Claudio Nassi (1977-1982)

Direttore sportivo

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    Doriano MB
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    Carriera

    Giocatore
    Nella stagione 1961-1962 e nella stagione 1962-1963 ha giocato in Serie C con la maglia dell'Aquila. Registrò 32 presenze nel campionato 1961-1962 e 0 nel 1962-1963; successivamente militò in terza serie anche con le maglie di Siracusa e Pescara (un anno ciascuna) e per un anno in Serie D con il Piombino, squadra della sua città natale, per poi ritirarsi dal calcio giocato nel 1966 all'età di 27 anni.

    Dirigente
    Inizia la carriera da dirigente negli anni '70 nelle serie minori nella Pistoiese del presidente Marcello Melani, che ha portato in Serie B.

    Paolo Mantovani nel 1977 dopo aver acquistato la Sampdoria l'ha assunto come direttore sportivo della squadra ligure, ruolo che Nassi ha ricoperto per cinque stagioni consecutive fino al 1982, anno in cui ha conquistato con i blucerchiati la promozione in Serie A; a fine anno è stato sostituito da Paolo Borea. Successivamente ha lavorato a partire dal 1985 come direttore generale per la Fiorentina in Serie A negli anni '80. Ha lasciato l'incarico con la squadra toscana dopo due anni, al termine della stagione 1986-1987.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Claudio_Nassi



    Parla Claudio Nassi, l'uomo ricostruì la squadra con Paolo Mantovani

    Anche alla fine degli anni '70, quando Paolo Mantovani assunse Claudio Nassi come direttore sportivo, la Sampdoria era in serie B. Tuttavia, quelli erano altri tempi, nei quali ancora non v'era traccia dello svincolo e della sentenzaBosman, che si sarebbero materializzati più tardi con i loro effetti devastanti per l'economia dei clubs mediopiccoli. Nassi, che costruì non senza fatica e tra parecchie difficoltà, la squadra che sarebbe stata promossa in A nell'82, ora ha 61 anni e fa il pensionato di lusso in Toscana. Ma dal suo osservatorio, non ha dubbi nel valutare la crisi societaria della Sampdoria: "Mi dispiace che Mantovani si sia dimesso e non mi sembra un fatto positivo per la Sampdoria. Non capisco il comportamento di quei tifosi che si sono accaniti contro di lui e la sua famiglia". Parole sincere, perché Nassi, riservato e schivo di natura, piuttosto che rifugiarsi nella diplomazia, preferirebbe tacere. Ma sono anche le parole di un amico, che in questi anni, pur essendosi defilato dal calcio, per Paolo Mantovani prima e per la famiglia poi, ha spesso rappresentato una sorta di consigliere occulto, di collaboratore ombra, al quale chiedere un consiglio nei momenti più delicati. E come tale Nassi si esprime, difendendo con trasporto Enrico Mantovani: "Non riconosco più certi tifosi. Quando ero alla Sampdoria, erano più tranquilli, ora mi sembra che perdano la pazienza con troppa facilità. Capisco la delusione per quanto è accaduto nelle ultime due stagioni, ma a Enrico sarebbe giusto concedere ancora fiducia, perché è giovane e con l'esperienza può crescere parecchio. D'altra parte, già negli scorsi anni secondo me ha lavorato bene, tenendo la squadra o ottimi livelli in serie A. Errori ne ha commessi sicuramente, ma quale presidente non ha sbagliato mai una campagna acquisti? " Ma nell'analisi di Nassi non c'è solo affetto, c'è spazio anche per la razionalità e per alcune considerazioni forti sul sistema calcistico italiano: "Se parliamo di quello che è successo alla Sampdoria due anni fa, dobbiamo essere chiari. I blucerchiati non sono retrocessi, sono stati fatti retrocedere. Non fatemi aggiungere altro, dico solo che è una vergogna come è finito quel campionato". E' evidente come Nassi si riferisca alle infelici direzioni arbitrali, nelle quali si era imbattuta la Sampdoria nella fase finale della stagione, per non parlare di alcuni risultati quanto meno sorprendenti, che avevano favorito la salvezza del Perugia. Discorso diverso, invece, sulla mancata promozione di quest'anno: "Quando ti piazzi quinto e vedi sfumare la serie A per un punto, la delusione è enorme. Ma bisogna anche sforzarsi di analizzare la realtà con un minimo di logica. Se Mantovani avesse sbagliato tutto, la Sampdoria avrebbe disputato un campionato ben diverso, non avrebbe lottato per la promozione sino all'ultimo. La verità è che l'obiettivo è stato mancato per colpa di un mese dissennato, nel quale sono stati persi per strada un sacco di punti. E secondo me la rosa era da prime quattro posizioni, le squadre che hanno preceduto la Sampdoria non erano affatto più forti". Nassi non va oltre, non giudica l'operato di Ventura, non parla dei singoli. Ma ribadisce con forza la sua convinzione: "Mi auguro che non si finisca con il rimpiangere la famiglia Mantovani, che era comunque una garanzia di serietà. La speranza è che la solidità finanziaria della società attiri acquirenti importanti. Con una politica intelligente, la Sampdoria può tornare in serie A e disputare campionati di buon livello, come, ad esempio, sta facendo l'Udinese". Un'ultima curiosità : Mantovani le ha mai chiesto di tornare? "No, perché sapeva che il mio ritiro dal calcio era ed è definitivo. Resto un appassionato, ma non me la sento più di lavorare in questo mondo. Non si vive più, non ci sono soldi che possano ripagarti dello stress, del lavoro che psicologicamente ti travolge 24 ore su 24. Per questo, capisco benissimo sotto il profilo umano la reazione di Enrico Mantovani. Il calcio ti affascina, ma ti frega. I parametri sono sempre quelli di una volta, la classifica e il bilancio. Ma le tensioni sono aumentate terribilmente, tutto è esasperato. E per questo me ne sto in disparte".
    LUIGI PASTORE

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...la-squadra.html


    Claudio Nassi: «Ecco come andò con Redondo, Van Basten e Robson»

    Presente al Memorial Mantovani anche Claudio Nassi, primo direttore sportivo della Sampdoria di Mantovani. Tre i suoi grandi rimpianti: Marco Van Basten, Fernando Redondo e Bryan Robson, autentici mostri sacri del calcio che l’ex ds stava per portare a Genova. «Fu proprio il presidente a fermarmi», si legge su La Gazzetta del Lunedì. «Con Redondo era tutto pronto. Era già stato fatto il biglietto d’aereo con imbarco da Buenos Aires. La mattina, il presidente, appena si svegliò mi telefonò per dirmi che aveva già avvertito il procuratore del giocatore che aveva cambiato idea. Io chiesti il motivo. Mi rispose che era troppo lento», racconta Nassi. Storia simile anche per Marco Van Basten: contratto chiuso, ma poi anche in quel caso la notte portò consiglio al presidente: «Anche in questo caso, dopo una notte di sonno, cambiò idea dicendomi che aveva altre convinzioni per la testa». Per Robson non si arrivò mai alla disdetta invece: ci si fermò molto prima: «Paolo Mantovani mi fermò subito dicendomi che non avrebbe mai dato una cifra simile al Manchester United».

    E per concludere, la storia di come Nils Liedholm non approdò sotto la Lanterna: «Quando contattai Nils Liedhom non stava più nella pelle dalla gioia. Il presidente aveva già sotto scritto il contratto e aveva informato l’allenatore svedese che tutto si sarebbe concluso per il meglio. La mattina seguente, invece, alzò la cornetta e chiamò Liedholm per rescindere tutto, spiegando che il consiglio di amministrazione della Samp lo aveva messo in minoranza e il contratto stipulato non era più valido».

    http://www.sampnews24.com/claudio-nassi-ec...e-robson-10647/
     
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    Forse il principale artefice della Sampdoro dopo il Presidente. Un grandissimo direttore sportivo, conoscitore di calcio come pochi e ben ammanigliato. In questo superiore a Paolo Borea che però gli stava davanti a livello di diplomazia. Qui incontrò delle difficoltà anche perché allora la stampa e le istituzioni, quasi tutti bibini, mal sopportavano la repentina crescita della squadra blucerchiata in città e lui si scontrò molto presto per questo motivo.
    Famosa fu la sua frase poco prima di andare via "Noi, i negri di Genova" Andò poi a Firenze alla corte dei Pontello dove fece alcuni colpacci come Passarella. Tanto per non dimenticare, a lui si devOno gli acquisti di Mancini dal Bologna e di Vierchovod dal Como. Non per niente, fu uno dei primi ad essere ringraziati da Paolo Mantovani dopo la vittoria dello scudetto, anche perchè, ho la sensazione che seppur nell'ombra, abbia ancora lavorato per la Sampdoria negli anni seguenti.

    Edited by tequila61 - 21/12/2016, 15:47
     
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