| Lettera di Marotta a Garrone: "È stato come se un filo legasse i nostri sentimenti e i nostri pensieri. Conserverò sempre quel filo Presidente, continuerò a sentirla accanto" Artefice della rinascita blucerchiata dal primo giorno della presidenza Garrone fino all'accesso in Champions League, l'amministratore delegato della Juventus scrive a cuore aperto al suo ex Presidente, scomparso nella serata di lunedì. 23.01.2013 10.41 di Niccolò Bagnoli per sampdorianews.net
Giuseppe Marotta, oggi amministratore delegato della Juventus ma al fianco di Riccardo Garrone nella Sampdoria dal primo giorno della sua presidenza fino all’accesso in Champions League nel 2010, ha scritto una lettera aperta al Presidente blucerchiato, scomparso lunedì sera alle porte dei 77 anni, pubblicata questa mattina sul quotidiano genovese Il Secolo XIX. Ecco le parole con cui Marotta saluta il Presidente Garrone: “Nella vita, i piaceri sono le virgole dei dispiaceri”. Riccardo Garrone mi disse queste parole tanti anni fa, quando alla Sampdoria stavamo attraversando un periodo complicato. Pronunciò quella frase con lo sguardo severo. Ma la sua severità non era solo rigore, era soprattutto carisma. Quelle parole erano uno sprone a non mollare e quel suo sguardo era come una pacca sulla spalla. Riccardo Garrone era così: sapeva trasmettere forza con un gesto o un cenno del viso. Sapeva colorare i momenti grigi e rendere leggeri quelli più difficili. Non so se fosse una dote innata, ma mi piace pensare che sia stata la vita a regalargliela, come doveroso pegno per la passione e la serietà con cui la affrontava. Sono quella serietà e quell’assoluta devozione al dovere che lo portarono a impegnarsi nel calcio, proprio lui, a cui il padre Edoardo ripeteva di non investire mai in giornali o nel pallone. Vinsero il suo senso di responsabilità e il suo amore per Genova e divenne uno degli ultimi mecenati. Lui, padre di sei figli e marito devoto, trovò nella Samp un’altra famiglia, anche questa da proteggere e far crescere. Quando mi chiamò con sé, usò una metafora per spiegare come vedeva la squadra: una ballerina classica, bellissima e leggiadra, ma fragile e lontana da scenari adatti alla sua grazia. Il suo sogno era riportarla in teatri degni del suo fascino ed ebbe la capacità di farci sognare con lui. Visse ogni sfida rodendosi di emozioni, ma mantenendo l’educazione e la sobrietà adatta ad un milord genovese qual era. E anche al colmo della gioia, quando riportammo la Sampdoria in Serie A, tradusse la sua felicità in puro stile: «La ballerina è tornata sul palco». Ancora una volta mi disse poche, semplici parole. Quel giorno il suo sguardo era intenso come sempre, ma non severo. Era grato e commosso, come il più forte degli abbracci. È stato come se un filo legasse i nostri sentimenti e i nostri pensieri. Conserverò sempre quel filo Presidente, continuerò a sentirla accanto. E anche questa volta lei saprà colorare il mio rispettoso silenzio”.
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http://genova.repubblica.it/cronaca/2013/0...NRCT-51136496-2
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