Palermo-Sampdoria 1-1

Serie A - 37° giornata

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    Il Cantastorie – Sampdoria, il tempo di un nuovo inizio
    A novanta minuti da un grande traguardo, a novanta minuti dalla rottura con l’ordine prestabilito.

    Il tempo delle grandi vittorie rinvia fuori dal tempo, quando nulla si era vinto, la nostra storia doveva essere creata ed ogni tassello doveva essere ancora messo al proprio posto; oppure riporta ad un intervallo del tempo storico, quando la Sampdoria trasformò la speranza nella rottura con l’ordine prestabilito, riadattando il presente che stava vivendo all’elaborazione sul campo di un futuro radioso, differente e nemmeno immaginato. Insomma, il tempo della nascita di una grande realtà o il tempo dell’esplosione di una realtà nuova ed improvvisamente vincente.

    L’attesa della partita di ieri a Palermo sembrava rientrare nel primo microcosmo temporale, prendendo in considerazione segni, simboli e pensieri che sono parte fondante di ogni sogno mai vissuto in precedenza. Ma, in realtà, i novanta minuti sul campo si sono dipanati come uno di quei momenti in cui una rottura provocata viene a spezzare equilibri già nella realtà esistenti e prende forma il progetto di un nuovo inizio, della (ri)creazione di momenti capaci di rimettere tutto in discussione: i rapporti di una Società normale con le superpotenze che “devono” dominare, nonché lo stesso modo di porsi della Sampdoria di fronte al mondo circostante.

    Ad illustrare il tempo dell’attesa, un universo ricco di episodi ed uno in particolare, vivo nella memoria di molti di noi, e per di più con data coincidente: 9 maggio 1990. La narrazione delle grandi vittorie si accompagna sempre ad un commentario mitico, ma anche ad una visione simbolica. L’attesa del primo ed unico successo europeo all’Ullevi di Goteborg arriva ai giorni nostri attraverso frammenti di miti e di saperi, trasmessi ad un presente disperso, che sono stati collegati ed ordinati secondo la logica dei commentatori o di sapienti storici.

    Ma quell’attesa, io la ricordo benissimo ed i giorni antecedenti alla “finale” di Palermo, come è stata pomposamente definita, la ricordavano molto: un’attesa da aurora di ogni cosa, come se nulla fosse accaduto prima ed il dopo fosse una necessaria conseguenza di un risultato senza una vera via di ritorno.

    Siccome la Storia Sampdoriana è sempre stata un dato di fatto, mai condita da alcun mito o leggenda, oggi come allora ci si è posti di fronte in realtà ad un nuovo inizio, che concepisce l’importanza di una partita come la rottura con la storia in corso, ma finalizzata all’avvento di una storia che ci si auspica. La doppietta di Vialli nei tempi supplementari contro l’Anderlecht si iscrisse nel tempo storico e non in quello delle attese: un tempo che permise di coniugare la rottura del sistema (la Samp sul tetto d’Europa) e la nascita di una nuova rincorsa che si sarebbe conclusa il 20 maggio di due anni dopo.

    La prova coraggiosamente sfrontata di Pazzini e compagni ieri alla Favorita si presenta non come la rincorsa ad un obiettivo fine a sé stesso, come troppi credono, ma come la ribellione ad un ordine iniquo, governato dal denaro sperperato e dal meccanismo perverso che alla fine della fiera deve premiare sempre gli stessi. Inevitabilmente. Ecco in cosa si somigliano il 9 maggio del 1990 ed il 9 maggio del 2010, vent’anni esatti dopo: un’impresa non ancora del tutto compiuta, in cui si annuncia un nuovo inizio, un ordine diverso di cui è necessario promuovere l’instaurazione, attraverso i risultati ed il coraggio sul campo, senza per questo dover per forza alimentare l’illusione del ritorno ai fasti di un passato che non è mai presunto, ma realmente vissuto.

    Il pareggio di Palermo e l’agognato passaporto per la Champions, per il quale bisognerà attendere ancora una settimana, come proiezioni nell’avvenire. Qualcosa di più grande da realizzare, senza dimenticare attraverso cosa sia stato portato a compimento, per tutti quelli che oggi coltivano la “certezza” che il nostro mondo possa e stia per cambiare.

    La nostra storia è costellata, nella sua intera durata, da grandi vittorie, ma anche da rumorose sconfitte, che grazie alla nostra manifestazione di come volevamo essere sampdoriani hanno poi assunto la forma di pacifiche rivolte, di rivoluzioni fondate su un iniziale immaginario trasformato con forza in reale: le più grandi vittorie della Sampdoria sono nate attraverso dolorose sconfitte, la grandezza della Sampdoria è sempre passata attraverso una sottile, per quanto invisibile, linea di continuità.

    Ecco perché, stamane – a 150 ore dal sogno – mi sono svegliato con un ritornello che mi rimbombava nella testa: “Forza Sampdoria, portaci via, da questa merda di categoria…”: domenica, contro il Napoli, lo stadio di Marassi sarà stracolmo, come lo fu il giorno dello scudetto contro il Lecce, come lo fu il giorno del ritorno in serie A contro il Cagliari. Stavolta ci giochiamo l’ingresso storico in Champions League, diciotto anni dopo.

    Non dimentichiamo: sarà attraverso il ricordo di quando non c’era il tutto esaurito ed il grande fervore del presente congiunti che si riuscirà a dare al futuro un altro corso. Un corso che porta in sé il senso di tutto quello che abbiamo vissuto ed il ribaltamento di quell’ordine di cui questi giorni stanno esprimendo confusamente l’attesa…

    Matteo Asquasciati su www.goal.com
     
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297 replies since 9/5/2010, 15:05   9147 views
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