrei dire un po’ di cose. La prima è che deve essere padrone dell’area di rigore. Là dentro, comanda il portiere».

    Gli attaccanti che le davano particolare fastidio?
    «Loik, Mazzola, Gabetto, Boniperti, Skoglund».

    Giocatori della Sampdoria che le sono piaciuti?

    «Roberto Mancini. Una testa bislacca, ma un giocatore di gran classe. Poi, con una testa preferibile, Vialli».

    Ha seguito e amato altri sport, oltre il calcio?

    «Il ciclismo. Ero amicissimo di Fausto Coppi. Tutte le volte che il Giro passava dalle nostre parti, lo andavo a prendere alla fine della tappa e lo portavo a dormire a casa mia. Veniva anche il massaggiatore, che lo rimetteva in sesto. Ho seguito anche qualche tappa di quelle mitiche sull’ammiraglia della Bianchi: mi pare il Pordoi. Ai funerali ero con Bartali, eravamo con le lacrime agli occhi tutti e due».

    Ma è vero che Coppi era sampdoriano?
    «Per me sì, era sampdoriano».

    http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/sport..._fiorillo.shtml

    Edited by Tore MB - 21/1/2020, 16:24
     
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    Bellissima intervista. Non credo che alcun utente se lo ricordi come giocatore.
     
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  3. Junta_Momonari
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    un po vecchiotto ma un vero doriano non se lo dimentica....
     
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    Il sito ufficiale della società ha dato il triste annuncio della scomparsa all'età di 89 anni dell'ex portiere blucerchiato Pietro Bonetti, primo estremo difensore della storia della Samp. Dopo quattro stagioni con la maglia del Doria, aveva vestito anche le casacche di Genoa, Fiorentina, Varese e Brescia.
     
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  5. B2bAlive
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    Requiescat In Pacem :(
     
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    Non era il primo portiere della Samp. Aveva dovuto aspettare la 7a giornata e il Derby della Lanterna ( http://www.tifosamp.com/fr/il-etait-une-fo...-della-lanterna ) per conoscere la gioia di giocare.
    Il primo portiere della storia blucerchiata è Satiro Lusetti.
     
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    http://www.tifosamp.com/fr/il-etait-une-fo...o-piero-bonetti
     
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    Pietro Bonetti, il primo portiere blucerchiato (insieme a Satiro Lusetti): https://doria.altervista.org/pietro-bonetti/
     
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7 replies since 27/5/2009, 18:17   686 views
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