| Bocciati i conti della cassaforte di Preziosi
No al bilancio dai revisori e dal collegio sindacale: la Finholding, finanziaria primo azionista di Giochi Preziosi ha chiuso il 2013 con nuove perdite da 48 milioni. Dubbi sul rispetto degli accordi con Unicredit e Intesa, mentre con Carige si sta trattando una proroga dei rimborsi dei finanziamenti di CARLOTTA SCOZZARI
MILANO - Nella partita finanziaria del presidente del Genoa, Enrico Preziosi, i revisori dei conti e il collegio sindacale tirano fuori il cartellino rosso. Si potrebbe ricorrere a questa immagine calcistica per spiegare quel che è appena successo alla Finholding, la finanziaria dell'imprenditore nato nel 1948 ad Avellino che ha in portafoglio come principale attività la partecipazione di controllo della Giochi Preziosi. Fuor di metafora, il revisore dei conti Marco Colacicco ha bocciato il numeri 2013 della Finholding: a causa di "molteplici significative incertezze", l'esperto, in un documento firmato il 30 settembre scorso, si dice "non in grado di esprimere un giudizio" né sul bilancio, né "sulla coerenza della relazione sulla gestione con il bilancio di esercizio al 31 dicembre".
Giunge a una conclusione analoga anche il collegio sindacale, organo interno alla holding, che in un documento allegato ai conti 2013 della cassaforte, appena depositati al registro delle imprese, "richiamata l'attenzione dei soci sulle incertezze, sulla capacità della società di sostenere la continuità aziendale e sui rilevanti rischi di liquidità", si dice "non in grado di esprimere un giudizio relativamente al progetto di bilancio per l'esercizio così come predisposto dall'amministratore" e cioè proprio da Enrico Preziosi, che è anche presidente e socio di maggioranza della Finholding.
In effetti, i numeri del 2013 fotografano ancora un anno complesso per la finanziaria che fa capo al presidente del Genoa: la perdita di esercizio si è attestata a 49,3 milioni, rosso che va ad aggiungersi a quello di 209,1 milioni del 2012 e a quello di "appena" 18,29 milioni del 2011. L'assemblea degli azionisti di Finholding che si è riunita a Cogliate (Mb) il 7 ottobre, dopo avere preso atto delle decisioni del revisore dei conti e del collegio sindacale, ha comunque deciso di approvare il bilancio del 2013 e di coprire la perdita di esercizio utilizzando la riserva straordinaria. Sempre alla fine del 2013, la holding di Enrico Preziosi presentava un patrimonio netto negativo per 47,9 milioni e un indebitamento finanziario netto di 91,9 milioni.
Proprio la posizione debitoria, prevalentemente verso Unicredit, Intesa Sanpaolo e Carige, è uno degli aspetti che fa impensierire il revisore dei conti. Colacicco, innanzi tutto, sottolinea che con le prime due banche italiane sono stati raggiunti accordi per il rientro graduale dell'esposizione attraverso la vendita di attività, soprattutto immobiliari. Mentre con l'istituto di credito genovese ora guidato da Piero Montani "sono in corso colloqui per ottenere una proroga dei finanziamenti concessi". Da ricordare che, nel 2013, al termine dell'ispezione sulla Carige dell'era di Giovanni Berneschi, la Banca d'Italia aveva espresso dubbi anche sui finanziamenti concessi a Enrico Preziosi.
Ebbene, tra le circostanze che potrebbero mettere in discussione la continuità aziendale di Finholding, il revisore Colacicco indica "il mancato rispetto dell'accordo con Unicredit" sottolineando di non avere ricevuto, al momento della redazione del documento (30 settembre), "evidenza delle modalità e delle risorse con cui Fingiochi prevede di far fronte agli impegni, anche con riferimento alla prima e rilevante scadenza prevista per il mese di ottobre 2014".
Non solo. Il revisore dei conti esprime dubbi sulla possibilità della holding di reperire risorse nel breve termine "per far fronte alle conseguenze della sentenza della Commissione tributaria regionale della Lombardia", che lo scorso maggio, accogliendo gli appelli dell'Agenzia delle entrate, ha condannato Fingiochi al pagamento di 27,5 milioni tra mancate imposte, sanzioni e interessi. Nella nota integrativa la finanziaria spiega di avere presentato ricorso in Cassazione e di avere comunque accantonato a bilancio l'intera cifra, in via prudenziale.
Ma non è ancora finita, perché il revisore dei conti richiama l'attenzione anche sul valore di iscrizione della partecipazione del 42% nella Giochi Preziosi, che per Colacicco "riflette le aspettative di valori conseguenti ai contenuti dell'accordo di ristrutturazione dei debiti ex articolo 182 bis della legge fallimentare". Secondo l'esperto di bilanci, "il mancato rispetto dell'evoluzione economico finanziaria prevista dal piano determinerebbe ulteriori svalutazioni per perdite durevoli di valore".
Da ricordare che nel bilancio del 2012 la partecipazione in Giochi Preziosi (di cui sono azionisti anche Clessidra, Unicredit, Hamilton Lane, Intesa Sanpaolo e Idea Capital) era già stata drasticamente svalutata di 155 milioni a 36 milioni. Nei conti del 2013, il valore della quota è salito a 51,87 milioni, per via dei versamenti effettuati a titolo di aumento di capitale. Finholding appare però fiduciosa sull'andamento della società di giocattoli: "Dai dati disponibili relativi al 30 giugno del 2014 (quando Giochi Preziosi chiude l'esercizio, ndr), emerge un sensibile miglioramento rispetto al piano industriale". Cosa che dovrebbe consentire "nel medio periodo di valorizzare adeguatamente l'investimento". Da tempo circolano indiscrezioni secondo cui Enrico Preziosi starebbe sondando per la vendita della società investitori cinesi (si era parlato di Ocean Gold).
La partecipazione che invece nel bilancio della Finholding non vale più nulla, come fosse carta straccia, è quella del 75% nel Genoa cricket and fotball club spa, che era già stata svalutata integralmente nel bilancio del 2012. "L'esito del processo di riequilibrio economico e finanziario" del club rossoblù, mette in guardia ancora il revisore Colacicco, "richiede una verifica puntuale e periodica, alla luce dei rilevanti impegni fidejussori a carico di Fingiochi". Le garanzie prestate a favore del Genoa dalla holding del suo presidente ammontano a 62,6 milioni e risultano persino superiori a quelle di 51,9 milioni verso Giochi Preziosi.
Insomma, il revisore dei conti tratteggia una situazione finanziaria su cui pesano molte incognite. Ciononostante, però, evidenzia sempre Colacicco, "nel 2013 sono stati corrisposti compensi al consiglio di amministrazione" di Finholding "in mancanza di previa delibera assembleare. La ratifica - aggiunge il revisore - è intervenuta il 31 luglio 2014". Il bilancio della holding dà conto di 464mila euro di compensi per gli amministratori, voce inserita tra i "costi per i servizi". Non male considerata la fase di crisi conclamata della Finholding.
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