Eugenio Bersellini (1975-1977 e 1984-1986)

Allenatore

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  1. Alexcer395
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    Addio a Eugenio Bersellini, con lui la Samp vinse la Coppa Italia nel 1984/1985

    Prato - È morto a Prato l’allenatore Eugenio Bersellini. Lo conferma la locale Misericordia nella cui sede la famiglia sta allestendo la camera ardente. Bersellini aveva 81 anni.

    Il suo debutto risale agli anni ‘60. Nella massima categoria è stato, tra l’altro, allenatore dell’Inter, che guidò alla conquista dello scudetto ‘79-’80, del Torino, della Sampdoria e della Fiorentina.

    Bersellini è stato un allenatore entrato nella storia della Sampdoria: c’era lui infatti in panchina quando la squadra blucerchiata vinse la sua prima Coppa Italia, nel 1984/1985, superando nella doppia finale il Milan di Liedholm. Era stato il primo sussulto della Samp d’oro di Paolo Mantovani che nel 1991 vinse poi lo scudetto con Vujadin Boskov. Ma per il sergente di ferro, come era soprannominato, si era trattato del secondo passaggio alla Samp. Il primo, nel biennio 1975/1977, aveva portato una salvezza e una retrocessione. Erano anni difficili quelli per la società blucerchiata.

    «Ho vissuto anni belli a Genova, al di là di quella retrocessione - aveva raccontato pochi anni fa in un’intervista - Con il culmine del successo in Coppa Italia. Ho un grande ricordo di Paolo Mantovani, mi accolse con un sorriso e mi fu sempre vicino. Quando decisi di andarmene (alla fine del campionato 1985/1986), mi congedò con una stretta di mano e un buona fortuna. Uomini di altri tempi. Calciatori? Ricordo con affetto Salsano, che con me era diventato un professionista di altissimo livello. E poi Souness, un fenomeno. E ovviamente Vialli e Mancini».

    www.ilsecoloxix.it/p/sport/2017/09/..._medium=twitter

    La Sampdoria piange Eugenio Bersellini

    La Sampdoria piange l’allenatore che per primo la fece esultare per davvero, con la conquista della prima Coppa Italia, sotto la presidenza di Paolo Mantovani, il 3 luglio del 1985. E’ morto a Prato all’età di 81 anni Eugenio Bersellini, conosciuto nel mondo del calcio come il “tedesco” di Borgotaro, per i suoi capelli biondi, il suo aspetto massiccio, i suoi modi rudi e i suoi metodi da sergente di ferro. L’Italia del pallone lo ricorda soprattutto per lo scudetto vinto con l’Inter nella stagione 1979-1980, ma anche la Genova blucerchiata gli è molto affezionata, anche se la sua avventura è stata ripetuta, sedette sulla panchina in due momenti diversi, e costellata di alti e bassi.
    Bersellini, che prima della malattia si era ritirato nella sua Borgotaro, paese di montagna in provincia di Parma, ma attaccato alla nostra regione e relativamente vicino a Chiavari, sino all’ultimo aveva cercato di lavorare, era rimasto profondamente legato al suo mondo, tanto è vero che il suo ultimo incarico lo aveva coinvolto nel progetto Lavagnese, con il ruolo di collaboratore tecnico. Ma in Liguria era conosciuto soprattutto per il rapporto con il pianeta Sampdoria e per il legame che aveva avuto con Paolo Mantovani. Il presidente più grande della storia blucerchiata infatti lo aveva conosciuto quando ancora non era il proprietario del club, ma un semplice dirigente con il ruolo di addetto alle pubbliche relazioni. Gli piaceva quell’allenatore, le sue idee, anche se la Sampdoria dell’epoca era povera, piccola e con Bersellini in panchina era finita in serie B nel disgraziato campionato 1976-1977. Così, quando Paolo Mantovani nel 1979 aveva deciso di comprare la società, aveva subito pensato ad un suo ritorno. Non si poté concretizzare subito, ci voleva la promozione in serie A e poi Ulivieri, l’allenatore del salto di categoria si era comportato molto bene, mentre Bersellini trionfava con l’Inter e poi faceva felici i tifosi del Torino. Ma nell’estate del 1984, quando il “tedesco” di Borgotaro interruppe i suoi rapporti con il club granata, Mantovani non si fece scappare l’occasione. Divorziò da Ulivieri e chiamo quel tecnico che anni prima tanto lo aveva entusiasmato e che adesso, con mezzi economici decisamente diversi, avrebbe potuto portare in alto la squadra.
    Bersellini però era un personaggio particolare: bravo, amante del bel calcio, focoso, ma anche testardo. E alla Sampdoria visse sempre in una pericolosa altalena. Doveva plasmare tanti giovani bravi e soprattutto due giovani gioielli, Vialli e Mancini, più star internazionali come Francis e Souness o importanti giocatori italiani come Matteoli e Vierchowod. La prima stagione non ci furono problemi: la Sampdoria chiuse la serie A al quarto posto (eguagliando a livello di piazzamento il suo record, stesso livello raggiunto con Cucchiaroni, Ocwirk, Skoglund e il presidente Ravano nel 1960) e soprattutto vinse la Coppa Italia in una doppia finale contro il Milan, con l’inebriante atmosfera del ritorno a Marassi e la piacevole sensazione per tutti i tifosi di veder alzare un trofeo per la prima volta. I guai nacquero il secondo anno. Bersellini cominciò ad avere rapporti tesissimi con Francis (l’inglese rifiutò la panchina nell’ottobre 1985 a Lisbona nel match d’andata di Coppa delle Coppe con il Benfica) e burrascosi anche con le stelline Vialli e Mancini, a cui spesso preferiva Lorenzo, che si era fatto appositamente acquistare da Mantovani. Una Sampdoria che puntava all’Europa finì per attorcigliarsi su se stessa sino a rischiare (nell’unico anno mediocre della gestione Paolo Mantovani) la retrocessione in serie B, oltre alla precoce eliminazione dopo due turni dalla Coppa delle Coppe, clamorosa caduta scongiurata solo a due giornate dalla fine. Inevitabile arrivò il divorzio, Mantovani optò per una decisa epurazione, andarono via Souness, Francis e Matteoli, si puntò molto sui giovani italiani, e anche Bersellini fu costretto a fare le valigie, sostituito da Boskov. La storia blucerchiata s’incanalò negli anni d’oro, ma il legame fra Mantovani e Bersellini comunque non s’interruppe, tanto è vero che ancora a distanza di anni il “tedesco” di Borgorato parlava molto bene del mondo blucerchiato. Del resto la prima volta non si scorda mai e lui era stato l’allenatore del primo trionfo.
    La notizia della sua scomparsa è arrivata a poche ore dal match fra Torino e Sampdoria, due club che hanno fatto parte della sua carriera. Entrambe le società si sono unite nel dolore e hanno subito diffuso un messaggio di cordoglio. Avrebbero anche giocato con il lutto al braccio, ma non c’erano più i tempi tecnici per chiedere l’autorizzazione alla Lega. E’ rimasta pertanto solo la voglia di dedicare all’illustre ex una grande partita. Maschia, come piaceva a lui.

    http://genova.repubblica.it/sport/2017/09/..._medium=twitter
     
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