Marcello Lippi (1968/1969, 1970-1979)

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    🎂 Buon compleanno ad una bandiera blucerchiata di nome Marcello #Lippi. Tanti auguri!


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    Lippi: «Nelle giovanili della Samp iniziai ad allenare, ma volevo altro»

    Marcello Lippi oggi compie 69 anni e durante la sua carriera, sia da calciatore che da allenatore, la Sampdoria è stata sempre una squadra importante. Da calciatore perché ha trascorso dieci anni con la casacca blucerchiata indosso – con una breve parentesi al Savona di mezzo – arrivando anche ad indossare la fascia di capitano. Dopo aver detto addio al calcio giocato con la Lucchese, eccolo di nuovo tornare a Genova, questa volta per la sua prima esperienza in panchina. Nel 1982 Samp gli propone un contratto da allenatore delle giovanili e Lippi accetta senza esitare, ma dopo qualche stagione è il momento di spiccare il volo verso altri lidi: «Ho ricordi molto chiari, molto nitidi dei miei inizi di carriera. Ho cominciato nell’ottantadue, ma dopo tre anni di settore giovanile mi sono reso conto che non era esattamente ciò che faceva per me: io non volevo fare l’istruttore – racconta il mister a Sky Sport – ma l’allenatore. Volevo una squadra, difendere i colori di una città, volevo le emozioni della classifica e tutto ciò che comporta allenare un club. Allora decisi di andare a Pontedera, in C2, e da lì iniziò tutto».

    www.sampnews24.com/lippi-giovanili-samp-volevo-altro/

    Edited by Alexcer395 - 12/4/2017, 20:12
     
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  2. ToniSamp
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    Comunque vorrei sottolineare ancora una volta il gesto da "sampdoriano vero" in una partita di Coppa Italia tra Juventus e Sampdoria. Era la Sampdoria del Toro di Sora e di tanti altri giocatori che per fortuna sto dimenticando e ne stavamo prendendo già 5 nel primo tempo. Era una partita in cui se avesse spinto la Juventus poteva farne 10 perchè i nostri erano scarsi e/o svogliati e/o strafottenti e/o frastornati, ma Lippi ha fatto un gesto inequivocabile, la Juventus ha smesso di spingere e non ha più segnato in tutto il secondo tempo, nel quale tra l'altro Lippi ha buttato dentro tre ragazzini per assicurarsi che fosse difficile segnare. Poi uno quasi segna ma tant'è!
    Questi sono i gesti delle persone che tengono alla Sampdoria.
     
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    Pare torni sulla panchina della Cina
     
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    Marcello Lippi (Viareggio, 12 aprile 1948) è un dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore. Cresciuto nella Stella Rossa di Viareggio, nel 1969 è acquistato dalla Sampdoria che lo manda subito in prestito al Savona, con cui a ventuno anni debutta tra professionisti in Serie C. Tornato a Genova dopo una stagione, esordisce in Serie A nel 1970 grazie a Fulvio Bernardini, tecnico che, per la «capacità di imporre la sua personalità senza annullare quella degli altri», sarà uno dei riferimenti di Lippi nella successiva carriera in panchina.

    Veste la divisa blucerchiata per le successive nove stagioni, divenendo capitano e uno dei punti fermi dell'undici doriano degli anni 1970, con cui milita stabilmente in A eccetto per due tornei tra i cadetti; con 239 partite, è al dodicesimo posto tra i sampdoriani più presenti in gare di campionato.
    Nell'estate del 1979, all'età di trentuno anni, torna in Toscana e scende di categoria accasandosi alla Pistoiese, contribuendo nella stagione 1979-1980 alla storica promozione degli arancioni in massima serie a girone unico. Dopo un'altra stagione a Pistoia, chiusa con la retrocessione in Serie B, conclude la carriera agonistica nel 1982 alla Lucchese, in Serie C2.

    Allenatore
    Intraprende la carriera da allenatore nel 1982, nelle giovanili della Sampdoria. La sua prima squadra professionistica è il Pontedera, in Serie C2, con cui nel 1986 raggiunge la finale della Coppa Anglo-Italiana persa col Piacenza. L'anno successivo siede sulla panchina del Siena, in Serie C1, da cui viene esonerato dopo pochi mesi a seguito di risultati negativi e contestazioni da parte della tifoseria senese.

    Nel corso della stagione 1987-1988 allena la Pistoiese, in C2, liberandosi dagli arancioni dopo un anno a causa di traversìe finanziarie che portano al fallimento del club; il campionato seguente va alla Carrarese, in C1. A fine annata il presidente del Cesena, Edmeo Lugaresi, lo sceglie per guidare la compagine romagnola, con cui Lippi debutta in Serie A; il campionato si conclude con la salvezza e, per la sua fisionomia, i tifosi soprannominano il tecnico "Paul Newman". Nel torneo seguente la compagine cesenate fatica e Lippi subisce il secondo esonero della sua carriera. Nel 1991 passa ad allenare la Lucchese, a fine stagione ottava in Serie B.

    Nella stagione 1992-1993 gli viene affidata la panchina dell'Atalanta, in Serie A. Dopo aver sorprendentemente chiuso il girone di andata al terzo posto, l'annata a Bergamo si conclude al settimo posto in classifica, all'epoca il migliore piazzamento della provinciale orobica dal secondo dopoguerra, mancando per un punto la qualificazione alle coppe europee. Il rapporto con i nerazzurri si chiude a fine campionato, a causa di sopravvenute divergenze con la società. Ottavio Bianchi,[18] general manager del Napoli, la stagione successiva decide di affidargli la panchina dei partenopei.[19] In una difficile situazione ambientale dettata da problemi economici in seno alla società campana,[20] l'allenatore raggiunge sesto posto in classifica e qualificazione in Coppa UEFA.


    Lippi sulla panchina del Napoli nel campionato 1993-1994.
    Nell'unica stagione trascorsa a Napoli, Lippi schiera titolari due promesse del vivaio napoletano, il portiere Taglialatela e il ventunenne difensore Fabio Cannavaro — futuro capitano di quell'Italia che lo stesso tecnico toscano porterà, nel 2006, al quarto titolo mondiale —: «mi ero accorto delle sue qualità già durante il ritiro estivo [...] In campionato partimmo male, con due sconfitte. La difesa non mi convinceva e decisi di cambiare, inserendo Fabio in pianta stabile al centro: era giovane, ma non ci voleva molto a capire che sarebbe diventato un campione. Giocò la prima partita e non perse più il posto».

    A seguito dei positivi risultati raggiunti nel precedente biennio, nell'estate del 1994 Lippi è chiamato per la prima volta da un grande club, la Juventus, sostituendo Giovanni Trapattoni. L'ingaggio arriva in coincidenza con l'insediamento a Torino della nuova Triade dirigenziale Bettega-Giraudo-Moggi, sotto la supervisione di Umberto Agnelli; il cambio ai vertici della società porta a un corposo rinnovamento della rosa e, complice anche una guida tecnica fin lì a digiuno di esperienza in un ambiente di vertice, nei pronostici della vigilia sono in pochi a credere nella possibilità di una stagione ad alti livelli da parte della Vecchia Signora, dal 1986 lontana dallo scudetto.

    Lippi schiera il 4-3-3 con un robusto centrocampo, sorretto dai neoacquisti Sousa e Deschamps, a supporto di un attacco che dietro ai confermati Baggio, Ravanelli e Vialli — Lippi punterà fortemente sulla voglia di riscatto di quest'ultimo, reduce da un biennio anonimo[24] — vede un giovane Del Piero.[25] Dopo l'iniziale rodaggio, l'impostazione tattica dell'allenatore dà presto i suoi frutti e, al termine della stagione, arriva il titolo di campione d'Italia che i bianconeri inseguivano da nove anni;[26] per la Juventus è il ventitreesimo scudetto, per Lippi è il primo trionfo della carriera: «quando sono arrivato per la prima volta alla Juve c'era Umberto: l'Avvocato mi ha chiamato per darmi il benvenuto, poi non l'ho più sentito per sei mesi. Disse che la Ferrari aveva più possibilità di vincere il Mondiale che la Juve di vincere il campionato: quando vincemmo lo scudetto mi chiese scusa per quella frase».[13]


    Lippi alla guida della Juventus nel 1997
    È l'inizio di un quadriennio di successi in Italia e in Europa, segnato da elementi quali Zidane, Davids, Vieri, Inzaghi, che si conclude nel 1998 con altri due scudetti, una Coppa Italia — per il double nazionale del 1995 —, due Supercoppe italiane, una Champions League, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intercontinentale. Dal 1996 al '98 Lippi affianca il connazionale Fabio Capello come i soli tecnici capaci di portare una squadra a tre finali consecutive della rinnovata Champions, un filotto europeo iniziato dal viareggino nel '95 con un'altra finale, in quel caso di Coppa UEFA.

    Il primo ciclo lippiano della formazione piemontese — che rimarrà tra i migliori nella storia della disciplina, in virtù delle innovazioni portate in fase offensiva e di un atteggiamento tattico allora inedito nel resto del continente[28] — si conclude bruscamente nel febbraio del 1999, in anticipo di qualche mese sul suo comunque già annunciato addio alla panchina bianconera;[29] nel punto più basso di una campionato negativo, Lippi rassegna le dimissioni dopo una sconfitta interna col Parma (2-4),[30] venendo sostituito da Carlo Ancelotti.

    Dopo quasi un lustro alla Juventus, per il campionato 1999-2000 Lippi va all'Inter[32] dove, nonostante una rosa che annovera Roberto Baggio, Ronaldo e Vieri, non riesce a replicare i successi ottenuti in bianconero raggiungendo, in poco più di una stagione a Milano, solo le finali di Coppa Italia e Supercoppa italiana, sconfitto in entrambe le occasioni dalla Lazio. Trova ostile l'ambiente nerazzurro, abituato a considerarlo di fatto un avversario (difficile, tra gli altri, il rapporto con Baggio col quale già ai tempi della Juventus non aveva ben convissuto),[33] tant'è che a fine annata chiede la risoluzione del contratto al presidente Massimo Moratti.

    Il numero uno dei meneghini inizialmente rifiuta, per poi esonerare Lippi il 3 ottobre 2000 dopo la prima partita del nuovo campionato terminata con una sconfitta per 2-1 sul campo della Reggina:[34] celebre lo sfogo dell'allenatore viareggino nel postgara, dove accusa i giocatori di scarso impegno.[35] La squadra già veniva da una cocente quanto inaspettata eliminazione nei preliminari di Champions League per mano dei modesti svedesi dell'Helsingborg.[36] Viene sostituito da Marco Tardelli.[37]


    Nell'estate del 2001 Lippi torna sulla panchina della Juventus, reduce da un biennio avaro di successi. La seconda avventura in bianconero parte in salita per il tecnico toscano, che non riesce a trovare subito la quadra di una formazione ancora una volta, come nel '94, rivoluzionata da un mercato che ha visto la cessione di Zidane e la difficile integrazione di Buffon, Thuram e NedvěD:[38] proprio il lavoro tattico svolto da Lippi nei primi mesi di campionato sul calciatore ceco, spostato in campo da mezzala a trequartista,[39][40] è uno dei punti di svolta della stagione che vede i piemontesi inseguire e superare la capolista Inter all'ultima giornata.[41]

    È il ventiseiesimo scudetto della Juventus — passato agli annali come quello del «5 maggio» —, cui segue dodici mesi dopo una nuova affermazione tricolore, in una stagione aperta dalla vittoria nella Supercoppa italiana e chiusa dall'amaro epilogo in Europa dove la formazione di Lippi, alla sua quarta finale di Champions League raggiunta da tecnico, è sconfitta ai rigori dai connazionali del Milan. È questo il periodo in cui l'allenatore viareggino ottiene uno dei suoi migliori risultati tattici, con l'esterno offensivo Zambrotta che sotto la sua gestione, prima in maglia juventina e poi con quella italiana, arretra stabilmente a terzino,[42] ruolo in cui si afferma tra i migliori interpreti della sua generazione.

    Quella del 2003-2004 è l'annata del definitivo addio di Lippi ai bianconeri, che porta sino alla finale di Coppa Italia. Alla Juventus il tecnico viareggino mette in totale otto stagioni, 405 partite e 13 trofei tra nazionali e internazionali, per uno dei cicli più vincenti nella storia del club.[20]

    Nazionale italiana
    Il 24 giugno 2004 diviene il nuovo commissario tecnico della nazionale italiana, succedendo a Giovanni Trapattoni reduce dal fallimentare campionato d'Europa 2004[45][46] Esordisce contro l'Islanda, perdendo 2-0 in amichevole.[47] In seguito vince le prime 2 gare di qualificazione al mondiale, mentre in ottobre subisce un'altra sconfitta, per mano della Slovenia.[48] A partire dall'incontro seguente, vinto per 4-3 con la Bielorussia[49], viene aperta una striscia di imbattibilità che prosegue per l'intero girone eliminatorio.[50] Il 17 agosto 2005 festeggia il primo anno in panchina, vincendo 2-1 in casa dell'Irlanda.[51] L'8 ottobre successivo, battendo gli sloveni (questa volta a 12 mesi dal k.o. incassato), ottiene la qualificazione alla fase finale con un turno di anticipo.[52]

    Al campionato del mondo 2006 giocato in Germania la squadra azzurra non parte con i favori del pronostico, ma partita dopo partita mostra una notevole solidità difensiva (solo due i gol subiti in tutta la competizione: un autogol e un rigore) che la porta a vincere il quarto titolo mondiale, dopo aver battuto in semifinale la Germania per 2-0, dopo i tempi supplementari, e in finale la Francia per 5-3 dopo i calci di rigore. Il 12 luglio 2006 Lippi annuncia l'addio alla panchina azzurra. Nel mese di dicembre riceve il premio della Panchina d'oro.

    Dopo aver lasciato la nazionale, è commentatore di Sky Sport per l'edizione 2007-2008 della Champions League.[56] Il 26 giugno 2008, in seguito all'esonero di Donadoni, riprende però l'incarico di ct.[57] Il secondo esordio avviene il 20 agosto[58], pareggiando in rimonta con l'Austria.[59] A distanza di 3 mesi, il 19 novembre, un altro pareggio (1-1 con la Grecia) segna la 31ª uscita consecutiva senza sconfitte (serie aperta, appunto, nel 2004): viene così superato il primato di Pozzo, imbattuto per 30 incontri nel periodo 1935-1939 (con in mezzo, anche per lui, la vittoria del titolo mondiale).[60] La striscia viene fermata il 10 febbraio 2009, quando gli azzurri cadono contro il Brasile per 2-0.[61]

    In giugno, la squadra partecipa alla Confederations Cup da campione mondiale: l'avventura finisce già al primo turno, complice un'altra sconfitta con i verdeoro.[62] Conduce l'Italia a qualificarsi per il campionato del mondo 2010, nuovamente con un turno di anticipo (grazie al 2-2 contro l'Irlanda).[63] In Sudafrica tuttavia non supera la fase a gironi, pareggiando le prime due gare con Paraguay e Nuova Zelanda e perdendo con la Slovacchia nella sfida decisiva subendo così una prematura eliminazione al primo turno da campione uscente.[64] Lascia poi la squadra alla naturale scadenza del contratto, venendo sostituito da Cesare Prandelli.[65]


    Il 17 maggio 2012 diventa allenatore del Guangzhou Evergrande, squadra della Chinese Super League,[66] tornando su una panchina di club a otto anni di distanza. Debutta sulla panchina della squadra all'11ª giornata di campionato, contro il Qingdao Jonoon, con la squadra al comando della classifica[67] che vince 1-0.[68] Il 27 ottobre 2012, il Guangzhou Evergrande vince il secondo titolo di fila con un turno d'anticipo: decisivo il successo di misura sul Liaoning arrivata grazie al gol al 91' di Gao Lin.[69] Il 18 novembre dello stesso anno si aggiudica la Coppa nazionale battendo 4-2 il Guizhou Renhe nella finale di ritorno, dopo l'1-1 dell'andata.

    Il 9 novembre 2013 conquista la Champions League Asiatica pareggiando in casa 1-1 col Seoul, dopo che all'andata aveva pareggiato 2-2 in Corea del Sud, diventando il primo allenatore al mondo ad aver vinto le massime competizioni confederali organizzate da almeno due confederazioni.[10] Al Mondiale per Club disputato il mese seguente si piazza al quarto posto, dopo essere stato eliminato in semifinale dai tedeschi Bayern Monaco e aver perso l'incontro per il terzo posto contro i brasiliani dell'Atlético Mineiro. Nel febbraio 2014 perde 1-0 la Supercoppa di Cina contro Guizhou Renhe. Nell'occasione il tecnico non era andato in panchina per protesta contro la dirigenza del calcio cinese che non ha concesso il rinvio della partita per aver, il Guangzhou Evergrande, partecipato al Mondiale per club.[71]

    Sempre nel 2014 vince con la squadra il quarto titolo, il terzo consecutivo dopo il 2012 e il 2013, riconfermandosi Campioni d'Asia in carica.[72][73] Il 2 novembre dà l'addio dell'attività tecnica all'interno del club, assumendo il ruolo di direttore tecnico;[72][73][74] il 26 febbraio 2015 lascia anche tale incarico.[75]

    Il 22 ottobre 2016, sfumata la possibilità di diventare direttore tecnico della nazionale italiana (causa l'incompatibilità della carica con la professione di procuratore del figlio Davide),[76] viene nominato commissario tecnico della nazionale cinese.[77][78] Esordisce nel pareggio per 0-0 contro il Qatar valevole per la qualificazione al campionato del mondo 2018.[79] Non riesce a qualificare la squadra alla fase finale del mondiale in Russia, non andando oltre il quinto posto nel proprio girone di terza fase; ottiene invece l'accesso alla fase finale della Coppa d'Asia 2019 negli Emirati Arabi Uniti, dove la Cina supera la prima fase a gironi e gli ottavi di finale. Il 24 gennaio 2019 cade ai quarti contro l'Iran perdendo per 3-0. Al termine della partita, come preannunciato qualche mese prima, lascia la guida della nazionale cinese[80] dopo 31 partite, 12 vittorie, 8 pareggi e 11 sconfitte.

    Il successivo 7 marzo, con la nomina di Fabio Cannavaro a CT, rimane nei quadri dirigenziali della federcalcio cinese nel ruolo di advisor.[81] Tuttavia il 24 maggio 2019 torna a guidare i cinesi, subentrando al dimissionario Cannavaro[82] e facendo il suo secondo esordio con la nazionale cinese nell'amichevole vinta per 2-0 contro le Filippine. La sua seconda esperienza alla guida della Cina si rivela, però, breve: il 14 novembre 2019, dopo la sconfitta per 1-2 contro la Siria a Dubai nelle qualificazioni al campionato del mondo 2022, si dimette dall'incarico.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Lippi
     
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