Sampdoria-Palermo 1-3

L'errore di Romero c'è senza dubbio facendo il passetto e poi ripensandoci.Però quando cade è perchè Von Bergen gli prende il piede d'appoggio nello slancio della scivolata impedendogli di riprendere la palla,che altrimenti non sarebbe andata in porta.

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Von Bergen procura un danno palese con quell'entrata.

Comincia il Secolo (che pubblica lo stupido striscione a due aste in prima pagina)

Tre quarti di fischi, un quarto di applausi. Imbarazzo. Solo imbarazzo è quello che provi nel vedere almeno due dei tre gol subiti ieri dalla Samp. È quello che provi nel sentire i fischi della maggioranza dei tifosi blucerchiati, mischiarsi agli applausi di chi saluta una sconfitta come una vittoria. Perdi con il Palermo e così “vinci” con i rivali cittadini. Ed è imbarazzo, che invade una settimana già abbastanza calda. Porta a una sfida che su twitter ha già un hashtag. Eccolo: #derbydeimisci. Più o meno misci, diversamente poveri (di punti), ma in 140 caratteri certe distinzioni diventano complicate. L’imbarazzo è quello che rende pubblico Carlo Osti, direttore sportivo blucerchiato. Ha una certa lealtà disegnata sul volto e dice: «Prestazione imbarazzante». Vero. Se cammini sui meravigliosi sentieri dell’etimologia scopri che imbarazzo deriva dal celto baraz, rimasto poi nella lingua basca, nel senso di lento, tardo. Perfetto. Certe storie hanno la lentezza di chi non vuole accorgersi di quanto sta succedendo. Non ha la velocità per capire che tra meglio e meno peggio c’è una differenza. Abissale.

Contro il Palermo dell’assatanato Sannino, la Samp non è scesa in campo per perdere. Ma non è scesa per vincere. Era successo quattro giorni prima, ma con l’Inter è stata tutta un’altra storia: avversario più forte, non certo invischiato nella bagarre retrocessione. Dove il Palermo invece è protagonista: risorto la vigilia di Pasqua, miracolato ieri a Marassi. Quando, moltiplicando le forze, ha trovato tre gol che nel pomeriggio gli hanno permesso di affiancare Genoa e Siena al terzultimo posto.

Per questo Samp 1 e Palermo 3 è una cosa imbarazzante, che costringe Delio Rossi a chiedere «scusa», che fa fischiare tre settori dello stadio e arrabbiare il presidente Garrone: «Ho il sospetto che l’applauso sia stato d’incoraggiamento per la prossima partita e non per questa che è stata indecorosa». Anche i coltelli sottili tagliano, come certe battute. Tre giorni fa, il numero uno blucerchiato aveva detto: «Vinciamo le prossime due gare e raggiungiamo la quota salvezza». Parlava di Palermo e Genoa, della partita persa ieri e del derby che verrà. Il derby dei cattivi pensieri, da ieri l’annuncio suona così. Garrone ne parlava al termine di una chiacchierata su un’idea che ritiene vitale per la sua società: il progetto stadio. Il tono era deciso, coinvolto. Il tono non cambiava neppure parlando delle due partire da vincere. Due stagioni fa, quando nei guai navigava la Samp, il presidente del Genoa proclamò che la sua squadra doveva battere tutte le avversarie impegnate con i blucerchiati nella lotta-salvezza. Fatto. Stessa cosa dichiara ora il presidente della Samp. Ieri non è stato ascoltato. Due anni fa il Genoa vinse con le avversarie dirette della Samp. E vinse pure con la Samp e quella sconfitta fu una pietra in tasca verso la serie B. Ora la lotta sul fondo è serrata, tre squadre al terzultimo posto, sette partite da giocare, quegli applausi e quei fischi che riempiono la domenica che verrà. Vinca chi lo merita, il migliore, è l’unica regola. Ognuno faccio il proprio dovere, significa rispetto, per tutti. Anche per chi applaude a una sconfitta come questa. Vinca chi vuole, ma vale la regola di due anni fa: Genova merita due squadre in serie A. È già una città troppo lenta. O imbarazzante, fate voi.